Riduzione degli sprechi
Doggy bag al ristorante: sempre più trendy. E in Italia?
In Italia sono ancora pochi gli italiani che chiedono la Doggy Bag a fine pasto, eppure all'estero fa sempre più tendenza
Doggy Bag. In Italia continuano le “operazioni simpatia” per incrementare la tendenza di portare a casa gli avanzi nel piatto a ristorante.
Immaginate di entrare in un negozio di abbigliamento e di acquistare un completo: pantaloni, giacca, maglia e gillet in coordinato se siete uomini, un twin-set se siete donne. Li pagate, siete ancora in negozio e decidete di indossarli subito. Fa caldo e quindi vi togliete di dosso il gillet o il giacchetto. Li lascereste mai sul bancone del negozio? Sicuramente no, ma li fareste riporre in una busta per portarli via con voi.
Cambiate scenario. E’ ora di pranzo e passate di fronte ad un ristorante. Gli odori che provengono dalla cucina sono per voi un richiamo irresistibile e quindi vi decidete ad entrare e ad ordinare un bel piatto di pasta. Dopo aver divorato le prime forchettate siete sazi e, seppur a malincuore, decidete di lasciare nel piatto il cibo rimasto.
Due gesti diversi dettati dalle convenzioni: sarebbe folle gettare o abbandonare un capo appena acquistato mentre, almeno per molti, sarebbe “sconveniente” portar a casa il cibo pagato ma non consumato.
Questa abitudine, però, in un mondo dove una parte consistente della popolazione soffre la malnutrizione o peggio la fame, produce, ogni anno, tonnellate di rifiuti di prodotti edibili che potrebbero essere ancora tranquillamente consumati. Nella fase finale della filiera alimentare – quando si è a pranzo o cena fuori casa – gli sprechi sono essenzialmente di due tipi: quelli dovuti al cibo rimasto nel piatto e quelli degli ingredienti e dei cibi pronti ma che non verranno serviti.
Secondo una recente indagine Coldiretti/Ixé, per il 25% delle persone chiedere “la doggy bag” – ovvero la busta da usare per portare a casa il cibo avanzato – è ritenuta un’azione addirittura volgare, da maleducati o da spilorci. Solo un italiano su cinque, infatti, chiede ogni tanto di poter portare a casa gli avanzi, mentre il 28%, per evitare sprechi, si impegna a non lasciare in alcun caso cibo nel piatto anche a costo di rischiare un’indigestione.
Fuori dai nostri confini invece la storia cambia: negli USA è infatti una prassi talmente diffusa che spesso molti ristoratori, senza neanche che i clienti lo richiedano, preparano direttamente la bustina con gli avanzi. Contrariamente al Belpaese, è anche un fenomeno di tendenza: basti ricordare che anche il presidente Obama, in un occasione, chiese di poter portare a casa la pasta avanzata, o a Rihanna che, dopo una cena, portò a casa una bottiglia di Sassicaia non completamente vuota.
Anche in Italia, però, si stanno diffondendo delle iniziative volte a mutare questo atteggiamento.
Tra le idee più interessanti vi è quella di Comieco e Slow Food: “Se avanzo mangiatemi” accompagnata da Doggy bag d’autore il cui scopo è ridurre le quantità di alimenti buttati via stimolando un cambio di mentalità in ristoratori (invogliati ad offrire il servizio) e clienti (affinché lo richiedano). Già avviata con successo a Milano, ora la campagna è stata lanciata anche a Roma.
Sono sempre di più, inoltre, le pubbliche amministrazioni che decidono di fare il primo passo per favorire questo passaggio culturale. Tra i Comuni Ricicloni 2015 non a caso vi è Monza per l’avvio del progetto “Tenga il Resto”, promosso dall’amministrazione cittadina, con il supporto tecnico e progettuale di CiAl, per avviare una campagna di sensibilizzazione contro lo spreco alimentare e per il recupero dei pasti non completamente consumati nei punti ristorativi cittadini che hanno aderito all’iniziativa.
A Milano anche il Comune ha deciso di fare la sua parte realizzando un progetto di doggy bag anche con gli avanzi delle mense scolastiche e di devolvere quello non distribuito ad una casa di accoglienza.
La prossima volta che andate al ristorante e, nonostante la bontà del cibo ordinato, non riuscite a finire tutto, ricordatevi di chiedere al ristoratore una busta con gli avanzi per il cane… anche se voi non avete un amico a quattro zampe.
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L'autore
Letizia Palmisano
Giornalista dal 2009, esperta di tematiche ambientali e “green” e social media manager. Collabora con alcune delle principali testate eco e scrive sul suo blog letiziapalmisano.it. È consulente sulla comunicazione 2.0 di aziende ed eventi green e docente di social media marketing. In 3 aggettivi: ecologista, netizen e locavora (quando si può).
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