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Green Economy italiana da primato (ma non la sua reputazione)

Osservatorio Green Economy

Green Economy italiana da primato (ma non la sua reputazione)

Diffusi i dati dagli Stati Generali della Green Economy

Scritto da il 09 novembre 2016 alle 14:27 | 0 commenti

Green Economy italiana da primato (ma non la sua reputazione)

Gli Stati generali della Green Economy – organizzati dal consiglio nazionale della Green Economy – sono uno degli appuntamenti annuali più attesi da chi lavora o è interessato all’economia verde e ai green Jobs. Tenutasi in due giorni, 8 e 9 novembre, la grande manifestazione ha visto anche quest’anno la partecipazione di stakeholder e interessati in continuità con gli anni passati.

La due giorni è promossa dal Consiglio nazionale della green economy, formato da 64 organizzazioni di imprese verdi, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e il Ministero dello Sviluppo Economico. L’edizione di quest’anno è stata dedicata al tema “La Green economy italiana nel mondo” ed è stata accompagnata da una relazione sullo stato della green economy, che ha come titolo “L’Italia in Europa e nel mondo”.

La green economy italiana, come emerge dalla Relazione, esprime eccellenze a livello europeo che, se adeguatamente promosse e supportate, potrebbero tradursi in investimenti e nuova occupazione. Analizzando le otto tematiche strategiche (emissioni di gas serra, rinnovabili, efficienza energetica, riciclo dei rifiuti, eco-innovazione, agroalimentare di qualità ecologica, capitale naturale e mobilità sostenibile) con 16 indicatori chiave e mettendo a confronto l’Italia con le altre quattro principali economie europee (Germania, Regno Unito, Francia e Spagna), è emerso il dato che la green economy italiana – anche se non priva di debolezze – nel complesso si colloca addirittura al 1° posto. Un primato che deve far riflettere e agire.

Su questo è intervenuto anche il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti, presente alla prima giornata di lavori, che ha voluto sottolineare i passi storici stati fatti in campo ambientale: “Dobbiamo smettere di piangerci addosso e di descriverci come il fanalino di coda in campo ambientale, perché non è così. Lo dimostra l’accordo che abbiamo stretto con la Cina per un forum annuale sulla green economy”.

In questo medagliere virtuale, fra le cinque principali economie europee conquista ben 4 primi posti (nella quota di rinnovabili, nel riciclo dei rifiuti speciali, nelle emissioni pro-capite nei trasporti e nei prodotti agroalimentari di qualità certificata), 3 secondi (efficienza energetica, nella produttività delle risorse e nell’agricoltura biologica). 5 terzi posti, in una posizione intermedia della classifica (nella riduzione dei gas serra dal 1990, nel riciclo dei rifiuti urbani, nell’ecoinnovazione, nella estensione dei siti naturali tutelati, nel rapporto tra ferrovia e strada nel traffico merci terrestre); 3 quarti posti (nel miglioramento dell’efficienza energetica negli ultimi dieci anni, nella crescita delle rinnovabili negli ultimi tre anni e nel consumo di suolo); un solo quinto posto ma molto importante, nella crescita dei gas serra nel 2015, un dato su cui riflettere e agire, anche a seguito dell’Accordo di Parigi e della COP 22 che si sta tenendo in questi giorni.

La seconda parte della Relazione pone l’accento sulla percezione della green economy italiana a livello internazionale, analizzata con una valutazione comparata tra 80 Paesi nel mondo, realizzato dal centro di ricerca “Dual Citizen” di Washington DC. Il risultato complessivo della media ponderata ha condotto ad una discreta performance della green economy italiana, al 15° posto fra gli 80 Paesi analizzati.

Ma qual è la percezione della Green Economy italiana nel mondo?

Promossi? Non proprio: l’Italia è l’unico grande Paese europeo che ha una percezione di gran lunga peggiore delle sue performance (al contrario delle Germania che ha invece una percezione green superiore alle sue performance). La green economy italiana a livello internazionale ci vede precipitare complessivamente al 29° posto (addirittura al 68° per leadership e cambiamento climatico, contro una performance che colloca l’Italia al 32° posto della classifica mondiale). “Come a dire che il potenziale green del Paese è buono, ma la sua valorizzazione molto scarsa” sottolineano dagli Stati Generali.

Le eccellenze italiane nel campo della green economy – ha detto Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – restano più forti delle difficoltà che pure non mancano: sostenere le eccellenze e recuperare le difficoltà è una via percorribile di rilancio economico che in Italia non ha uguali. Nulla ha potenzialità di sviluppo comparabili con quelle della green economy”.


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L'autore

Letizia Palmisano

Giornalista dal 2009, esperta di tematiche ambientali e “green” e social media manager. Collabora con alcune delle principali testate eco e scrive sul suo blog letiziapalmisano.it. È consulente sulla comunicazione 2.0 di aziende ed eventi green e docente di social media marketing. In 3 aggettivi: ecologista, netizen e locavora (quando si può).


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