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Latte made in Italy: arriva la “targa”

sviluppo ambiente

Latte made in Italy: arriva la “targa”

Finalmente potremo sapere esattamente da dove proviene il latte sulle nostre tavole e i prodotti lattiero-caseari

Scritto da il 18 ottobre 2016 alle 8:07 | 0 commenti

Latte made in Italy: arriva la “targa”

Finalmente nell’Unione Europea anche il latte e i prodotti lattiero-caseari dovranno avere “la targa”: è scaduto, infatti, il termine trimestrale entro cui, ai sensi del Regolamento 1169/2011, la Commissione avrebbe (eventualmente) potuto esprimere proprie obiezioni sulla richiesta italiana di porre l’obbligo di indicazione dell’origine di latte e prodotti lattiero-caseari.  Le nuove indicazioni dovrebbero apparire nelle etichette dal prossimo gennaio.

La notizia è stata annunciata, nel corso del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio, da Coldiretti che, per l’occasione, ha presentato, in anteprima, le confezioni di latte, burro e mozzarella che recano le nuove etichette che aiuteranno i consumatori ad individuare il paese di provenienza dei prodotti per una scelta consapevole di ciò che finirà sulle tavole – e negli stomaci – dei cittadini europei.

Tale normativa si affianca a quella già esistente in relazione al latte “fresco” per il quale già era in vigore l’obbligo di indicazione di origine.

Già nell’ambito di un sondaggio online promosso dal Ministero delle politiche agricole era emerso un profondo interesse dei consumatori italiani ad una maggiore trasparenza sulla provenienza del latte e dei suoi derivati: il 95% degli intervistati ritiene molto importante che l’etichetta riporti il paese d’origine del latte fresco, il 90,84% considera importate che tale indicazione riguardi anche i prodotti lattiero-caseari e, infine, per oltre il 76% tale informazione è da utilizzare anche nel caso del latte a lunga conservazione.

La nuova normativa statuisce quindi che, nel caso del latte e dei suoi derivati, dovrà essere indicato lo stato ove è avvenuta la mungitura del latte (“paese di mungitura”),  quello ove il latte è stato condizionato (“paese di condizionamento”) e infine lo stato in cui è stato trasformato (“paese di trasformazione”).

Se tutte le citate fasi avvenissero nel medesimo stato si potrebbe usare la locuzione “origine del latte” seguita dal nome dello stato. Se, al contrario, la singola operazione avvenisse in stati diversi si potrebbe usare il termine “miscela di latte di Paesi UE” per la mungitura, “latte condizionato in Paesi UE” per la fase di condizionamento, “latte trasformato in Paesi UE” per l’operazione di trasformazione. Qualora, infine, le operazioni dovessero avvenire in paesi fuori dall’UE basterà indicare che le relative attività sono state eseguite “in paesi non UE”.

Con l’etichettatura di origine si dice finalmente basta all’inganno del falso Made in Italy con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, cosi come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio riportarlo in etichetta”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo sottolineando che “si tratta anche di un importante segnale di cambiamento a livello comunitario sotto la spinta dell’alleanza con la Francia che ha adottato un analogo provvedimento”.

Le conseguenze positive per il comparto lattiero-caseario italiano ricollegabili al nuovo provvedimento normativo sono evidenti nella pirateria gastronomica: viene finalmente autenticata la “firma” del latte – e dei prodotti che ne derivano – delle oltre 1,7 milioni di mucche attualmente presenti nel Bel Paese che, in tale settore,  può vantare livelli di sicurezza e qualità superiore grazie ad un sistema di controlli capillare reso possibile grazie alla rete di veterinari più estesa d’Europa  e che, in ambito comunitario, può celebrare numeri da primato con 49 formaggi a denominazione di origine realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione.

Questi numeri, sotto il versante occupazionale ed economico,  si traducono in 120mila posti di lavoro nella filiera del latte e dei prodotti caseari che produce un fatturato annuo di 28 miliardi attestandosi quindi come prima voce di tutto il comparto agroalimentare e potendo vantare, nel corso del 2015, esportazioni per un valore di circa 2,3 miliardi (+5%) nel 2015.

Un brindisi al latte made in Italy quindi!


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L'autore

Letizia Palmisano

Giornalista dal 2009, esperta di tematiche ambientali e “green” e social media manager. Collabora con alcune delle principali testate eco e scrive sul suo blog letiziapalmisano.it. È consulente sulla comunicazione 2.0 di aziende ed eventi green e docente di social media marketing. In 3 aggettivi: ecologista, netizen e locavora (quando si può).


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