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spreco alimentare

Un’azione comune contro lo spreco alimentare

Ogni anno si spreca un terzo del cibo prodotto. Presentata dal ministro per l’ambiente la “Carta di Bologna”, per definire azioni comuni a livello globale

Scritto da il 02 dicembre 2014 alle 9:00 | 0 commenti

Un’azione comune contro lo spreco alimentare

Nel mondo ogni anno un terzo del cibo prodotto finisce sprecato lungo la filiera alimentare e 805 milioni di persone risultano “cronicamente sottonutrite”. Lo spreco annuo di cibo sul Pianeta vale una volta e un terzo l’intero Pil italiano, ovvero 2.060 miliardi di euro inclusi i costi sociali, ambientali ed economico-produttivi (studio Fao – Food Wastage footprint 2014). Ma le percentuali sono ben diverse: mentre in Africa e nel Sud-Est asiatico si sprecano fra 6 e 11 chili di cibo all’anno, in Europa e Nord America si arriva a 95/115 chili. Nella sola Europa, dati 2014 attestano che ogni anno si sprecano oltre 100 milioni di tonnellate di cibo. In Italia, elaborazioni Last Minute Market rilevano che lo spreco annuo di cibo è di 1.461.018 tonnellate per il residuo agricolo in campo (3,08%), di 2.036.430 tonnellate in ambito industriale-produttivo, di 270.776 tonnellate per lo spreco nella distribuzione. Senza contare il costo dello spreco domestico che nel 2013, secondo l’Osservatorio Waste Watcher, è costato 8,1 miliardi di euro, pari a circa 2,5 chili di cibo gettati ogni mese, per un costo di 32 euro al mese.

Il tema degli sprechi alimentari è al centro di un intenso dibattito a livello internazionale ed europeo, ed è parte integrante dell’agenda politica in diversi paesi comunitari. Organismi internazionali come Fao, Unep e Wri (World Resource Institute) hanno lanciato negli ultimi anni iniziative di grande portata sul tema, contribuendo a sollevare l’attenzione sulla necessità e l’urgenza di definire un quadro di riferimento comune per l’elaborazione di politiche di prevenzione efficaci. I recenti dati sugli impatti socio-ambientali e sui “costi nascosti” dello spreco alimentare a livello globale pubblicati dalla stessa Fao confermano il ruolo di primo piano della lotta agli sprechi alimentari nel quadro delle politiche sulla sostenibilità delle filiere alimentari, sull’efficienza nell’uso delle risorse naturali e sulla sicurezza alimentare.
Il tema dello spreco alimentare è al centro delle attività del Progetto di ricerca europeo Fusions, al quale partecipano le principali organizzazioni europee attive nel settore (per l’Italia l’Università di Bologna e lo spin off Last Minute Market). La prospettiva, e al tempo stesso la sfida, al di là del dibattito attualmente in corso sulla modifica della direttiva europea sui rifiuti, è che a livello internazionale ed europeo ci si doti al più presto di una strategia complessiva sugli sprechi alimentari in cui, a partire da una definizione condivisa di “food waste” e di metodologie uniformi di quantificazione, siano chiaramente indicate le azioni da intraprendere, i target da raggiungere e le modalità di monitoraggio nel tempo dei risultati conseguiti.
Su questo tema si è tenuto a fine novembre, nell’ambito dell’evento internazionale “Stop food waste. Feed the planet”, è stata presentata dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti la Carta di Bologna: undici punti contro lo spreco alimentare da «far sottoscrivere durante Expo 2015 dai governi europei, riportando così la questione dello spreco del cibo e del diritto al cibo al centro delle priorità del governo italiano e dei governi di tutto il mondo – spiega Andrea Segrè, presidente di Last Minute Market e del Comitato tecnico-scientifico del ministero dell’Ambiente per l’implementazione del Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti -. La Carta di Bologna contro lo spreco alimentare è stata ideata per definire azioni comuni in tema di atti concreti di lotta allo spreco alimentare, sulla base di una definizione per la prima volta condivisa del “food waste”, ma anche di metodologie uniformi di quantificazione dello spreco alimentare, azioni comuni da intraprendere, target da raggiungere e modalità di monitoraggio nel tempo per i risultati conseguiti».

 


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L'autore

Stefania Marra

Stefania Marra, giornalista professionista dal 1994, è stata per circa dieci anni caporedattrice della rivista Modus vivendi. Dal 2005 gestisce il modulo pratico di giornalismo al Master di comunicazione ambientale (CTS/Facoltà di Scienze delle comunicazioni Università La Sapienza). Scrive soprattutto di storia sociale dell'alimentazione e di ambiente, settore per il quale ha ricevuto diversi premi giornalistici.


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