caso ilva
Ilva: il Tribunale conferma “omicidio colposo” per inquinamento
I 31 decessi furono causati dall'amianto e da altre sostanze cancerogene prodotte dallo stabilimento siderurgico
In Italia abbiamo oltre mille industrie a rischio. La metà sono capannoni industriali, depositi per lo più. Tolte le industrie, l’equivalente di 750mila campi di calcio del nostro territorio sono inquinati e sarebbe necessaria un’azione profonda di bonifica che per il momento nessuno è in grado di fare. Mentre in altre aree d’Italia, come Porto Marghera o Porto Torres si sta cercando di intervenire con piani che siano sia di risanamento ambientale, sia di riavvio industriale, puntando su filiere sostenibili come la chimica verde, altrove, all’Ilva di Taranto per esempio, si è giunti in questi giorni ad uno degli epiloghi giudiziari della vicenda. “Uno” degli epiloghi perché la vicenda è così profonda, i danni alla salute umana e all’ambiente così radicati e così difficile l’opera di ripristino ambientale ed economica di Taranto, che arrivare davvero alla fine del bandolo della matassa ci vorrà ancora tempo e i risultati sono tutt’altro che scontati.
Per ora il tribunale di Taranto ha condannato 27 ex-dirigenti dell’Ilva per i 31 decessi causati dall’amianto e da altre sostanze cancerogene prodotte dallo stabilimento siderurgico. Morti per mesotelioma e cancro polmonare che per la sentenza di primo grado del Tribunale sono comunque omicidi colposi.
«Le condanne di Taranto confermano una drammatica verità – spiega il presidente della commissione Ambiente alla Camera Ermete Realacci -. Ora attuare pienamente il Piano di risanamento dell’Ilva. Quanto accaduto a Taranto, infatti, è il frutto avvelenato di una industrializzazione indifferente alle ragioni dell’ambiente e della salute e per questo priva di futuro, di colpe gravissime ed omissioni che riguardano anche la politica e le istituzioni che partono da lontano e arrivano fino a noi. Per superare questa pesante eredità è necessario cambiare rotta e accelerare sui processi di riduzione dell’impatto ambientale dell’azienda e bonifica dell’area in atto, a partire dalla piena attuazione del piano di risanamento dell’Ilva».
Più dura la reazione del leader dei Verdi Angelo Bonelli: «una sentenza nel nome del popolo inquinato che rappresenta un atto d’accusa nei confronti di una classe politica omissiva, silente, connivente e che con l’assenza dei controlli ha consentito in questi anni che i lavoratori morissero e che un’intera città venisse contaminata».
Per il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti il governo «ha le idee chiare e abbiamo già approvato il piano ambientale: faremo di tutto per portarlo a termine», anche perché il progetto prevederebbe che l’Ilva «sia un’azienda che salvi i posti di lavoro ma, allo stesso tempo, sia ambientalizzata al cento per cento».
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L'autore
Marco Gisotti
Direttore scientifico di Green factor, ha creato e dirige dal 2005 il Master in Comunicazione ambientale del Centro studi CTS con il Dipartimento di scienze della comunicazione della Sapienza di Roma e l’ENEA. È autore, con Tessa Gelisio, di “Guida ai green jobs. Come l’ambiente sta cambiando il mondo del lavoro” (Edizioni ambiente).
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