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Green Economy

UE: un semestre in verde?

Il Consiglio nazionale della Green economy presenta un pacchetto in sei punti per il semestre di presidenza italiana alla UE

Scritto da il 01 luglio 2014 alle 9:00 | 0 commenti

UE: un semestre in verde?

Domani, mercoledì 2 luglio, si aprirà il semestre di presidenza italiana dell’Unione europea. Il premier Renzi lo ha definito il “luogo di speranza per la generazione Erasmus” in effetti si tratterà di qualcosa di più, tant’è che lo stesso premier, anticipando le intenzioni dell’operato italiano, ha parlato di un piano da 240 miliardi di euro all’anno per cinque anni da investire sul territorio dell’Unione. Piano che, però, sarà reso noto solo dopo l’Estate e sarà posto all’attenzione del Parlamento europeo da Hollande, visto che il nostro ruolo formale sarà quello di super partes.

In fatto di politiche ambientali l’Italia cosa sarà in grado di orientare visto che non siamo esattamente i primatisti europei del campo?

Un’indicazione ha cercato di lanciarla ieri il Consiglio nazionale della green economy proponendo al Governo italiano un pacchetto in sei punti da sostenere in sede Ue.

In tema di fiscalità ecologica, ovvero il punto numero uno, il Consiglio propone il taglio di quei sussidi pubblici che sostengono in un modo o nell’altro le pratiche e le attività dannose per l’ambiente e, dall’altro canto invece, la creazione di strumenti virtuosi per creare una vera contabilità ambientale, per spostare in maniera significativa la tassazione dal lavoro all’ambiente, e per giungere finalmente ad un meccanismo efficiente di “carbon tax”.

Al secondo punto si parla di clima ed energia, sfide globali rese ancora più urgenti dal recente Rapporto dell’IPCC: “tre target distinti, ambiziosi e legalmente vincolanti” chiede il Consiglio, vale a dire agire su emissioni di gas a effetto serra, rinnovabili ed efficienza energetica, in considerazione anche della Conferenza sul clima che si terrà a Parigi nel 2015.

Terzo punto: agricoltura. Ovviamente sostenibile, di qualità e con l’esclusione degli organismi geneticamente modificati.

L’acqua, o meglio le risorse idriche, rappresentano il quarto punto, visto che il piano per la salvaguarda di queste risorse adottato nel 2012 è lacunoso, per esempio in fatto di acque reflue: bisognerà quindi tornarci sopra.

L’argomento rifiuti chiede, secondo il Consiglio, l’adozione di una guida europea per la prevenzione della produzione dei nostri scarti, innalzando l’obbligo di riciclo.

Ultimo ma non ultimo la sesta richiesta del Consiglio della Green economy: il superamento del Pil.

Difficile credere che il nostro Governo potrà essere il portare credibile di un pacchetto di questo tipo, non tanto e non solo perché già in fatto di rinnovabili Renzi non si è reso credibile, ma anche per la tradizione dei governi che lo hanno preceduto per l’alto numero di infrazioni, di inchieste e di procedimenti penali in corso che l’Italia ha in materia ambientale. In questo sì, primatista europea.

È probabile e certamente auspicabile che le raccomandazioni del Consiglio nazionale della green economy vengano però ascoltate anche da altri Paesi e che non rimangano l’ennesimo elenco di speranze deluse, anche perché altrimenti la Conferenza di Parigi del 2015 diventerà un vero e proprio memento mori non solo per l’Europa. Le evidenze scientifiche che ci indicano l’urgenza di cambiare rotta sono ormai così numerose e profonde che la crisi economica globale, al confronto, potrebbe apparire come un semplice temporale estivo.

 


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L'autore

Marco Gisotti

Direttore scientifico di Green factor, ha creato e dirige dal 2005 il Master in Comunicazione ambientale del Centro studi CTS con il Dipartimento di scienze della comunicazione della Sapienza di Roma e l’ENEA. È autore, con Tessa Gelisio, di “Guida ai green jobs. Come l’ambiente sta cambiando il mondo del lavoro” (Edizioni ambiente).


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