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Biomassa, la vite scalda gli edifici comunali | Tekneco

Riscaldamento e materiali

Biomassa, la vite scalda gli edifici comunali

In Friuli, un Comune usa scarti delle viti per riscaldare municipo, scuole e casa di riposo. Un esempio applicato anche al Sud con gli ulivi

Scritto da il 19 maggio 2014 alle 9:00 | 0 commenti

Biomassa, la vite scalda gli edifici comunali

Merlot, Ribolla Gialla, Schiopettino: qui a Farra d’Isonzo (Gorizia), si parla di vini pregiati, che in Friuli sono numerosi e rinomati in Italia e all’estero. In questo paese dove con la vite si creano prodotti speciali è stata messa in pratica un’altra idea virtuosa: utilizzare i sarmenti delle viti, gli scarti legnosi della produzione agricola e i raccolti di nuove colture idonee come combustibile per la centrale a biomasse. Obiettivo: creare riscaldamento e acqua calda a quattro edifici pubblici: la casa di riposo, la scuola elementare, i mini alloggi per gli anziani e il municipio.
L’impianto, costato circa 700 mila euro e installato lo scorso ottobre, anche grazie a un finanziamento dell’Unione europea, è l’applicazione pratica di un modello che potrebbe essere diffuso. Perché utilizzare gli scarti della vite è possibile quale fonte energetica termica e non solo, come comprovano anche almeno un paio di studi svolti in Veneto, uno dall’Università di Padova in collaborazione con il Consorzio di Tutela Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore e un altro da Veneto Agricoltura sulla Provincia di Treviso.
Le rese da impiegare a questo fine sono significative e potrebbero riscaldare non solo edifici pubblici, come nel caso di Farra d’Isonzo, ma anche altre costruzioni, residenziali e non, in tutta Italia. Anche in altre terre vocate al vino ciò è già pratica che ha trovato esemplificazioni: a Torgiano (Perugia), già qualche anno fa fu avviato il primo impianto energetico funzionante con gli scarti di potatura della vite, realizzato presso un’azienda vitivinicola.
La pratica potrebbe, anzi, ha già modelli virtuosi anche nel Sud Italia, anche con altri tipi di scarti da potatura: quelli dell’ulivo. Esemplare il caso di Calimera (Lecce) citato tra i Comuni Rinnovabili 2011 da Legambiente per il suo impianto “di tipo cogenerativo alimentati da filiera corta” teso allo sfruttamento delle biomasse solide utilizzando come materia prima cippato di legno vergine, proveniente dagli scarti della potatura degli alberi di ulivo presenti nel Salento, per produrre calore ed energia. Risultato: la produzione di 8.000 MW all’anno. Legambiente, nel suo rapporto, evidenziava le potenzialità di energia «pulita ed ecosostenibile» di tale fonte energetica « perché lo sfruttamento di legno vergine come unica materia prima utilizzata garantisce la produzione energetica a bilancio neutro di anidride carbonica e di risparmiare, nello specifico, l’emissione in atmosfera di circa 4.800 tonnellate all’anno di CO2. Inoltre le ceneri prodotte a seguito della combustione vengono riutilizzate come fertilizzante agricolo».


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L'autore

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.


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