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Dal tabacco alla green economy: come rinasce un territorio | Tekneco

Tekneco #16 - Progetti

Dal tabacco alla green economy: come rinasce un territorio

Il Progetto Manifattura di Borgo Sacco nasce per sviluppare nuove idee di impresa e far collaborare in rete esperienze, competenze e attività diverse. Sulle ceneri di una fabbrica di tabacchi nasce oggi la Green Innovation Factory

Scritto da il 10 settembre 2014 alle 9:00 | 0 commenti

Dal tabacco alla green economy: come rinasce un territorio

Immaginate una società, insediata fra i monti del trentino, che si regga sull’economia della seta, sulla bachicoltura. Immaginate quella stessa economia all’improvviso venire meno. Immaginate, allora, l’impero austroungarico del tempo rimboccarsi le maniche e decidere di fondare tutta una nuova filiera basata sull’industria del tabacco.

Per grandi linee è quello che è successo nell’area di Rovereto – più precisamente a Borgo Sacco – alla metà dell’Ottocento. Qui il tabacco si lavorava già da tre secoli e l’intera industria era andata a svilupparsi attorno alle masere. Quando un’epidemia di pebrina colpì i bachi da seta di tutta Europa rendendoli incapaci di produrre la loro preziosa bava, l’intero settore fu spazzato via nel giro di brevissimo tempo.

Fu così che divenne necessario ricostruire il tessuto socio-economico del territorio e il 20 marzo del 1851 fu sottoscritta la convenzione tra il Regio Ministero delle Finanze austriaco ed il Comune di Sacco. Il costo complessivo per l’epoca fu enorme: 175.000 corone. Borgo Sacco mise a disposizione il terreno e le materie prime, ma anche la vicina Rovereto partecipò, donando del denaro (4.000 fiorini) e due spine d’acqua potabile (del valore di 1.600 fiorini). In appena tre anni lo stabilimento Manifattura Tabacchi fu inaugurato. Qui trovavano lavoro quasi mille donne (arriveranno a duemila all’inizio del Novecento), le cosidette “zigarane”, da “zigaretta”. Si tratta, di fatto, del più grande esperimento di industria tessile femminile non tessile.

Chi pensasse che si trattava di un lavoro poco qualificato e poco salariato sbaglierebbe. Le lavoratrici dovevano seguire un corso di formazione di un anno intero prima di apprendere il mestiere e un asilo interno consentiva di non dover abbandonare i figli a casa. Il salario era buono al punto che sposare una zigarana era considerato un vero colpo di fortuna.

Il declino cominciò già negli anni Venti: nel 1935 il numero di addetti era di 700. Nonostante l’ammodernamento della struttura nei decenni successivi, l’avvicinarsi degli anni Duemila non portò nulla di buono. Se nel 1999 la fabbrica dava lavoro a 270 persone, cinque anni dopo, nel 2004, il numero era sceso ancora ad appena 154. Il 31 marzo 2008 Manifatture Tabacchi chiude.

PROGETTO MANIFATTURA
GREEN INNOVATION FACTORY

«L’idea in fondo è la stessa che ebbero gli Asburgo all’epoca – spiega Gianluca Salvatori, che è stato prima l’ideatore del Progetto e poi l’amministratore delegato –: quella di ricostruire un’economia partendo dal basso. Loro avevano messo il management, il prodotto e creato il mercato, noi qui oggi abbiamo messo il terreno su cui sorgerà il Progetto Manifattura, il materiale edile per costruirlo e il lavoro».

Un immenso incubatore d’impresa – e d’impresa green occorre aggiungere – che recupera i vecchi spazi storici della Manifattura Tabacchi e che prevede, al posto dei vecchi capannoni ormai demoliti, lo sviluppo di un’area dove promuovere la cultura d’impresa, praticare il trasferimento tecnologico, esercitare la formazione universitaria e ospitare le attività produttive.

Un lavoro colossale reso possibile dall’uso di Fondi FAS e che dal 2009, anno della sua ultimazione, segue un rigoroso master plan realizzato da una squadra di realtà diverse (Arup, Kengo Kuma & Associates, Carlo Ratti Associati, Kanso) con competenze di analisi economica ed aziendale, progettazione strategica, progettazione urbanistica ed architettonica.

La stesura del master plan, che definisce le linee-guida del progetto, ha coinvolto una pluralità di soggetti, a partire dal Comitato di indirizzo della società, ed è stata discussa in diversi incontri pubblici, con l’obiettivo di promuovere la formazione di una comunità locale di specializzazioni nell’ambito della clean technology e del green building, che costituiscono le due aree prioritarie di Progetto Manifattura.

«Il master plan presenta la visione generale di una nuova Manifattura – spiegano i documenti ufficiali del Progetto – incardinata su due elementi principali: sostenibilità e innovazione.

Sostenibilità: il master plan definisce i criteri per rendere l’ex Manifattura Tabacchi un caso esemplare di utilizzo di soluzioni e tecnologie “pulite”. Sia il restauro degli edifici storici sia la costruzione delle nuove strutture, che sostituiranno i capannoni degli anni ‘50, risponderanno agli standard più avanzati di efficienza energetica e di riduzione dell’impatto ambientale, conseguendo la certificazione LEED. L’architettura della Manifattura avrà il compito di promuovere uno stile di lavoro e di vita ecosostenibile.

Innovazione: il master plan individua un criterio di uso degli ambienti che mira ad incoraggiare creatività e interazione. La progettazione degli spazi di lavoro e delle aree pubbliche è prioritariamente orientata all’obiettivo di favorire, ospitare e rappresentare pubblicamente quei processi di open innovation ai quali Progetto Manifattura si ispira, congiuntamente ad una forte identità architettonica».

CHI VIVE NEL PROGETTO MANIFATTURA?

Casa anche del Green Building Council di Habitech e del Centro di ricerca bio-informatica Cosbi, attualmente il Progetto Manifattura punta sulle due aree Greenhouse e Green Innovation Factory dove le idee di impresa nascono e si trasformano in start up. Una quarantina di imprese che occupano circa 150 persone, alcune strutturate e ormai ben avviate, altre costituite da singoli professionisti con un’idea da sviluppare.

Ciò che accomuna tutte le storie che qui sono presenti è quella di professionisti già affermati che, ad un certo punto della loro carriera, hanno deciso di rimettersi in gioco e diventare imprenditori nel senso più pieno del termine.

C’è Claudio Peroni, 33 anni, ingegnere elettronico, “ditta individuale” che nell’area Greenhouse, la “serra” delle idee del Progetto Manifattura, dopo sette anni di lavoro conto terzi ha trovato il suo ufficio dove investire in proprio per lo sviluppo di sistemi di semplificazione della gestione energetica. Ci sono Melina Benetton (nessuna parentela…) e Nicola Dorosz, argentini arrivati da molti anni in Italia, che nella Greenhouse stanno sperimentando da un anno la loro idea di un progetto manifatturiero che utilizzi come materia prima esclusivamente prodotti di scarto. Circa un terzo delle idee di impresa ospiti della Greenhouse diventano imprese vere e proprie.

La “master class” è la Green Innovation Factory. Qui si è più strutturati, l’azienda è a tutti gli effetti partita e al lavoro. Come Oros, Alessandro Pezzani e Nadia Manfredi, che nel settore degli infissi hanno capito quanto sia preziosa la flessibilità di realizzazione dei progetti e sono oggi impegnati in molteplici attività anche di grande importanza (la ristrutturazione di un liceo di Lucca, di cui raccontiamo più avanti in questo numero di Tekneco, ne è un esempio). C’è la Witted, un’azienda di sette soci, età media 32 anni, che hanno investito nel greentech. Oppure MDS – Macro Design Studio che svolge attività di consulenza in materia di sostenibilità energetico-ambientale.

Citarle tutte sarebbe lungo, ma un aspetto interessante, che le accomuna tutte, è quello di aver trovato non solo un luogo che le ospiti e le assista nei momenti di evoluzione dell’impresa, migliorando cioè i progetti o aiutandoli ad emergere, ma il fatto stesso che tante realtà diverse lavorino in un “condominio” le induce inevitabilmente e proficuamente a collaborare. Si creano scambi di idee e di esperienze e, non è insolito, si possono sviluppare progetti più complessi dove occorrono le competenze di tutti.

I dati del Progetto

PROGETTISTA
Kengo Kuma & Associates

COMITATO DI INDIRIZZO
Giulio Andreolli, Fondazione Caritro; Paolo Cagol, CGIL, CISL, UIL Trentino; Daria de Pretis, Rettore, Università degli studi di Trento; Gianni Lazzari, Amministratore delegato, Distretto Tecnologico Trentino S.c.a r.l.; Luca Libardi, Coordinamento provinciale imprenditori; Andrea Miorandi, Sindaco, Comune di Rovereto; Alessandro Olivi, Assessore all’Industria Artigianato e Commercio, Provincia autonoma di Trento; Francesco Salamini, Presidente, Fondazione Edmund Mach; Andrea Simoni, Segreteria generale, Fondazione Bruno Kessler

PROGETTO FINANZIATO DA
Fondi FAS

UBICAZIONE
Progetto Manifattura Srl
Piazza Manifattura 1
38068 Rovereto, Italia

TIPOLOGIA INTERVENTO
Ristrutturazione

DESTINAZIONE D’USO
Edilizia pubblica

ANNO DI REALIZZAZIONE
2009-2015

CONTATTI
Telefono +39 0464 443313
Fax +39 0464 443312
e-mail info@progettomanifattura.it
www.progettomanifattura.it

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L'autore

Marco Gisotti

Direttore scientifico di Green factor, ha creato e dirige dal 2005 il Master in Comunicazione ambientale del Centro studi CTS con il Dipartimento di scienze della comunicazione della Sapienza di Roma e l’ENEA. È autore, con Tessa Gelisio, di “Guida ai green jobs. Come l’ambiente sta cambiando il mondo del lavoro” (Edizioni ambiente).


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