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Il calore spinge dal sottosuolo | Tekneco

Tekneco #16 - Normativa

Il calore spinge dal sottosuolo

Gli obblighi sulle rinnovabili in edilizia, le detrazioni fiscali e le nuove tariffe elettriche spingono la geotermia a bassa entalpia

Scritto da il 28 agosto 2014 alle 8:00 | 0 commenti

Il calore spinge dal sottosuolo

Uno dei fattori che più sta spingendo la crescita di questa tecnologia è, senza dubbio, la normativa in vigore. Il punto di riferimento principale della normativa in materia è il D.L. 28/2011, il cosiddetto Decreto Rinnovabili che, all’Art. 11 e nel relativo Allegato 3, ha introdotto l’obbligo, al fine di ottenere il rilascio del titolo edilizio per nuovi edifici o edifici sottoposti a ristrutturazioni rilevanti, che gli impianti di produzione di energia siano progettati e realizzati in modo da garantire il contemporaneo rispetto della copertura, tramite il ricorso a energia prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili, del 50% dei consumi previsti per l’acqua calda sanitaria e del 35% di quelli energetici complessivi quando la richiesta del pertinente titolo edilizio è presentata dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2016 (tale percentuale sarà portata al 50% dal 1 gennaio 2017). Per quanto riguarda, invece, gli edifici esistenti, la geotermia a bassa entalpia è favorita dal programma di detrazioni fiscali per la riqualificazione edilizia: con la Legge di Stabilità 2014 (Legge 27 dicembre 2013 n. 147) sono stati prorogati, per tutto il 2014, gli sgravi fiscali sulle ristrutturazioni edilizie e gli interventi di risparmio energetico. Per l’anno in corso continuano quindi a essere usufruibili sia la detrazione fiscale del 50% sulle ristrutturazioni edilizie (ex 36%), prorogata per tutto l’anno, sia quella del 65% sugli interventi di risparmio energetico (che è quella da utilizzare per la geotermia a bassa entalpia). Ambedue sono state addirittura prorogate per tutto il 2015, pur se in misura ridotta. Più precisamente, e salve ulteriori modifiche, la detrazione del 65% su interventi di risparmio energetico si abbasserà al 50% con esclusione degli interventi eseguiti su parti comuni condominiali o che interessino tutte le unità immobiliari di cui si compone il condominio, per i quali resterà al 65% fino al 30 giugno 2015, per poi ridursi anch’essa al 50% fino al 30 giugno 2016. Le detrazioni fiscali non costituiscono, però, l’unica modalità di sostegno: la sostituzione dei tradizionali sistemi di climatizzazione invernale con impianti dotati di pompe di calore geotermiche è ammessa agli incentivi del Conto termico, erogati dal GSE in 2 annualità. Oltre i 35 kW di potenza, il contributo è spalmato su 5 anni. Per richiederlo occorre presentare domanda al GSE entro 60 giorni dalla conclusione dei lavori. Altra novità destinata a supportare notevolmente la geotermia a bassa entalpia è l’introduzione, a partire dal primo luglio 2014, della nuova tariffa D1. Il consumo elettrico aggiuntivo derivante dall’utilizzo delle pompe di calore era, infatti, sfavorito dalla tariffazione vigente. La nuova tariffa D1 sarà quindi non progressiva, cioè le componenti variabili in funzione dell’energia elettrica consumata avranno un costo ben definito (in €/kWh) non crescente all’aumentare dei consumi come oggi avviene per le tariffe D2 e D3. Dunque, sostanzialmente, il costo medio della fornitura sarà decrescente all’aumentare del fabbisogno, perché i costi fissi si spalmeranno su un numero maggiore di chilowattora consumati. A partire dal 2016 , con la fine della fase sperimentale, la D1 dovrebbe applicarsi a tutte le utenze domestiche.

Incredibilmente, anche da un punto di vista autorizzativo, non esistono particolari complessità: il panorama normativo italiano riguardante l’autorizzazione alla realizzazione di sonde geotermiche a circuito chiuso è sì piuttosto diversificato, ma, in generale, si sta indirizzando alla massima semplificazione, come già avviene in Lombardia, dove è sufficiente una semplice registrazione informatica per sonde di profondità inferiore ai 150 metri (DGR 11383 del 10 febbraio 2010). In molte altre regioni è sufficiente l’utilizzo della S.C.I.A (Segnalazione Certificata di Inizio Attività). Nel caso di impianto a sonde orizzontali la profondità massima di scavo non supera, normalmente, i due metri e, quindi, non è necessario richiedere alcuna autorizzazione. Per quanto riguarda le installazioni geotermiche che sfruttano come sorgente l’acqua di falda, la normativa che in Italia regola il settore fa riferimento alla legge nazionale in materia di acque e tutela del sottosuolo (testo unico ambientale D.lgs 152/2006).

Passi avanti sono stati fatti anche per rendere la geotermia il più possibile sicura, efficiente e funzionale, salvaguardando nel contempo i vari risvolti ambientali, grazie all’adozione di una serie di norme tecniche da parte del CTI (Comitato termotecnico italiano). Si tratta della UNI 11466:2012 – Requisiti per il dimensionamento e la progettazione – che definisce i criteri di progettazione e le procedure di calcolo per la determinazione delle prestazioni di progetto degli impianti a pompa di calore geotermica. La norma, inoltre, permette di determinare le temperature medie mensili del fluido termovettore lato terreno, che servono per determinare le prestazioni energetiche delle pompe di calore ai fini della certificazione energetica degli edifici. La seconda norma è la UNI 11467:2012 – Requisiti per l’installazione – che definisce le metodologie di perforazione, le procedure di realizzazione delle geosonde e dei test di risposta geotermica, i requisiti di scelta, di installazione e i limiti di funzionamento delle pompe di calore e delle altre apparecchiature dell’impianto; le caratteristiche dei fluidi di geoscambio e di perforazione, dei materiali di riempimento e di geoscambio; i macchinari, gli utensili, le attrezzature di realizzazione delle geosonde e per i test di risposta geotermica; la stesura della documentazione e dei rapporti di realizzazione. La terza è la UNI 11468:2012 – Requisiti ambientali – che stabilisce una procedura di valutazione del livello di compatibilità ambientale degli impianti geotermici a pompa di calore. Il CTI ha pubblicato anche la UNI 11517:2013 – Sistemi geotermici a pompa di calore – che mette nero su bianco i requisiti per la classificazione delle imprese che realizzano scambiatori geotermici – la norma definisce anche i requisiti per la qualificazione delle imprese che realizzano scambiatori geotermici. La norma, in particolare, descrive i requisiti, le capacità tecniche, organizzative, gestionali, economiche e finanziarie che un’impresa deve possedere per poter eseguire le attività peculiari presso i propri clienti. Infine, c’è la UNI TS 11487:2013, che riguarda l’installazione di impianti a espansione diretta: questa specifica norma definisce i requisiti per l’installazione degli impianti a espansione diretta con scambiatori di calore orizzontali.

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L'autore

Gianluigi Torchiani

Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili


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