Ricerca
Alla ricerca dell’ efficienza
Sulla ricerca energetica investiamo poco, abbiamo una buona qualità, ma sui brevetti non ci siamo
La ricerca in materia d’energia ed efficienza rimane un tasto dolente per l’Italia. Il BelPaese, infatti, è dopo la Spagna il paese che ha investito di meno nel’innovazione energetica, nel 2012: 1,3 miliardi di dollari e nello specifico 878 milioni dai privati e 513 dal pubblico. Questo è ciò che emerge dal Rapporto Innovazione Energetica 2014, curato da Franco D’Amore, vicepresidente e direttore dell’Area Energia di I-Com.
Tra i settori che hanno attratto risorse in Italia c’è l’efficienza energetica che vede un trend di crescita del 59% negli ultimi dieci anni, mentre più in generale a livello mondiale, la ricerca e sviluppo sull’energia ha visto investimenti nel 2012 per un totale di circa 98 miliardi di dollari, con il settore privato che rappresenta il 60% del totale, in crescita del 2,1% rispetto al 2011. Sul podio c’è ovviamente la Cina che con 42,3 miliardi di dollari fa il 44% dell’investimento mondiale, mentre l’Unione Europea e gli Usa sono al secondo e terzo posto, rispettivamente con 18 e 14,5 milairdi di dollari investiti.
«Semplificazione: questa la richiesta piú pressante delle imprese italiane attive nella R&S in ambito energetico, che identificano nelle lungaggini burocratiche la reale barriera all’accesso alle fonti di finanziamento pubbliche, i cui tempi non collimano con le proprie dinamiche decisionali (inferiori a 6 mesi nel 60% dei casi). – afferma Stefano da Empoli, presidente di I-Com – Ma anche per i cittadini italiani, la ricerca pubblica in ambito energetico è una prioritá, superata solo da quella nelle tecnologie della salute, da finanziare con le tasse e non in bolletta e da gestire a livello nazionale o europeo. Si tratta di indicazioni importanti che spero scuotano le istituzioni preposte. Queste ultime sembrano talvolta poco propense ad assegnare una prioritá adeguata alla ricerca e a farlo avendo il coraggio di cambiare il sistema e i suoi equilibri inefficienti di oggi. Il concatenarsi di diversi appuntamenti europei (il semestre a guida italiana, il rinnovo del Parlamento e della Commissione, la partenza di Horizon 2020, che assegna fondi importanti all’energia) deve essere colto come un’opportunitá per dare nuova linfa alla ricerca pubblica e poter cogliere al meglio le possibilitá di collaborazione tra pubblico e privato».
Il numero dei papers scientifici prodotti a livello internazionale in materia d’energia ha subito, nel 2013, una contrazione del 13%, con gli Usa (14,4% sul totale) che riconquistano la leadership ceduta nel 2012 alla Cina (12,3%) e la Gran Bretagna che arriva terza, grazie ad un incremento del 24% degli articoli pubblicati. Pur retrocedendo dal quinto al sesto posto, l’Italia mantiene stabile il numero di pubblicazioni, con un 4,61% degli articoli scientifici usciti nel 2013, ed è nel campo delle Smart Grid e del fotovoltaico che il nostro Paese sale sul podio, piazzandosi rispettivamente al secondo e terzo posto mondiale.
Però quando andiamo sul terreno delle richieste di brevetto il terreno si fa scivoloso e il Bel Paese conferma tuttavia la scarsa capacità di passare dalla produzione scientifica alla ricerca applicata e quindi di saper sfruttare le opportunità di mercato. Nel 2013 le domande di brevetti in materia d’energia italiane sono state lo 0,4% del totale mondiale con una prevalenza del fotovoltaico e solare termodinamico.
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L'autore
Sergio Ferraris
Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.
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