Ecologia
Terre rare, il tesoretto del riciclo
Contro i danni ambientali prodotti dall’estrazione e la mancanza di disponibilità di queste materie prime basterebbe il riciclo, ma siamo solo al 5%
Photo: curtis palmer
Sono 17 gli elementi chimici che costituiscono le cosiddette terre rare, tanto indispensabili per la moderna tecnologia quanto care per il loro prezzo al chilogrammo, che sale sempre più da quando la Cina ne ha frenato l’esportazione. La soluzione sta nel riciclo, attualmente poco praticato anche se osannato.
Su tutto il territorio nazionale esistono quattro impianti in grado di estrarre dai raee (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) le terre rare, ampiamente utilizzate nell’automobilismo, nelle energie rinnovabili, nella biomedicina e nell’elettronica.
In Natura sono presenti su tutto il pianeta e si trovano solo diluite in particolari rocce, ma di fatto è la Cina che ha sviluppato le conoscenze per l’estrazione chiudendo gli occhi di fronte ai danni ambientali prodotti da questo tipo di miniere.
Il loro valore oscilla tra i 100 e i 3 mila euro al chilo a seconda del tipo di elemento, tuttavia è destinato ad aumentare da quando il Dragone, che ne detiene il monopolio, ha deciso di frenare lo sfruttamento delle miniere, coprire la domanda interna e ridurre le esportazioni. Un mix letale per il mercato dei prezzi.
Per l’Occidente l’unica via d’uscita è investire nella ricerca estrattiva, trovare dei materiali in grado di sostituire le terre rare ma soprattutto incrementare il recupero a fronte di alte percentuali di riciclo. Dalle lampade al neon si può recuperare l’ittrio, dai magneti dei lettori dvd il neodimio, dalle schede dei circuiti elettronici dei computer il cerio, il gadolinio, il disprosio, il lantanio, e così via per tutti i prodotti tecnologici che arrivano a fine vita.
Senza contare che l’impatto ambientale del recupero è nettamente inferiore rispetto a quello estrattivo: in soldoni si tratta di triturare gli oggetti e sciogliere la polvere ottenuta in particolari acidi in grado di isolare i vari elementi chimici. In Italia il consorzio ReMedia sta puntando sul progetto E-waste Lab in collaborazione con il Politecnico di Milano, regione Lombardia, Assolombarda per trovare nuove tecnologie in grado di recuperare le terre rare, con enormi vantaggi sia per il settore ambientale che economico. Ci sono delle chance.
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L'autore
Anna Simone
Anna Simone è una Sociologa Ambientale e si occupa di tematiche ambientali dal punto di vista sociale e culturale, contestualizzando quello che succede al posto in cui è successo per comprenderlo, analizzarlo e spiegarlo. È autrice del blog Ecospiragli.
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carmine
scrive il 23 luglio 2012 alle ore 20:32
quando è il prezzo delle schede elettroniche al kg