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Ecologia

Il legno che ci parla

Il Cnr studia gli alberi antichi. Una miniera di informazioni per la filiera legnosa ma anche per comprendere lo stato di salute del pianeta

Scritto da il 25 maggio 2012 alle 8:00 | 0 commenti

Il legno che ci parla

Photo: Ivalsa-Cnr


Si chiama dendrocronologia la disciplina che studia le variazioni annuali degli anelli di accrescimento degli alberi. Un’indagine che vanta percorsi recenti, grazie al lavoro dell’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Cnr (Ivalsa-Cnr) di San Michele all’Adige (Tn).

Ma quali sono le potenzialità concrete di questa nuova scienza? I legni antichi rappresentano un vero e proprio archivio naturale, con informazioni sull’ambiente naturale e antropologico. La loro analisi, oltre ad interessare settori quali l’archeologia e la tecnologia del legno, tocca anche discipline come l’ecologia, la geomorfologia, la climatologia.

«A spingerci verso la creazione di lunghe serie dendrocronologiche valide per tutte le specie arboree presenti a Sud delle Alpi è stato in particolare l’eccezionale ritrovamento, a Passo del Tonale in Trentino, di un tronco di abete rosso (Picea abies) risalente a circa 4.600 anni prima di Cristo – spiega Mauro Bernabei dell’Ivalsa-Cnr -. Non si tratta di un ritrovamento sporadico, poiché in molte torbiere della regione è stato rinvenuto materiale legnoso databile fino a oltre 8.000 anni fa».

Ad oggi in Italia le serie dendrocronologiche più lunghe si fermavano a circa 1.500-2.000 anni: «Con l’analisi di questo materiale – chiarisce l’esperto – contiamo di arrivare a datare in un arco di tempo di circa 9.000 anni indietro, con la precisione dell’anno, molti dei manufatti in legno di interesse archeologico scoperti nell’area».

Potenzialità che vanno ben oltre valutazioni di tipo archeologico, come si è già visto altrove. «Nel Centro-Nord Europa esistono già serie dendrocronologiche lunghe fino a oltre 12.000 anni per la quercia della Germania e circa 9.000 per le conifere (larice, pino cembro e abete rosso) del versante nord delle Alpi», continua Bernabei.

Un campionamento a tutto tondo che prende in considerazione diversi aspetti: alberi in piedi, tronchi abbattuti, torbiere in scavo e in superficie, edifici storici. «L’analisi di tali serie è tra l’altro servita agli studiosi a confermare la fase di riscaldamento globale attraversata dalla Terra».

Da qui l’importanza del database al quale sta lavorando l’équipe Ivalsa-Cnr. «Sarà una vera e propria Stele di Rosetta – conclude il ricercatore -, una scala temporale applicabile a qualsiasi reperto con grande precisione, che permetterà la ricostruzione di nuovi scenari della nostra storia».


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L'autore

Giovanna Lodato

Web editor. Formazione umanistica alle spalle, ha collaborato con diverse testate on line. Ha scritto di cultura, arte, musica ma anche di cronaca e politica, fino ad approdare all'ambiente. Da quasi due anni ecologia nonché i temi legati alla green economy e all'edilizia verde la fanno da padrone nella sua produzione giornalistica.


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