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Ecologia

Raee: quando il business non fa bene all’ambiente

Dal rapporto Unep, spunti di riflessione sullo smaltimento dei Raee, i rifiuti elettrici ed elettronici. Con uno sguardo a Europa e Italia

Scritto da il 02 marzo 2012 alle 8:10 | 0 commenti

Raee: quando il business non fa bene all’ambiente

Fonte di costose materie prime ma anche potenziale danno per la salute umana e l’ambiente. Pende tra due aghi della bilancia il ciclo di produzione e smaltimento dei cosidetti Raee, i rifiuti elettrici ed elettronici. Se i trattamenti usati in Europa consentono di recuperare fino al 95% dei materiali contenuti in molte apparecchiature, nei Paesi in via di sviluppo si sfiora solo il 25%. E molto resta ancora da fare per combattere l’export illegale di questa tipologia di scarti.

Africa: terra di nessuno

Il recente studio “Where are Weee in Africa” (Raee o Weee, in inglese) dell’Unep, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, focalizza l’attenzione su 5 Paesi dell’Africa Occidentale, che troppo spesso si fanno carico dei rifiuti provenienti dall’Occidente. Il rapporto si basa sulle stime dei Raee prodotte tra il 2009 e il 2011 in Benin, Costa d’Avorio, Ghana, Liberia e Nigeria, dove ogni anno si realizzano tra 650mila e un milione di tonnellate da consumo interno.

Vero è che circa l’85% degli apparecchi da smaltire arriva da una crescita incoraggiante, soprattutto negli ultimi anni, dei prodotti elettrici ed elettronici in loco ma resta significativo il flusso di materiali non più utilizzabili provenienti dai Paesi industrializzati. Il Regno Unito risulta il primo esportatore in Africa di EEE nuovi e usati, seguito da Francia e Germania. É invece la Nigeria il principale Paese importatore, affiancato dal Ghana.

La sfida

«Possiamo far crescere le economie dell’Africa, generare un’occupazione decente e salvaguardare l’ambiente, sostenendo una gestione sostenibile dei rifiuti elettronici e recuperando metalli preziosi e altre risorse presenti all’interno di prodotti che finiscono per essere considerati come rifiuti elettronici», fa sapere Achim Steiner, direttore esecutivo dell’Unep nonché vice segretario generale delle Nazioni Unite. In particolare Steiner si riferisce alle sostanze pericolose presenti nei Raee – quali metalli pesanti, piombo, mercurio, ritardanti di fiamma – smaltite in maniera impropria. Diffusa è la pratica dei roghi in discarica, che procede a liberare grandi quantità di piombo e mercurio in atmosfera. Ma i Raee contengono anche materie di pregio, come oro, rame, argento, indio e palladio.

«Trattare correttamente gli apparecchi elettronici ed elettrici rappresenta per molti Paesi una seria sfida per l’ambiente e la salute, ma offre anche delle possibilità potenzialmente significative per creare eco-imprese e posti di lavoro verdi», sottolinea Jim Willis, segretario esecutivo delle Convenzioni di Basilea, Rotterdam e Stoccolma. Per non parlare della possibilità di sanare una situazione composta da condizioni lavorative inique e precarie. É noto, infatti, l’impiego nel settore di manodopera minorile: «Le attività di raccolta e di smontaggio – è riportato nel documento – sono effettuate di bambini di età minore di 12 anni, ma perfino bambini di solo 5 anni vengono reclutati per lavori leggeri».

Come si muovono Ue e Italia

Per questi motivi il Parlamento Europeo sta sollecitando la creazione di norme più severe a livello comunitario. Una necessità di coordinamento internazionale sentita anche dal co-autore della relazione, il prof. Oladele Osibanjo: «Soluzioni sostenibili per la gestione dei rifiuti elettronici in Africa richiedono misure basate sul controllo delle importazioni e delle esportazioni, sulla raccolta ed il riciclo, così come l’elaborazione di politiche e leggi che incorporino la responsabilità allargata estesa del produttore».

Nel nostro Paese il ciclo virtuoso di raccolta e smaltimento dei Raee risulta in crescita costante. Nell’ultimo anno sono state smaltite 86.400 tonnellate di rifiuti elettrici ed elettronici, ovvero il 6% in più rispetto al 2010 (dati Ecodom). Dagli apparecchi raccolti nel 2011, sono state ricavate quasi 57mila tonnellate di ferro, 6.831 t di materie plastiche, 2.500 t di alluminio e 1.500 t di rame. In cima alle regioni più virtuose nella gestione dei RAEE si trovano la Lombardia (13.395 t), la Sicilia (9.988 t) e l’Emilia Romagna (9.159). Si piazzano bene anche il Veneto (8.941 t), il Piemonte (8.222 t) e la Toscana (7.754 t).

Risultati che sembrano destinati ancora a crescere, con l’approvazione da parte del Parlamento europeo dell’aggiornamento alla direttiva 2003 sulla gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Sulla base dei nuovi obiettivi ogni Paese dovrà, entro il 2016, raccogliere 45 t di rifiuti elettronici per ogni 100 t di prodotti venduti nei tre anni precedenti. Cifra che, alla scadenza del 2019, sarà portata al 65%.


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L'autore

Giovanna Lodato

Web editor. Formazione umanistica alle spalle, ha collaborato con diverse testate on line. Ha scritto di cultura, arte, musica ma anche di cronaca e politica, fino ad approdare all'ambiente. Da quasi due anni ecologia nonché i temi legati alla green economy e all'edilizia verde la fanno da padrone nella sua produzione giornalistica.


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