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Dall’Italia alle colonne d’Ercole in bicicletta

cicloturismo

Dall’Italia alle colonne d’Ercole in bicicletta

Il 1° maggio Tullio Berlenghi partirà dall'Italia in compagnia della sua bicicletta per raggiungere le Colonne d'Ercole in 30 giorni. Questa è la storia del suo viaggio

Scritto da il 18 aprile 2016 alle 8:27 | 0 commenti

Dall’Italia alle colonne d’Ercole in bicicletta

Tullio Berlenghi è un nome noto a Tekneco. Esperto normativo e estensore di proposte di legge in materia ambientale, lo intervistammo proprio per approfondire lo stato della ciclabilità in Italia. Munito di passione e di qualche giorno di ferie ha deciso di raggiungere le Colonne d’Ercole partendo dall’Italia. Compagna di viaggio? La sua storica bicicletta. Data di partenza? Primo Maggio. Ecco come è nata questa avventura sulle due ruote…

Tullio, se nato ciclista o lo sei diventato?

No, non sono nato ciclista. Quelli della mia generazione (a parte chi viveva in qualche “isola felice” tra Emilia Romagna e Veneto) non consideravano la bicicletta un vero e proprio mezzo di trasporto, ma un bellissimo giocattolo che, come tale, doveva essere abbandonato nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza. A quel punto i pedali andavano sostituiti con un mezzo a motore e quindi con un cinquantino a quattordici anni, magari il 125 a sedici sino ad arrivare, compiuta la maggiore età, all’agognata automobile.

Secondo te perché, crescendo, accade questo fenomeno e, di conseguenza, si appendono le ruote al chiodo?

E’ una questione culturale. Io sono figlio dell’Italia degli anni ’70, un paese in piena motorizzazione di massa: grazie ad una potentissima campagna mediatica l’automobile era diventata simbolo di affermazione sociale. Da ragazzo abitavo a Taranto, una città pianeggiante piuttosto piccola e con un clima decisamente favorevole, eppure nessuno usava la bici e il centro abitato era assediato da un traffico impressionante. All’epoca a nessuno veniva in mente di mettere in discussione quel modello di mobilità in una città, tra l’altro, già vittima dell’inquinamento di uno dei più grandi stabilimenti siderurgici d’Europa.

E la bicicletta quando l’hai (ri) scoperta?

Da grande. Durante una vacanza in montagna ho partecipato ad un’escursione in mountain bike organizzata da un gruppo di ragazzi e mi sono letteralmente innamorato della bicicletta, della sua capacità di portarti praticamente ovunque e alla velocità più idonea ad apprezzare la bellezza dei luoghi che attraversi. Poi è stato tutto un crescendo: ho scoperto la bici da corsa e il piacere (misto a molta sofferenza) di misurarsi con i passi alpini, la praticità della bici in città, la sensazione di libertà del cicloturismo: alla fine più che una passione è diventata una dipendenza.

Andiamo verso la bella stagione e le vacanze. In Italia è possibile organizzare vacanze di cicloturismo? Tu le hai mai fatte?

L’Italia, tanto per cambiare, è un po’ indietro rispetto ad altri paesi sul tema del turismo in bicicletta e non ha certo la rete di itinerari ciclabili che vantano altri paesi europei, a cominciare dalla Danimarca. Va detto che, però, qualcosa sta cambiando e nel mercato si stanno affacciando operatori turistici specializzati e strutture alberghiere attente alle esigenze dei ciclisti. Io preferisco il “fai da me”: sono ormai quattro anni che, con un eterogeneo e strampalato gruppo di amici, organizziamo delle pedalate “coast to coast”, attraversando le regioni d’Italia che affacciano su due mari. Abbiamo già percorso la Basilicata (ispirati dal film di Rocco Papaleo), la Sardegna, la Calabria e la Puglia: sono state esperienze indimenticabili.

 

Parlaci ora del tuo viaggio in solitaria verso le Colonne d’Ercole. Come mai hai scelto questa meta?

Questo viaggio è un battesimo, sia per la scelta dei luoghi sia per la decisione di percorrerli in solitaria. Normalmente quando decido di fare un viaggio in bicicletta cerco di dargli un senso, di avere un obiettivo, un punto di riferimento. Le Colonne d’Ercole rappresentano un luogo denso di significato, sia sotto il profilo geografico (una volta erano considerate la fine del mondo), sia sul piano simbolico, perché rappresentano il limite con cui siamo sempre chiamati a confrontarci.

 

Per un viaggio del genere di che attrezzatura ti sei dotato? Userai una nuova bicicletta?

Nel viaggio mi accompagnerà la mia vecchia bicicletta, di ben 22 anni. Ho semplicemente aumentato il numero delle borse che di solito porto con me. Prima avevo solo le due posteriori, per questo viaggio ne ho aggiunte due sulla ruota anteriore e un bauletto per il manubrio. Comunque in queste circostanze è meglio cercare di non appesantirsi troppo perché ogni chilo in più si fa sentire (soprattutto nelle salite).

Dovremo aspettare il tuo ritorno per sapere come è andata o sarà possibile seguirti in qualche modo durante il tragitto?

 La mia intenzione è quella di scrivere un diario di viaggio on line su un blog che ho creato per l’occasione (www.allecolonnedercole.com) nel quale ospiterò anche i messaggi delle realtà associative delle quali condivido spirito e finalità e che hanno scelto di accompagnarmi durante questa avventura. Grazie al blog e alla mia pagina facebook sarà facilmente possibile individuare esattamente – tramite GPS – la mia posizione durante la pedalata: forse mi perderò, ma tutti potranno sapere dove mi trovo! Al termine di ogni tappa, se le forze mi assisteranno, aggiornerò il blog con qualche foto e con un breve resoconto della giornata.

 


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L'autore

Letizia Palmisano

Giornalista dal 2009, esperta di tematiche ambientali e “green” e social media manager. Collabora con alcune delle principali testate eco e scrive sul suo blog letiziapalmisano.it. È consulente sulla comunicazione 2.0 di aziende ed eventi green e docente di social media marketing. In 3 aggettivi: ecologista, netizen e locavora (quando si può).


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