Entro il 2020 in orbita le prime centrali solari spaziali
Le centrali solari spaziali non sono più utopia: accelerano i progetti giapponesi, europei e americani. Trasferiranno sulla terra l'energia solare catturata dal Sole
Photo: NASA
Utilizzare la luce del sole direttamente nello spazio per produrre energia elettrica. Non solo design avveniristico e progetti avanzati: le centrali solari orbitali saranno entro qualche anno una realtà consolidata.
L’agenzia spaziale giapponese, Jaxa, ha annunciato che entro il 2030 lancerà una centrale solare spaziale dotata di 4.000 metri quadrati di pannelli fotovoltaici che orbiteranno a 36 mila km di distanza dalla Terra per produrre energia pulita: la nuova tecnologia messa a punto da Jaxa consiste in due grandi collettori a specchio che catturano l’energia dal Sole attraverso i pannelli fotovoltaici orbitanti e la convertono in un fascio laser a infrarossi (oppure grazie ad antenne attraverso l’utilizzo delle microonde ) che viene inviato sulla Terra.
Attraverso questa tecnologia di Solar Power Based System (SSPS) la centrale spaziale di Jaxa potrà produrre 1.371 watt per metro quadro (rispetto ai 170W prodotti sulla Terra) e avrà una massa di 10.000 tonnellate con un costo di 40 miliardi di euro (inviare una stazione in orbita costa circa 4 euro al grammo): sul pianeta questa quantità di energia potrà essere trasformata in elettrica o idrogeno per usi pratici.
Anche l’Europa ha in cantiere un progetto simile: entro il 2020 grazie alla società spaziale europea Eads Astrium 2 se ne potrà lanciare una più piccola usando il ltelescopio spaziale Herschel che è già in robita e capace di focalizzare il laser e inviarlo sul pianeta dove basterà installare dei pannelli fotovoltaici per convertire l’energia inviata dallo spazio. L’importanza di avere un cielo l’impido nel quale inviare l’energia sarà fondamentale, gli scienziati stanno lavorando a migliorare il rendimento delle celle fotovoltaiche, perfezionare la tramissione di energia mediante tecniche laser e ad onde radio, robot in grado di costruire la centrale autonomamente.
Il problema principale è sempre quello di ammortizzare i costi di una centrale solare nello spazio: ottenere 22 GW costerebbe 120 miliardi di euro e l’investimento si ammorterebbe dopo un break-even di circa 30 anni. L’utilizzo del Sole, una energia infinita finchè sarà presente, è continuo in quanto raccogliendo la sua energia fuori l’atmosfera di continuo e senza interferenze consente di raccogliere energia pulita e rinnovabile e ridurre le emissioni poichè la trasmissione parte proprio dallo spazio.
E’ dalla scoperta del 1968 del dottor Peter Glaser che la Nasa e il Dipartimento dell’Energia americana indagano e studiano queste applicazioni ma dopo il taglio di fondi deciso nel 1980 dall’amministrazione Reagan è stato abbandonato contrariamente al Giappone che insieme a Jaxa è tra i Paesi all’avanguardia. Le centrali solari orbitali possono essere utili nella vita quotidiana, per alimentare la tecnologia di tutti i giorni e anche nei casi di calamità naturale: in caso di black out una antenna portatile potrebbe catturare l’energia proveniente dalla stazione e metterla a disposizione.
Anche gli Usa comunque puntano sempre più sul fotovoltaico: con un progetto da 6 miliardi di dollari nascerà nel deserto del Mojave tra la California e l’Arizona, la centrale fotovoltaica di Blythe tra le più grandi al mondo. L’impianto, che creerà 1000 posti di lavoro di cui circa 300 in pianta stabile, sarà composto da 4 centrali solari da 250 megawatt ciascuna e produrrà fino a 1GW con la capacità di alimentare dalle 300 alle 700 mila abitazioni.
In Italia non siamo fermi: la centrale fotovoltaica più grande, quella di Montalto di Castro (TV), continua a crescere e terminati i lavori raggiungerà gli 85MW di potenza.
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L'autore
Dario Salvelli
Dario Salvelli, 27 anni, blogger e freelance, studia ingegneria elettronica alla Seconda Università di Napoli. Collabora con Nòva 24 de Il Sole 24 ore, WIRED, Excite Italia. Segue i temi legati all'innovazione e all'ICT e si occupa di comunicazione, marketing e consulenze per i social media.
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dduck
scrive il 14 giugno 2011 alle ore 22:53
Dal punto di vista puramente tecnologico è una cosa interessante, dal punto di vista economico è una cazzata immane. Che serva per laboratorio di ricerca posso capire, ma sparare che il futuro le fabbriche sulla terra andranno con questi trabicoli costosissimi è un'assurdità. Solo che la gente ci crede e vota SI al referendum, Il futuro (prossimo) dell'energia è carbone, petrolio, idroelettrico, metano e NUCLEARE. mettitelo in testa. La Polonia, la Bulgaria, la Turchia, l'Iran, persino l'Armenia stanno progettando nuovi reattori.
Anna Simone
scrive il 15 giugno 2011 alle ore 10:41
Gentile Dduck, “il futuro (prossimo) dell’energia è carbone, petrolio, idroelettrico, metano e NUCLEARE mettitelo in testa. La Polonia, la Bulgaria, la Turchia, l’Iran, persino l’Armenia stanno progettando nuovi reattori”. Il nostro futuro non sarà nel nucleare con la N maiuscola come ha scritto lei, dal momento che c’è appena stato un Referendum e visto il numero, significativo, dei Sì considererei la faccenda superata e chiusa. Quello che sarebbe sensato, a mio avviso, sarebbe pensare e attuare un piano energetico nazionale dal momento che, come saprà, quello che abbiamo risale al lontano 1986. Saluti Anna Simone