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Edilizia, più semplice la compatibilità paesaggistica

Dal 10 settembre entrerà in vigore il DPR che snellisce il procedimento di autorizzazione paesaggistica per i piccoli lavori edilizi. Qualcuno lancia l'allarme

Scritto da il 31 agosto 2010 alle 8:03 | 1 commento


Stanno per arrivare nuove norme che renderanno più facile ottenere l’autorizzazione di compatibilità paesaggistica in caso di interventi sugli edifici.  Secondo alcuni esperti, l’Italia rischia così di fare un passo indietro nel concetto di edilizia sostenibile: gli abusi sarebbero dietro l’angolo.

E’ stato, infatti, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 199 del 26 agosto 2010 il  DPR n.139 del 9 luglio 2010 che fissa le regole per il “procedimento semplificato di autorizzazione paesaggistica per gli interventi di lieve entità, a norma dell’articolo 146, comma 9, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni”.

Il provvedimento entrerà in vigore dal 10 settembre e, a partire dalla presentazione delle domande con la nuova procedura, è prevista entro 60 giorni una risposta definitiva dalla pubblica amministrazione di competenza. Le domande dovranno essere corredate da una relazione semplificata redatta da un tecnico abilitato.

In caso di valutazione positiva di compatibilità paesaggistica dell’intervento, l’amministrazione locale invia la pratica al soprintendente e, se anche la sua valutazione è positiva, questi esprime il suo parere vincolante al quale l’amministrazione locale immediatamente si adegua rilasciando l’autorizzazione. Mentre, se la valutazione è negativa, il sovrintendente rigetta l’istanza e ne dà comunicazione all’ente locale.  In questo caso l’interessato può chiedere al soprintendente di  pronunciarsi  sulla  domanda  di  autorizzazione paesaggistica semplificata.

Nell’allegato del provvedimento sono elencate le tipologie di interventi che tutelano i luoghi e l’aspetto dei beni paesaggistici. Come si osserva nel documento, in assenza di un vincolo specifico, sarà semplificato l’incremento di volume non superiore al 10 per cento della volumetria della costruzione originaria e comunque entro i 100 metri cubi. Sono previsti, tra gli altri, interventi che modificano in modo rilevante gli edifici esistenti, come la demolizione e ricostruzione con il rispetto di volumetria e sagoma preesistenti.

Secondo Paolo Pileri, docente di ingegneria del territorio al politecnico di Milano «bisogna capire questo decreto da che parte sta. Il nostro è un Bel Paese perché ha un bel paesaggio o perché bisogna semplificare a tutti i costi? Mi sembra, insomma, che la nuova norma tuteli più chi deve chiedere l’autorizzazione che l’amministrazione». Di un’altra opinione, invece, Fulvio Fulvio Irace, docente di storia dell’architettura contemporanea al politecnico di Milano: «questa legge nasce dalla presa di consapevolezza che esistono trasformazioni minute degli edifici che sono appesantite dalla burocrazia».

Anche sostituire un mattone scheggiato è un’operazione complessa: sotto questo punto di vista l’idea di snellire le pratiche è buona, anche per consentire ai tecnici, che sono pochi, di concentrarsi sui casi più complessi». E poi conclude: «Il pericolo è semmai la discrezionalità, i cui margini andrebbero ridotti al massimo».


Commenti

È stato inserito 1 commento.

  • Vincenzo
    scrive il 14 ottobre 2010 alle ore 11:52

    "come la demolizione e ricostruzione con il rispetto di volumetria e sagoma preesistenti." Questa tipologia di costruire case o palazzi e cioè demolire per poi ricostruire è un ottimo modo per tutelare il nostro ambiente. Noi invadiamo sempre nuove aree quindi sottraendo terreno per la nostra preziosa agricoltura e allevamento, per costruire nuove aree residenziali e industriali, a volte abbandonando anche vecchie case. Oltretutto abbattendo e ricostruendo case o palazzi si permetterebbe di edificare con nuove tecnologie energeticamente più sostenibili.

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L'autore

Gabriella Longo

E' laureata in comunicazione e multimedialità. Si occupa di ambienti multimediali per l'apprendimento. Segue l'evoluzione della tecnologia, in particolare nel suo rapporto con la divulgazione e con il racconto del mutamento della nostra società.


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