Sole in bilico
lo sviluppo impetuoso del fotovoltaico potrebbe portare a uno stallo. le ricette per evitarlo ci sono. Eccole
Photo: Lavorazione di un pannello fotovoltaico thin film - Cortesia: Inventux
Più volte abbiamo detto che gli incentivi in Italia erano troppo elevati e alcune associazioni hanno sbagliato a spingere per farli lievitare– afferma il Direttore scientifico del Kyoto Club, Gianni Silvestrini.
Energia solare: obiettivo centrato con nove anni d’anticipo. E non si parla di Germania, ma d’Italia e a dare questa notizia non è un’associazione ambientalista, ma il Gestore dei Servizi Energetici (Gse) che ha reso noti i dati di quella che può essere definita una vera e propria “valanga” fotovoltaica. «A fine 2010 sono stati raggiunti i 3.000 MWp installati con 150 mila impianti, un incremento del 160% rispetto all’anno precedente, mentre stanno tagliando il traguardo altri 4.000 MWp. Sono pervenute comunicazioni per altri 55 mila impianti per una potenza di 4 GWp a seguito della legge 129/2010 che riconosce le tariffe 2010 agli impianti che entreranno in esercizio entro giugno 2011, purchè abbiano comunicato la fine dei lavori entro il 2010», si legge in una nota del Gse. «Gli ultimi 1.000 MWp potrebbero – prosegue il Gse - essere installati nel secondo semestre facendo raggiungere a fine anno l’obiettivo del Piano d’Azione Nazionale sulle rinnovabili per il fotovoltaico previsto al 2020».
Italia virtuosa nel fotovoltaico? Forse. Non è tutto oro ciò che deriva da questi numeri, infatti. Si fa strada tra molti osservatori l’idea della “bolla fotovoltaica” e che quest’aumento si farà sentire ben presto sulle tariffe elettriche. La responsabilità è del dispositivo che ha consentito lo slittamento di sei mesi degli incentivi 2010, cosa che con ogni probabilità ha spinto parecchi soggetti a fare finte dichiarazioni di “fine dei lavori”. «Più volte abbiamo detto che gli incentivi in Italia erano troppo elevati e alcune associazioni hanno sbagliato a spingere per farli lievitare– afferma il Direttore scientifico del Kyoto Club, Gianni Silvestrini. Una visione lungimirante avrebbe dovuto premere per far diminuire le tariffe tenendo conto del calo dei prezzi di realizzazione degli impianti». Il problema è quello di rendere lineare lo sviluppo del mercato evitando fenomeni di stop and go deleteri per le aziende. Consci di questo pericolo in Germania hanno messo in piedi un processo partecipato tra l’esecutivo della Cancelliera Angela Merkel e le aziende, per introdurre forti riduzioni agli incentivi, al fine di tracciare una sorta di road map lineare per lo sviluppo del fotovoltaico. «Ora occorrerà agire con intelligenza per evitare contraccolpi come è successo con il crollo del mercato fotovoltaico in Spagna– prosegue Silvestrini. E bisogna favorire il raggiungimento rapido della grid parity». Insomma l’obiettivo degli incentivi futuri deve essere quello di favorire la maturità del fotovoltaico “accompagnandolo per mano” nella sua crescita. «Dovrebbero essere tagliati drastica- mente almeno del 50% gli incentivi per gli impianti al di sopra dei 5 MWp, conclude Silvestrini. Mentre si dovrebbe finanziare la ricerca e la creazione di imprese nel settore solare, come si è fatto nella passata legislatura con il programma “Industria 2015” che è stato messo da parte da questo Governo».
Sul boom del fotovoltaico le perplessità non sono solo del Kyoto Club. «È necessario recepire l’obiettivo che era stato inviato nel giugno scorso al Governo da sedici associazioni, nel quale si indicava come valore realisticamente raggiungibile quello compreso tra i 15 e i 18 GWp, per non rallentare lo sviluppo del settore, afferma G.B.Zorzoli, presidente di Ises Italia. E in questo contesto deve essere riesaminata la questione degli incentivi, sostituendo l’ipotesi d’adeguamento ogni tre anni con un meccanismo permanente correlato a parametri certi, come i costi delle tecnologie, il prezzo del kWh per l’elettrico e del gas per il termico definendo una revisione complessiva degli incentivi». Ed è critico anche il neo presidente di Anie-Gifi, Valerio Natalizia che afferma: «un impulso alla crescita così improvviso non è sano per il fotovoltaico. Lo dimostrano esperienze analoghe recenti in altri paesi europei che hanno generato improvvisi ripensamenti e modifiche al sistema incentivante».
Oltre ai problemi squisitamente di mercato, oltretutto, non sono pochi coloro che pensano anche alle reazioni del quadro politico che in presenza di simili dati potrebbe essere tentato di azzoppare il settore su altri fronti oltre quello degli incentivi. Con il Decreto legge di recepimento della nuova direttiva sulle rinnovabili, varato dal Consiglio dei Ministri, che limita a 1 MWp la potenza massima degli impianti a terra e introduce il fatto che non si possa utilizzare più del 10% del terreno disponibile per il fotovoltaico lo stop sarebbe generale. Il tutto in nome «della protezione dei terreni agricoli dalla speculazione industriale», come sostiene il Ministro dell’Agricoltura Giancarlo Galan. Certo è che il quadro italiano è da un lato appetibile per gli alti incentivi, mentre dall’altro è considerato molto problematico per le complicazioni autorizzative che variano da regione a regione. Per queste ragioni molti operatori ritengono che i protagonisti del terzo Conto Energia saranno gli impianti, anche di grandi dimensioni, sulle coperture che non necessitano di autorizzazioni complicate, hanno a disposizione la rete e possono lavorare in sinergia con le attività industriali sottostanti.
Il nodo del nucleare
A complicare ulteriormente il quadro c’è la contrapposizione tra rinnovabili, fotovoltaico ed eolico in primis, e nucleare che oggi praticamente tutti, filo e anti nucleari, danno come incompatibili. Alla radice di ciò con ogni probabilità, c’è la coperta stretta del quadro economico finanziario legato alle due fonti che in uno scenario di oversupply come quello italiano difficilmente possono coesistere, specialmente quando la Bocconi, in un recente studio ha fissato per l’Italia in 42 miliardi di euro gli investimenti al 2020 in rinnovabili, data nella quale se si andrà avanti nel nucleare sugli Epr saranno stati investiti 28 miliardi di euro, senza aver prodotto un solo kW dall’atomo.
Una schiarita potrebbe arrivare dal raggiungimento della grid parity che sarà frutto in gran parte della diminuzione del costo dei pannelli che oggi è intorno ai 0,76 €/Wp e che dovrebbe arrivare a 0,5 €/Wp verso il 2015, ma non solo. È attesa, infatti, nei prossimi anni anche una riduzione del 50% del costo per Watt degli inverter e la distribuzione del fotovoltaico sul territorio potrebbe portare, vista la prossimità tra produzione e consumi, a delle economie importanti sul fronte dell’efficienza di rete.
L’esempio tedesco
Come uscire comunque dall’impasse? Dall’esempio tedesco arrivano indicazioni utili. Nel 2010, infatti, la Germania ha installato 8 GWp, portando il fotovoltaico a 17 GWp, nonostante il taglio del 26% degli incentivi. In pratica nelle giornate estive la Germania arriva a coprire il 10% della domanda elettrica, percentuale che in Baviera tocca il 25%. Questi numeri uniti alle previsioni di crescita hanno aperto la discussione sia sull’impatto economico delle tariffe, sia sulla gestione della rete. Per quanto riguarda la prima questione i tedeschi hanno fissato una riduzione degli incentivi, in vista del raggiungimento della grid parity entro il 2014, mentre per quanto concerne la rete il discorso è più complesso. Se da un lato il fotovoltaico oggi copre solo il 2% della domanda elettrica, bisogna considerare che l’8% dell’elettricità è fornita dall’eolico e gli incrementi di entrambe le fonti intermittenti potrebbero avere forti impatti sulla rete. Una parte degli attori energetici tedeschi, attivi su altri fronti come fossili e nucleare, domandano semplicemente un tetto annuo alle installazioni fotovoltaiche, mentre altri esperti chiedono che si inizi a cambiare la logica attuale, nella quale la produzione si adatta alla richiesta, ribaltandola “iniettando” una certa dose d’intelligenza nella rete che gestendo la domanda anche in base all’intermittenza delle rinnovabili dovrebbe riuscire a gestire al meglio queste fonti. E le prime esperienze statunitensi in fatto di smart grid danno ragione a ciò, visto che con queste reti i consumi scendono del 10-15%. Le rinnovabili e le reti intelligenti, quindi, faranno da volano all’efficienza energetica, con benefici sia per l’ambiente, sia per la bolletta.
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L'autore
Sergio Ferraris
Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.
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