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Rinnovabili, riesplode la polemica sugli incentivi

Il Def del Governo ha aumentato la tassazione sulle agro energie. Al vaglio c’è anche un intervento retroattivo sui grandi impianti

Scritto da il 28 aprile 2014 alle 10:21 | 3 Commenti

Rinnovabili, riesplode la polemica sugli incentivi

Ritorna la maretta nel comparto rinnovabili. Il motivo, come sempre capita in queste occasioni, è l’incentivazione alle fonti rinnovabili. Un intervento, in particolare, è certo come evidenzia una nota di Agrinsieme, il Coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari e riguarda il comparto delle agro energie. Sotto accusa è il Def appena approvato dal Governo Renzi, che va a colpire l’equilibrio economico-finanziario delle imprese agricole che hanno investito nel settore delle rinnovabili.

In buona sostanza, tutte le entrate derivanti dalla produzione di energia pulita saranno tassate al 25%, mentre in precedenza la tassazione era legata alla rivalutazione delle rendite catastali, dunque era decisamente inferiore: “La determinazione del reddito con l’aliquota del 25% sull’ammontare dei corrispettivi, con il cambio delle regole d’imposizione “in corso d’opera”, produce, infatti,  effetti dirompenti sui piani d’investimento e sulle fonti di finanziamento bancario.  Peraltro – sottolinea Agrinsieme -  la pesante tassazione genera un gettito di gran lunga superiore a quanto  stimato dal Governo, che impone un profondo ripensamento della misura , in particolare per i settori del biogas e delle biomasse, che utilizzano  materia prima agroforestale, effluenti zootecnici, sottoprodotti,  con positive ricadute economiche sul territorio”. Ma poiché questo intervento serve a coprire i famosi 80 euro in busta paga appare difficile ipotizzare un cambiamento da parte dell’Esecutivo.

Molto meno concreti sono i rumors su un altro possibile intervento che riguarda la produzione da fonti rinnovabili, in particolare i grandi impianti oltre i 200 kW. In questo caso, al vaglio del ministero Sviluppo economico ci sarebbe l’ipotesi del taglio del 20% la remunerazione degli impianti esistenti, a fronte di un’estensione di 5-7 anni del periodo di incentivazione.

Un intervento di questo tipo, però, di fatto sarebbe retroattivo e scatenerebbe un’ondata di ricorsi anche in sede europea. Il punto è che – inevitabilmente – ogni Governo ha la tentazione di mettere in discussione gli incentivi assegnati negli anni passati, che pesano per oltre 11 miliardi di euro l’anno sulla bolletta elettrica degli italiani, più o meno quanto una mini manovra finanziaria. Ma l’effetto, più che di diminuire la bolletta elettrica, è soltanto quello di aumentare ansia e confusione nel settore della green economy.


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L'autore

Gianluigi Torchiani

Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili


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