ecologia e ricerca
Fondi del caffè: pellet, concime bio e idee green
Il Distretto Industriale del Caffè di Trieste vuole sviluppare un progetto, con l’Università di Udine, per riutilizzare in chiave ecosostenibile i fondi di caffè
Photo: Ben Cumming
Si allarga l’interesse alle potenzialità dei fondi del caffè. Dopo la formalizzazione dell’accordo di collaborazione tra l’azienda Cda e Blucomb, spin-off dell’Università di Udine, per portare avanti la sperimentazione della trasformazione dei fondi in pellet e concime “bio”, c’è un nuovo, promettente sviluppo.
Il Distretto Industriale del Caffè della Provincia di Trieste ha mostrato un interesse significativo a studiare con lo stesso spin-off dell’ateneo le potenzialità del progetto a più ampia scala. Si tratta di uno dei distretti più importanti d’Europa: nella provincia triestina si sdogana quasi il 30% del caffè importato in Italia, con una concentrazione di imprese legate alla filiera produttiva di questo prodotto pressoché unica.
«Il Distretto raggruppa 12 torrefazioni, più di 2000 esercizi pubblici sul territorio per un potenziale stimabile di 2 tonnellate di fondi di caffè al giorno, solo considerando Trieste – spiega Costanza Zavalloni, ricercatrice dell’Università di Udine e attiva in Blucomb – L’idea sarebbe quella di coinvolgere l’amministrazione comunale del capoluogo ad avviare una raccolta dedicata ai fondi di caffè, oggi destinati alla raccolta differenziata generica premiando bar e caffetterie virtuose. Un’altra idea allo studio è la produzione, tramite stufa pirolitica, di energia termica dai pellet di caffè, adottabile dagli stessi esercizi commerciali che forniscano i fondi».
Dall’altra parte c’è la volontà di sfruttare anche il rivestimento dei chicchi del caffè, scarti di lavorazione delle torrefazioni, materia prima utile per creare biomassa immediatamente utilizzabile.
Ma non finisce qui: lo stesso distretto e AnimaImpresa, insieme a Cda, hanno deciso, durante un incontro informale, di portare avanti un’iniziativa comune tesa allo sfruttamento dei fondi di caffè tramite un progetto di ricerca o di sviluppo-innovazione, esteso a tutto il Friuli Venezia Giulia e sostenibile grazie a fondi regionali o comunitari.
Molte idee e progetti, quindi, destinati a un loro sviluppo, per portare avanti idee ecosostenibili, un po’ come quella sviluppata a Capannori (Lucca) in collaborazione con Lavazza per lo sfruttamento dei fondi del caffè nelle capsule e il loro impiego nella formazione di un substrato utilizzato per la coltivazione di funghi commestibili, con ottime proprietà nutritive e farmaceutiche.
«Nel nostro caso il progetto iniziale su cui si sta lavorando è utilizzare la biomassa dei fondi del caffè come combustibile per pirolisi e per ottenere un carbone vegetale di alta qualità utile come ammendante “bio” per concimare il terreno. Il carbone vegetale ha proprietà interessanti in quanto, una volta interrato, permette un sequestro di carbonio nel tempo lunghissimo (nell’ordine di centinaia di anni) ed è ricco di elementi nutritivi in buona parte disponibili per la pianta come calcio, potassio, magnesio e fosforo. Inoltre consente di aumentare la capacità la ritenzione idrica nel suolo grazie alle sua natura porosa» conclude Zavalloni.
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L'autore
Andrea Ballocchi
Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
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