Decreto rinnovabili, a un passo il via libera
Approvato anche al Senato. Proroga per sistema di incentivi, ritiro certificati verdi, floor minimo per aste e limite nel fotovoltaico agricolo
Photo: NewsSpy
L’Italia fa un passo importante per l’introduzione degli obiettivi 2020 riguardo le fonti rinnovabili. La decima Commissione Industria del Senato ha approvato il testo del decreto legge sulle rinnovabili che segue la direttiva 2009/28/CE dell’Unione Europea. L’ultima parola prima del via libera definitivo ora spetta al Governo che dovrà valutare alcune osservazioni e variazioni in merito. Per accelerare l’iter, in seguito anche alle proteste degli operatori, l’emanazione dei prossimi decreti ministeriali utili ad attuare la legge dovranno pervenire entro 6 mesi e non entro 1 anno come previsto dal provvedimento governativo.
Proroga per il nuovo sistema di incentivi
Nella bozza di testo la Commissione ha chiesto di prorogare di un anno (2014 invece del 2013) l’entrata in vigore del nuovo meccanismo di incentivi per gli impianti di energie rinnovabili affinché ci sia una adeguata programmazione degli investimenti che potranno arrivare grazie a meccanismi di project financing per incentivare la produzione di rinnovabili con tariffe premiali differenziate in caso di particolari aree come quelle agricole. Secondo la commissione la dilazione “consentirà ai soggetti interessati agli investimenti una programmazione e realizzazione degli investimenti stessi in un arco temporale minimo adeguato rispetto alla definizione completa del quadro normativo e regolatorio”.
Il sistema di incentivi proposti dal decreto sarà del tipo feed in premium con una quota a parte fissa e una variabile che segue l’andamento del prezzo del mercato dell’energia mentre per quanto riguarda le aste il Ministero dello Sviluppo Economico (MSE) con specifico decreto su proposta dell’Autorità per l’energia (AEEG) fisserà un floor minimo, un livello al di sotto del quale le offerte non potranno scendere. Inoltre è stato chiesto di innalzare la soglia della potenza degli impianti da 5 MW a 10 MW e di applicare anche alle aree militari la concessione dei soggetti pubblici a terzi mediante gara dei tetti degli edifici di proprietà per realizzare impianti rinnovabili con scambio sul posto.
Certificati verdi
E’ stato introdotto il ritiro dei certificati verdi in eccesso all’85% del prezzo invece del 70% previsto in precedenza mentre per il fotovoltaico agricolo che ha un limite di potenza installata a 1 MW ed un rapporto tra potenza nominale e superficie del terreno non superiore a 50 kW per ogni ettaro è stato chiesto di incrementare quest’ultimo fino a 200 KW con l’esclusione dei terreni marginali, incolti, abbandonati, aree industriali dismesse o inquinate, demanio militare e cave esaurite.
Al fine di evitare e contenere le speculazioni riguardo gli incentivi la Commissione indica che il ”soggetto autorizzato a realizzare l’impianto debba corrispondere all’atto di presentazione della domanda un contributo variabile a seconda della tipologia e delle dimensione dell’impianto ed adeguate garanzie economico-finanziarie e tecniche alla realizzazione dell’impianto”. In tal senso nella condizione 20 si rimanda al Governo la scelta di definire un burden-sharing regionale che responsabilizzi le autorità locali nel raggiungimento dell’obiettivo nazionale al 2020 anche “attraverso la previsioni di meccanismi premiali o sanzionatori per gli enti territoriali” considerando le “condizioni tecniche e le potenzialità di risorse e impieghi presenti sul territorio”.
Per le domande di incentivazione presentate al GSE bisognerà soddisfare solo quelle che prevedono “un incremento della produttività, l’impiego di nuove tecnologie e un miglioramento dell’impatto ambientale”. In tal senso viene esteso anche ai pannelli solari per la produzione di acqua calda sanitaria (solare termico) il bonus volumetrico del 5% in caso di nuovi edifici o ristrutturazioni che assicurino copertura dei consumi di calore, elettricità e raffrescamento superiore al 30%. Per quegli edifici o ristrutturazioni rilevanti con una superficie netta superiore a 1000mq la copertura da fonti rinnovabili dovrà essere pari al 50% per la produzione di acqua calda sanitaria e del 20% per il fabbisogno relativo al riscaldamento e al raffrescamento.
Per ridurre le emissioni è stato proposto di usare i proventi derivanti dalle aste per l’acquisto di diritti di emissione di CO2 che si raccoglieranno dal 2013 in poi per l’incentivazione delle fonti rinnovabili nel settore elettrico. Le nuove misure di incentivazione insieme alla rimodulazione dei certificati verdi dovrebbero evitare la stangata in bolletta degli incentivi italiani.
D’altronde i tempi sono sempre più stretti ed i requisiti diventano più alti: in un documento di Bruxelles riguardo la strategia per un’economia low-carbon, la Roadmap 2050, ci sarebbe un 5% di riduzione in più dei gas serra che arriverebbe così al 25% invece dell’attuale 20% ritenuto poco ambizioso. La mappa prevede diverse tappe di avvicinamento anche se con un sensibile aumento della spesa: gli obiettivi salirebbero a 40% al 2030, 60% al 2040 fino ad arrivare all’80-95% entro il 2050.
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L'autore
Dario Salvelli
Dario Salvelli, 27 anni, blogger e freelance, studia ingegneria elettronica alla Seconda Università di Napoli. Collabora con Nòva 24 de Il Sole 24 ore, WIRED, Excite Italia. Segue i temi legati all'innovazione e all'ICT e si occupa di comunicazione, marketing e consulenze per i social media.
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