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Decreto rinnovabili, pioggia di modifiche richieste

La proposta in esame al Parlamento non convince associazioni di categoria e ambientalisti: alcuni punti del provvedimento, spiegano, rischiano di arrestare lo sviluppo del settore

Scritto da il 18 gennaio 2011 alle 18:12 | 2 Commenti

Decreto rinnovabili, pioggia di modifiche richieste

Photo: CTC Coop


Molti addetti ai lavori sono insoddisfatti dal Decreto Legislativo sulle Rinnovabili (che ha l’obiettivo di recepire la Direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’efficienza energetica e dell’uso delle fonti rinnovabili), approvato lo scorso novembre e attualmente in discussione al Parlamento. Altre associazioni di categoria e organizzazioni ambientaliste, pur riconoscendo il carattere innovativo della norma, si aggiungono alle prime voci critiche.

Fanno sentire la propria voce perché, nella bozza del nuovo decreto, ravvisano alcuni elementi che – anziché costituire un fattore di crescita – possono rallentare, se non addirittura frenare, lo sviluppo di comparti quali l’eolico e il fotovoltaico.

Nei giorni scorsi, una delegazione di ANIEGIFI ha presentato in Senato una relazione sulla bozza di decreto, con alcune osservazioni e sei proposte di modifica dello schema, che puntano – spiega l’associazione che rappresenta l’industria del fotovoltaico – “a uno sviluppo sostenibile e bilanciato di tutti i segmenti del mercato per consentire il raggiungimento degli obiettivi comunitari al 2020”.

Queste le proposte di modifica formulate dall’industria fotovoltaica italiana rappresentata da GIFI/ANIE:

  1. Non dovrebbe essere lasciata alla Regioni la facoltà di estendere la procedura abilitativa semplificata ad impianti fino a 1 MW di potenza;
  2. La limitazione di 50 kW per ettaro in aree agricole (con una potenza nominale dell’impianto non superiore ad 1 MW) è eccessiva. Anche alle aziende agricole deve essere data la possibilità di accedere alle tariffe incentivanti previste dalla normativa in vigore. In tal modo, gli impianti fotovoltaici rappresenterebbero una ulteriore fonte di reddito a supporto dell’agricoltura;
  3. Il periodo di garanzia dei moduli è un aspetto strettamente contrattuale/privato ed è già disciplinato dalla vigente normativa;
  4. ENEA dovrebbe essere l’organismo centrale al quale inviare obbligatoriamente i titoli di qualificazione degli installatori: questi ultimi dovrebbero essere altresì resi accessibili su un unico portale informatico a livello nazionale;
  5. Sarebbe opportuno che ai distributori di energia elettrica venga riconosciuta una maggiorazione della remunerazione del capitale investito anche per gli interventi di sviluppo fisico della rete nelle “aree critiche”;
  6. Le aste al ribasso gestite dal GSE proposte per gli impianti con potenza superiore a 5 MW potrebbe introdurre elementi di incertezza tra gli operatori del settore.

Valerio Natalizia, Presidente di GIFI/ANIE, ha inoltre illustrato le prospettive del settore: “Sono certo che l’industria fotovoltaica possa garantire al Sistema Italia almeno 15.000 MW di potenza installata al 2020 creando 80.000 posti di lavoro qualificati lungo tutta la filiera già entro il 2015. Perché ciò sia possibile dovremmo prevedere una rivalutazione del sistema incentivante ipotizzando un adeguamento delle tariffe con un’attenta analisi dei costi di sistema previsti per i prossimi anni”.

Anche Rete Imprese Italia (che riunisce Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti) ha avuto l’opportunità di manifestare le proprie idee in un’audizione presso la commissione Industria del Senato ed evidenziare i punti ritenuti più critici, tra cui i costi per sostenere il settore, che “non devono ricadere sulle bollette elettriche e del gas, finendo cosi’ per aumentare il prezzo finale dell’energia che e’ tra i piu’ cari d’Europa”, le necessità di stabilire un’unica soglia di potenza massima degli impianti autorizzabili, di procedure di qualificazione uniformi in tutto il Paese per gli installatori di chiarire gli aspetti del decreto riguardanti la cogenerazione “per evitare il rischio che impianti gia’ incentivati ottengano ulteriori incentivi”.

Il fronte delle associazioni ambientaliste vede invece unite Legambiente, WWF, Greenpeace, Kyoto Club, ISES Italia e Fondazione Sviluppo Sostenibile, che hanno espresso la propria posizione in un comunicato congiunto,  i cui contenuti fanno eco alle proposte di emendamento formulate da GIFI/ANIE.

“È singolare che il decreto, mentre cerca di potenziare energia termica e da biomasse, tolga terreno al solare e all’eolico. Basti pensare che in Germania si punta a raggiungere nel 2020 52.000 megawatt di energia solare, mentre in Italia l’obiettivo è di 8.000 megawatt”, osserva Giovanni Battista Zorzoli, presidente Ises Italia.

Fra le osservazioni maggiormente rilevanti, le associazioni auspicano l’introduzione di più puntuali indicazioni per l’individuazione degli impianti unici in virtù delle aree di collocazione, l’eliminazione dei vincoli previsti per gli impianti fotovoltaici a terra nelle aree agricole e una riconsiderazione delle dinamiche relative aste al ribasso, considerate “strumenti che possono dar luogo a pesanti  distorsioni del mercato e consentire l’ingresso di capitali finanziari dalla dubbia provenienza”.

Il mercato e la tutela della libera concorrenza sono al centro delle motivazioni dell’accoglimento, da parte del TAR della Sardegna, dei ricorsi presentati da alcune aziende – intenzionate alla realizzazione di impianti eolici nell’isola tirrenica – contro la delibera della Giunta regionale 10/3 emessa lo scorso 12 marzo per arrestare l’installazione di parchi eolici nell’isola, escludendo da tale provvedimento le realizzazioni condotte dalla Regione e gli impianti destinati ad autoproduzione e autoconsumo. La giustizia amministrativa ha giudicato il provvedimento in contrasto con la libera concorrenza, per aver previsto ingiustificate restrizioni all’accesso al mercato. “La produzione di energia anche da fonti rinnovabili avviene in regime di libero mercato concorrenziale, incompatibile sia con riserve e monopoli pubblici, sia con privative industriali. Si tratta, in altre parole, di una attività libera, soggetta ad autorizzazione e non di una attività riservata ai poteri pubblici”.


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L'autore

Dario Bonacina

Tecnico informatico, è collaboratore di alcune aziende industriali e si interessa di Internet e di tecnologia, con riguardo al loro impatto a livello economico e sociale, nonché di comunicazione e telecomunicazioni. E' autore di servizi e articoli per varie testate, emittenti radiofoniche e siti di informazione tecnologica.


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