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Un Paese sempre più efficiente | Tekneco

Tekneco #15 – Efficienza energetica

Un Paese sempre più efficiente

Presentato il nuovo Rapporto annuale dell’Enea sull’efficienza energetica: il nostro Paese risparmia energia e centra gli obiettivi. Il settore residenziale fa la parte del leone

Scritto da il 14 maggio 2014 alle 8:30 | 0 commenti

Un Paese sempre più efficiente

Presentato il nuovo Rapporto annuale dell’Enea sull’efficienza energetica: il nostro Paese risparmia energia e centra gli obiettivi. Il settore residenziale fa la parte del leone, ma i tempi sembrano maturi perché l’Italia faccia il salto definitivo.

È un’ Italia “risparmiosa” ed efficiente energeticamente quella che emerge dalle pagine del Rapporto annuale sull’efficienza energetica dell’Enea “Raee 2012”.

Un dato su tutti: i risparmi energetici complessivi conseguiti al 2012 grazie agli interventi previsti dal Piano nazionale per la efficienza energetica del 2011 ammontano a più di 73.000 GWh/anno, quasi il 30% in più rispetto al 2011.

Prima, però, di guardare ai traguardi centrati dall’Italia, è bene comprendere quale sia lo scenario internazionale che sta spingendo sempre più i Paesi industrializzati e l’Europa, in particolare, a promuovere politiche e investimenti finalizzati all’efficienza energetica.

Lo scenario mondiale

Il principale motivo che spinge verso l’efficienza energetica è il costo sempre più elevato dell’energia. Il “World Energy Outlook” dell’Agenzia internazionale per l’Energia mostra l’aumento sempre più deciso dei prezzi del petrolio: per il terzo anno consecutivo i prezzi hanno superato i 100 dollari al barile. Gli alti prezzi, insieme al miglioramento dell’efficienza energetica, hanno contribuito alla relativa riduzione dell’intensità energetica mondiale dell’1,5%.

“Il rinnovato interesse per le politiche di efficientamento degli ultimi anni è un fenomeno globale, – si legge nel Rapporto –. Da un lato la Cina si è posta l’obiettivo di ridurre l’intensità energetica del 16% entro il 2015; dall’altro gli Usa hanno adottato nuovi standard di efficienza volti ad ottimizzare il consumo di carburanti nei veicoli; l’Ue si è impegnata nella riduzione del 20% della sua domanda di energia entro il 2020; il Giappone mira a ridurre del 10% i suoi consumi elettrici entro il 2030. Anche i Paesi produttori di petrolio nel Medio Oriente, storicamente poco interessati al risparmio energetico, hanno iniziato a introdurre misure di efficienza negli impianti di condizionamento per porre freno ad una domanda crescente a livelli insostenibili per l’offerta. Tuttavia, le politiche sono ancora lontane dall’attuare il pieno utilizzo del potenziale economico dell’efficienza energetica globale”.

Come evidenzia il documento, partendo sempre dallo scenario del World Energy Outlook, i due terzi di tale potenziale economico rimangono ancora inutilizzati. Peccato, perché una “azione di successo nello sfruttamento del potenziale dell’efficienza energetica” avrebbe importanti implicazioni sui trend energetici e climatici mondiali.

Il contesto europeo

Da questi presupposti si comprende quanto l’efficienza energetica sia cruciale a livello globale. In particolare per l’Europa e l’Italia, “visti i costi attuali del suo sistema di approvvigionamento energetico” come sottolineato dal report Enea: nel 2012 il valore delle importazioni di combustibili fossili in Europa è stato equivalente al 3,2% del Pil e oltre il 10% della spesa delle famiglie è stata indirizzata a spese energetiche per trasporto e abitazione. Nello stesso anno l’Italia ha speso 57,9 miliardi di euro in importazioni di petrolio e gas, un aumento di 2,2 miliardi di euro rispetto al 2011. “In mancanza di grandi quantità di risorse energetiche nazionali, l’efficienza energetica è una priorità assoluta per contenere le crescenti importazioni e aumentare la competitività”.

L’Ue pone sempre maggiore attenzione a questo aspetto: a livello legislativo, l’entrata in vigore della Direttiva 2012/27/EU in materia ha proprio lo scopo di focalizzare gli sforzi congiunti nel centrare gli obiettivi comunitari concordati in tema di efficienza energetica. D’altronde, afferma Claudia Canevari, direttore generale Energia della Commissione europea, «l’Europa non può permettersi di sprecare energia. La realizzazione di un’Europa efficiente sotto il profilo energetico è un obiettivo dell’Ue da diverso tempo, concretizzato in modo chiaro nella Strategia Europa 2020. Questa strategia, condivisa da istituzioni europee, Stati membri e parti sociali, richiede che l’Ue adotti tutte le misure necessarie per raggiungerne gli obiettivi».Il grande impegno assunto dall’Ue sul fronte dell’efficienza energetica è ben rappresentato dal trend positivo della relativa spesa pubblica in ricerca e sviluppo. “Nel corso del passato decennio si è assistito a una tendenziale crescita della spesa dedicata al settore dell’efficienza energetica, peraltro a fronte di livelli di partenza anche molto diversi tra le varie economie. – si legge nel Rapporto –. Questa evoluzione si è verificata parallelamente a un aumento della spesa pubblica destinata alla ricerca energetica a livello aggregato che ha interessato quasi tutti i Paesi considerati. Nel 2011, i due terzi della spesa pubblica nella ricerca energetica in Ue sono stati finanziati direttamente dagli Stati membri attraverso le rispettive politiche nazionali, mentre la restante parte è stata sovvenzionata dai programmi di finanziamento della Commissione europea: Francia, Germania, Regno Unito e Italia sono i Paesi europei che hanno erogato in termini assoluti i maggiori finanziamenti di ricerca nel settore energia”.

I risultati raggiunti dall’Italia

L’Italia ha mostrato un impegno significativo in questo senso, testimoniato dal finanziamento pubblico per la ricerca e sviluppo nel settore energetico pari a circa 400 milioni di euro, con una crescita del 36% rispetto al 2005.

Da notare, come si legge tra le righe del “Raee 2012”, che in Italia la spesa in R&S nel settore dell’efficienza energetica ha superato quella destinata alle tecnologie del nucleare, che sino al 2001 assorbiva la quota più cospicua dei finanziamenti in ricerca nel settore energia (intorno al 40%), evidenziando sostanziali cambiamenti strutturali nella composizione percentuale della spesa per tecnologie energetiche. È aumentato anche il peso percentuale delle energie rinnovabili (17,3%) e delle tecnologie per lo stoccaggio (oltre il 25%). Per quanto riguarda l’efficienza energetica, i maggiori finanziamenti sono stati destinati soprattutto al settore residenziale (59 milioni di euro contro i 18 milioni del 2005), circa il 62% del totale delle spese per l’efficienza energetica. “L’Italia si trova quindi ad occupare il primo posto per le spese sostenute in questo settore rispetto agli altri Paesi europei” segnala l’Enea. Inoltre, negli ultimi 16 anni si è notevolmente ridotto l’apporto del petrolio all’interno del mix energetico italiano, passando dai circa 95 Mtep osservati nel 1997 (oltre il 54% della domanda totale di allora) a circa 62,8 Mtep nel 2012: una riduzione di quasi il 20% compensata, in particolare, dal gas naturale e dalle fonti rinnovabiliSotto l’aspetto della intensità energetica primaria, l’Italia presenta valori ben al di sotto della media dei 27 Paesi Ue, nonché di quelli appartenenti alla cosiddetta Eurozona.

Capitolo risparmi conseguiti: la valutazione dell’Enea è stata effettuata riferendosi sia agli obiettivi del Piano d’azione per l’efficienza energetica (Paee) del 2011, relativi al periodo 2005-2016, sia a quelli definiti dalla Strategia energetica nazionale (Sen), relativi al 2011-2020. Esaminiamo, in sintesi, i risultati ottenuti:

  • 27.000 GWh/anno: è il risparmio complessivo ottenuto dal recepimento della Direttiva 2002/91/CE e dall’attuazione del d.lgs. 192/05 con riferimento alla prescrizione di Standard Minimi di Prestazione Energetica degli edifici (SMPE).
  • 9.000 GWh/anno: è il risparmio complessivo ottenuto dal riconoscimento delle detrazioni fiscali (55%) per la riqualificazione energetica degli edifici esistenti.
  • 35.000 GWh/anno di risparmio energetico li fornisce il meccanismo dei Titoli di Efficienza Energetica o Certificati Bianchi.

Facendo riferimento all’orizzonte temporale 2005-2016 previsto nel Paee, “il risparmio energetico complessivo derivante dalle misure analizzate ammonta ad oltre 73.000 GWh/anno, pari a circa il 58% dell’obiettivo previsto al 2016, derivanti, in particolare, dal settore residenziale e da quello dell’industria: quest’ultimo ha superato con quattro anni di anticipo l’obiettivo prefissato” afferma l’Enea. Rispetto all’obiettivo posto al 2020 dalla Sen per il periodo 2011-2020, i risparmi energetici conseguiti nel 2011 e 2012 sono pari a circa 25.000 GWh/anno, equivalenti a circa il 14% dell’obiettivo finale.I grandi “protagonisti” che hanno maggiormente contribuito a questo risultato, soprattutto negli ultimi anni, sono l’industria e il residenziale: insieme rappresentano l’80% del risparmio totale conseguito. In particolare, nel residenziale è stato raggiunto il 75% degli obiettivi del Paee, grazie alla proroga delle detrazioni fiscali del 55%. “Il settore dell’edilizia ha subìto una radicale trasformazione grazie alle nuove tecnologie per l’efficienza energetica, come: caldaie a condensazione e nuovi materiali ad alte prestazioni, come quelli per l’involucro edilizio. Questo settore sta diventando per il nostro Paese un volano per l’economia e per l’occupazione, con la creazione di nuove professionalità opportunamente formate e dei green jobs è la conclusione dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.

Unioncamere-Cresme

L’edilizia sostenibile è la leva per il rilancio del settore
La differenza dello stato di salute tra edilizia convenzionale ed edilizia sostenibile è ben rappresentata dai dati del rapporto “Il partenariato pubblico e privato e l’edilizia sostenibile in Italia nel 2013” curato da Unioncamere e realizzato in collaborazione con Cresme Europa Servizi. Nel 2013 il mercato del partenariato pubblico e privato è rappresentato da 2.901 gare per un volume d’affari di circa 5,2 miliardi di euro riferito a 1.564 gare di importo noto. Rispetto al 2012 il numero di gare si riduce del 5% e l’importo del 34%. All’origine di questa flessione vi è innanzitutto il crollo degli importi delle grandi opere, superiori a 50 milioni di euro, che si riducono alla metà, passando da 5,8 miliardi a 2,8 miliardi, facendo quindi segnare un sonante -52%. Le buone notizie vengono dalla seconda parte del rapporto di Unioncamere e Cresme, ossia, quella dedicata all’edilizia green o, più precisamente, quella dedicata a come si coniugano sostenibilità edilizia e procedure di partenariato pubblico e privato (ppp). In particolare, sono state analizzate le operazioni di ppp riconducibili a 13 dei 18 settori individuati dall’Osservatorio: beni culturali, centri polivalenti, cimiteri, commercio e artigianato, direzionale, impianti sportivi, parcheggi, riassetto di comparti urbani, sanità, scolastico e sociale, tempo libero, turismo, altri interventi di edilizia residenziale e non.
Si tratta di un mercato che nel 2013 rappresenta quote del 72% per numero e del 45% per importo dell’intero mercato del ppp contro quote del 52% per numero e del 41% per importo del resto del mercato delle opere pubbliche. Complessivamente nel 2013 le operazioni di ppp per l’edilizia sostenibile sono 2.084 per un importo di 2,1 miliardi. Rispetto al 2012 questo mercato registra un bilancio complessivamente positivo: +8% il numero di opportunità, +30% gli importi in gara. Nell’ambito dell’edilizia sostenibile, tra il 2002 e il 2013, sono state censite 149 mila gare per l’affidamento di interventi di nuova costruzione o di rinnovo di edifici residenziali e non residenziali, per un importo di circa 131 miliardi.
Dai dati sopra citati è legittimo pensare che sia proprio l’edilizia green un volano importante per l’intero settore, come ha sottolineato il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello: «In un mercato come quello delle opere pubbliche, ancora fortemente in crisi, lo sviluppo sostenibile e la tutela dell’ambiente sono leve importanti per rimettere in moto investimenti e occupazione».

Assoelettrica

L’efficienza energetica passa anche dalle pompe di calore
L’efficienza energetica è stato un tema ben presente anche nel convegno organizzato da Assoelettrica “Elettricità Futura“ sulla crescita sostenibile e sullo sviluppo del settore elettrico.
In particolare, al centro della discussione sono state le pompe di calore elettriche, la tecnologia forse più matura e più a portata di mano che permetterebbe nel brevissimo termine di conseguire importanti risultati, come una maggiore efficienza energetica nel settore domestico e terziario e un risparmio economico per i consumatori. Come ha evidenziato, in particolare, lo studio di Ecba Project sul valore economico del merito ambientale delle pompe di calore elettriche, con la proroga delle detrazioni fiscali del 65% e l’eliminazione delle penalizzazioni tariffarie per le tecnologie elettriche ad alta efficienza, i benefici ambientali e sanitari della loro diffusione per il riscaldamento delle abitazioni potrebbero ammontare a 1,7 miliardi di euro nel periodo 2014-2020.

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L'autore

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.


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