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Galletti: mai più condoni. Sono tentati omicidi

Il ministro Galletti prende posizione contro il dissesto, ma ha le armi spuntate

Scritto da il 13 novembre 2014 alle 2:37 | 0 commenti

Galletti: mai più condoni. Sono tentati omicidi

Mentre la cronaca del dissesto incalza, non si contano più frane, inondazione e gli eventi estremi sono all’ordine del giorno, la politica si è accorta dell’emergenza dissesto. E allora ecco che sono arrivate anche le dichiarazioni shock del ministro per l’Ambiente Gian Luca Galletti che intervenendo durante gli Stati Generali sul dissesto idrogeologico ha detto: «Dobbiamo dire mai più ai condoni edilizi. Sono dei tentati omicidi alla tutela del nostro territorio». Parole forti per un politico proveniente da un’area che in passato di condoni ne ha avvallati almeno un paio, ma diamo il beneficio del dubbio a chi ha preso in mano il dicastero dell’Ambiente da pochi mesi e vediamo le altre, significative, prese di posizione di Galletti anche per identificare le difficoltà dell’azione di Governo contro il dissesto idrogeologico. «Facciamo un Patto: lo Stato si impegna a non fare mai più condoni edilizi e i cittadini si impegnano a trattare bene il proprio giardino. – ha detto il ministro dell’Ambiente intervenendo a Uno Mattina su Rai Uno – Da un lato c’è stata una politica dissennata del territorio dall’altro non si sono fatti gli interventi. Nove miliardi già ci sono ma i tempi sono troppo lunghi, la burocrazia blocca le potenzialità. Si pensava che avere più regole fosse sinonimo di garanzia ma non è così: bisogna semplificare. Lo abbiamo già fatto e alcuni cantieri sono già partiti».

E la seconda parte delle dichiarazioni a essere molto interessante perchè si evince un sostanziale blocco della macchina dello Stato visto che non sono “le regole” a provocare il fermo, ma la burocrazia. E allora meno regole. Ma se la macchina della pubblica amministrazione non sarà in grado di far rispettare quelle poche regole, come supponiamo, ecco che si riproporrebbe il modello dell’abusivismo edilizio che è la fonte del dissesto. E anche la dichiarazione sul Titolo V della Costituzione conferma quanto detto sopra e suona come una resa.

«Con il Titolo V io ho pochissimo potere. C’è una grande confusione. Posso solo fare due cose: impugnare le leggi regionali, come ho fatto per esempio qualche giorno fa per la Campania, e poi posso chiedere l’approvazione di una legge per fermare il consumo di suolo, quello sì», ha detto il ministro, alzando le braccia e mettendo praticamente un timbro istituzionale al caos normativo che impedisce il governo del territorio e consente l’edificazione in zone a rischio. Mancando, infatti, una seria normativa nazionale che serva da indirizzo vincolante, un poco sul modello delle direttive europee sanzioni comprese, è chiaro che dalle leggi regionali sui Piani Casa, fino al regolamento edilizio del più piccolo comune, tutto l’apparato normativo che regola l’edilizia, può essere “piegato” a interessi politici, di parte o più semplicemente di gruppi di cittadini, a scapito dell’ambiente e della sicurezza dei territori.

E come giudicare, inoltre, le dichiarazioni sulle demolizioni? «Demolire le case nelle aree a rischio. Secondo me bisogna andare avanti con le demolizioni. Non c’è altra strada. Non possiamo permetterci il lusso di avere case in aree a rischio con dissesto idrogeologico. ha proseguito Galletti a Uno Mattina – Io sono qui il padre per l’ambiente degli italiani e non posso permettere di lasciare i cittadini in aree pericolose». Un esempio per tutti: il Vesuvio. Sulle pendici del vulcano – che per inciso ha distrutto due città un paio di millenni fa che in termini geologici sono un battito di ciglia -ed è esplosivo -vivono circa 700mila persone che sono a rischio eruzione e della cui delocalizzazione non si parla visto che il massimo del provvedimento è stato quello di bloccare, forse abusivismo permettendo, l’edificazione.

Una nota positiva, però c’è ed è il riconoscimento degli effetti dei cambiamenti climatici. «Preparare il nostro Paese ai cambiamenti climatici richiederà risorse, tempo e attenzione. – ha detto Galletti ad Agorà su Rai Tre – Sono meno preoccupato del reperimento di risorse che di spenderle. È più difficile la seconda parte, che è un paradosso». E torniamo al punto di partenza quindi. Quello dell’esondazione del Bisagno a Genova dove 30 milioni di euro per la messa in sicurezza erano bloccati da tre anni per ricorsi e burocrazia. Del resto anche se i lavori si fossero fatti sarebbero stati fallati, perchè tutti gli interventi fatti sull’area usano come base la portata rilevata nel 1909 che allora era già sbagliata, come riporta il Sole24Ore. E nel frattempo la CO2 in atmosfera è passata da270 a 400 parti per milione.

 


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L'autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.


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