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Al via gli Stati Generali sui cambiamenti climatici | Tekneco

Al via gli Stati Generali sui cambiamenti climatici

Potrebbe iniziare oggi per l'Italia, l'apertura di una pagina nuova verso un futuro incentrato su fonti rinnovabili ed efficienza energetica

Scritto da il 22 giugno 2015 alle 10:00 | 1 commento

Al via gli Stati Generali sui cambiamenti climatici

Sono in corso oggi a Roma gli Stati Generali sui cambiamenti climatici e la difesa del territorio, organizzati dal Governo, che vedono riuniti tutti gli esperti del settore, associazioni di categoria e istituzioni tra cui il Ministro dell’Ambiente e dell’Energia francese Segolène Royal e il Cardinale Peter Turkson che ha coordinato l’Enciclica di Papa Francesco “Laudato sì”. Tre gli obiettivi di fondo: tracciare un quadro chiaro dei rischi di oggi e del futuro, permettere alla politica di ascoltare le opinioni, le idee, le proposte per adottare un’azione di sistema e presentare le opportunità dell’adattamento e della mitigazione dei cambiamenti climatici. Il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, intervenuto al Meeting di Primavera, organizzato a Roma dalla Fondazione per lo Sviluppo sostenibile presieduta da Edo Ronchi, aveva dichiarato: “Questo appuntamento è strettamente collegato agli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti che ci siamo posti a livello europeo e mondiale. Sarà una tappa di avvicinamento verso la conferenza di Parigi di fine anno e rientra anche in una fase di preparazione del Green Act”. Proprio sul Green Act, il provvedimento sull’ambiente previsto dal Programma Nazionale di Riforme del governo, il ministro fa un punto dello stato di avanzamento: “Ora – ha spiegato – siamo in una fase di ascolto. Non abbiamo fretta – ha chiarito – perché in Parlamento ci sono molte riforme ed il Green act ha bisogno di una fase di confronto, non lunghissima, ma necessaria. Vale la pena di fare una grande concertazione, per fare un disegno di legge che dimostri quanto l’ ambiente sia importante per la ripresa. Galletti ha affrontato anche il tema dell’emergenza dissesto idrogeologico: “Tra poche settimane – ha detto – firmerò l’Accordo di programma con tutte le Regioni italiane, saranno stanziati i primi fondi. Seicento milioni sono già disponibili per le grandi aree del Nord da Milano, a Genova, a Bologna ed entro fine anno saranno disponibili altri 600 milioni per intervenire su tutto il territorio nazionale. La parte emergenziale e’ al centro dell’ attività del mio ministero, ma serve anche programmazione: dobbiamo mettere in campo interventi di lungo periodo che pensino all’ambiente come motore dello sviluppo economico. La nuova economia – ha concluso – sarà verde, passerà da lineare a circolare, vedrà meno sfruttamento di materie prime e meno rifiuti”.

La “Coalizione italiana Parigi 2015: mobilitiamoci per il clima” ha chiesto invece, che il governo italiano prenda un chiaro impegno su cinque azioni fondamentali per il clima:

1 Approvare prima della Conferenza di Parigi una strategia per il clima L’Italia ha un indifferibile bisogno di una strategia che fissi gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra, col relativo Piano di azioni, secondo una prospettiva che assuma sul serio gli obiettivi europei, per l’interesse che ha il nostro Paese a ridurre importazioni e consumi di fonti fossili in tutti i settori strategici e a intrecciare obiettivi economici, industriali e sociali.

2 Realizzare con scelte concrete la just transition verso un’economia low carbon Dall’edilizia all’industria, dall’agricoltura ai trasporti, occorre spingere con forza un’innovazione trasversale ai diversi settori che permetta di ridurre i consumi energetici e le emissioni, aiutando così le famiglie e le imprese. Per questo serve accompagnare con efficaci politiche le fonti rinnovabili verso la grid parity, in una prospettiva di generazione distribuita integrata nei territori e con interventi di efficienza energetica per ridurre la domanda di energia. Un nuovo modello economico sostenibile si basa su un’economia circolare, che permette di tenere assieme gli obiettivi di tutela e corretta gestione delle risorse, di recupero, riciclo e riuso delle materie, fondamentale in un Paese storicamente importatore come l’Italia. Il governo deve intervenire cancellando tutte le barriere che ostacolano lo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, che sono state messe in questi anni con interventi retroattivi, il perdurare dell’incertezza sulle politiche, le barriere all’approvazione degli impianti anche di piccola taglia. Il primo segnale che va mandato subito riguarda la radicale modifica della bozza di decreto sulle rinnovabili elettriche non fotovoltaiche. Il secondo riguarda l’attuazione di quanto prevedono la direttiva sull’efficienza energetica e lo stesso decreto attuativo, sbloccando finalmente il fondo per gli investimenti e introducendo regole chiare per i controlli in edilizia, nell’interesse dei cittadini. L’impegno per la decarbonizzazione dell’economia deve essere accompagnato da interventi di sostegno al mercato del lavoro, una solida agenda sociale che comprenda: investimenti per la creazione di posti di lavoro di qualità, la partecipazione dei lavoratori, la riqualificazione delle competenze e dei curriculum verso i nuovi settori dello sviluppo sostenibile, la ricollocazione dei lavoratori dei settori altamente inquinanti che verranno dismessi, la protezione sociale e il rispetto dei diritti del lavoro.

3 Stop ai sussidi alle fonti fossili e alle trivellazioni di petrolio e gas Come sancito dall’ultimo G7 in Germania, occorre cancellare tutti i sussidi diretti e indiretti alle fonti fossili che ancora esistono in Italia nelle bollette elettriche, nell’autotrasporto, nelle politiche industriali. Ma il governo Renzi deve anche cambiare strada rispetto alle scelte realizzate negli ultimi anni di via libera alle trivellazioni petrolifere, in Italia e nel Mediterraneo.

4 Adattamento del territorio ai cambiamenti climatici Dopo la definitiva approvazione della strategia nazionale di adattamento, occorre passare dalle parole ai fatti con politiche di rafforzamento della resilienza dei territori rispetto ai fenomeni meteorologici estremi, di messa in sicurezza delle città dagli impatti e i danni che sempre più spesso si determinano, di manutenzione del territorio e di riduzione del rischio, di valorizzazione del ruolo dell’agricoltura. In questa direzione, attraverso la chiave dell’adattamento, deve realizzarsi subito la revisione dei progetti contro il dissesto idrogeologico.

5 Sviluppo sostenibile nel mondo, a partire dal Mediterraneo L’Italia, all’interno dell’Europa, deve diventare protagonista di una politica di sviluppo nel mondo che sostenga i paesi più poveri, sia attraverso politiche di trasferimento tecnologico e realizzazione di progetti di innovazione energetica, che di intervento per aiutare i territori più esposti al rischio e agli impatti del rischio climatico. In particolare l’Italia deve assumere questo obiettivo con forza rispetto al Mediterraneo, partecipando al finanziamento del Fondo Verde per il clima con fondi addizionali e individuando progetti di cooperazione per aiutare territori e comunità in progetti di fonti rinnovabili e di adattamento delle città e delle aree agricole ai cambiamenti climatici, in modo anche da affrontare la questione dei profughi ambientali.


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