Clima
Zuppa di pesce ai cambiamenti climatici
Le alte temperature fanno strage di pesce a Orbetello. Ma sono assenti dalla notizia i cambiamenti climatici e quindi anche le politiche d'adattamento
A Orbetello è catastrofe ambientale. 200 tonnellate di pesci morti per anossia, ossia la mancanza d’ossigeno nell’acqua, dovuta alle temperature alte, oltre 34 gradi. Una catastrofe naturale? Dipende dai punti di vista. Di sicuro un evento che ha messo inginocchio una zona fragile e l’economia, quella della coltura ittica, che vi si era insediata da decenni. Ma le cause del fenomeno vorrei lasciarle agli specialisti. Ciò che è interessante sottolineare è il fatto che all’interno della notizia ne sui media, ne sulle agenzie sia mai apparsa la parola cambiamenti climatici. «Situazione dovuta a delle condizioni meteorologiche avverse», si legge su un quotidiano locale che ancora dice: «Il grande caldo prolungato per così tanti giorni». Eppure gli ingredienti ci sarebbero tutti. La laguna d’Orbetello è un territorio fragile e complesso. Scarso ricambio idrico verso il mare, ampia superficie – con relativa alta capacità di captazione dei raggi solari – bassa altezza dell’acqua, circa un metro di media, con conseguente assenza del ricambio termico tra acque superficiali e profonde, sono tutte caratteristiche che la rendono vulnerabile. Il tutto condito con un buon apporto di inquinanti organici provenienti dall’entroterra. Insomma un ambiente fragile di per sé, indebolito ulteriormente dall’attività umana. Un caso che dovrebbe fare scuola per le tecniche e le politiche d’adattamento ai cambiamenti climatici. Se di cambiamenti climatici si parlasse.
«Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e le strutture tecniche del dicastero seguono con la massima attenzione la situazione di grave criticità per la fauna ittica che si è venuta a creare nella laguna di Orbetello. – si legge in una nota del dicastero – Il ministero ha chiesto alla Regione Toscana, all’Arpa, alla Provincia e al Comune una relazione sullo stato della situazione e un approfondimento sulle possibili cause e sulle azioni intraprese».
Persino il Ministero dell’Ambiente, insomma, non fa cenno ai cambiamenti climatici nemmeno come remota possibilità, anche se poi si viene a sapere che la temperatura record della laguna di Orbetello in questo periodo è pari solo a quella del Mar Mediterraneo tra Libia ed Egitto. Una zona molto più sud.
Anzi e a smentire il possibile coinvolgimento dei cambiamenti climatici potrebbe esserci il fatto, riportato dai media, di un’analoga moria di pesci circa settanta anni fa. Peccato, però che la dinamica sia molto diversa. In quegli anni, infatti, non era possibile il ricorso alla tecnologia che c’è stato in questi giorni. Solo il 22 di luglio, dalle agenzie di stampa, si veniva a sapere che: «Sta migliorando lo stato della laguna di Orbetello e funzionano gli interventi a suo tempo programmati» e ancora «nella laguna di Orbetello i pesci ricominciano a respirare». Si tratta di note stampa diffuse dopo una serie d’interventi tra i quali quelli citati sempre dalle stesse note che affermavano: «gli uffici della Regione sottolineano che il metodo seguito finora nel piano di gestione triennale della laguna – che ha previsto di lavorare incessantemente nel bacino di Ponente in cui giacevano 44.000 tonnellate di alghe concentrate in400 ettari – ha fatto sì di riuscire a bloccare in quella parte ogni criticità».
Per non parlare dei pompaggi e dell’ossigenazione forzata delle acque che si è tentato di mettere in campo per salvare gli operatori del settore, che hanno avuto a questo punto qualcosa come trenta milioni di euro di danni. Insomma fare il parallelo, e mettere in parità, l’evento odierno e quello passato dal punto di vista delle energie in gioco non è a mio giudizio corretto. Il problema di fondo è che non si sono messe a punto politiche sull’adattamento climatico e il fatto che non se ne faccia parola non aiuta. Per ora ci si tengono i danni e si dichiara lo stato d’emergenza per “calamità naturali”. E per fortuna che siamo nell’anno decisivo per il clima visto che a dicembre, nella Cop 21 di Parigi, o si prenderanno decisioni serie e concrete in fatto di clima o saremo bolliti. Come le orate d’Orbetello.
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L'autore
Sergio Ferraris
Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.
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francesco
scrive il 29 luglio 2015 alle ore 12:09
La moria non mi convince. So che l'intera laguna di Orbetello è destinata a divenire la più grande marina d'Europa. Ho l'impressione che l'argomento venga sfruttato ad arte per modificare la destinazione di uso di quel meraviglioso specchio d'acqua. Indagate giornalisti, indagate...