iniziative
Un carrello virtuale per imparare a fare la spesa
È un’iniziativa del Wwf per guidare i consumatori a scegliere in modo consapevole, calcolando l’impronta idrica e di carbonio degli acquisti alimentari
Una bella bistecca di manzo, magari preceduta da un piatto di riso… se da un punto di vista dietetico può anche sembrare un pasto accettabile, lo stesso non si può dire per quel che riguarda l’impatto ambientale. Si tratta infatti di alimenti che hanno un’altissima impronta idrica (water footprint), un indicatore che misura il livello di sostenibilità (o insostenibilità) delle nostre azioni sui sistemi naturali. L’impronta idrica di un prodotto è il volume totale di acqua dolce utilizzato per produrlo, calcolato lungo tutta la catena di produzione. Si basa sul principio secondo cui, oltre all’acqua direttamente consumata per ottenere un prodotto (materia prima), occorre calcolare anche il volume di acqua necessario per rendere tale prodotto disponibile al consumo (dal reperimento delle materie prime alla loro trasformazione, all’imballaggio, al trasporto), ossia l’acqua virtuale, il flusso nascosto nell’intera catena di approvvigionamento.
Quando facciamo la spesa, leggiamo (o almeno dovremmo) le etichette dove sono riportati gli ingredienti e le informazioni nutrizionali. Niente però ci dice quali sono gli impatti ambientali connessi a quei prodotti, cosa che rende molto difficile fare acquisti in modo consapevole. L’industria agroalimentare utilizza infatti risorse ed emette inquinanti e gas serra durante la produzione, la trasformazione, la distribuzione all’ingrosso e al dettaglio, fino al consumo finale. Tutto questo processo ha un forte impatto sull’ambiente che diventa ancora più grave se il cibo prodotto e acquistato viene sprecato. È necessario non solo cambiare il modo di produrre, ma anche quello di consumare, scegliendo cibi a minore impatto ed evitando gli sprechi. Ma come fare?
Oramai è sempre più diffuso il concetto di chilometri zero, e anche i consumatori non molto attenti sanno che acquistare articoli che sono stati prodotti non lontano dal punto di vendita fa bene sia alle tasche che all’ambiente. Si sta facendo strada anche la consapevolezza che gli alimenti fuori stagione, oltre a non essere indicati dal punto di vista nutrizionale, comportano alti costi ambientali sia di produzione che di trasporto, provenendo spesso da paesi lontani. Si sa anche che l’uso di acqua in bottiglia ha un altissimo impatto ambientale, per via delle attività di trasporto e di produzione di bottiglie in plastica, che poi diventano rifiuti da gestire.
Quello che è invece davvero impossibile da valutare è l’impronta idrica e di carbonio (che è una stima di tutte le emissioni causate dalla produzione e distribuzione al consumatore fino allo smaltimento degli imballaggi) dei prodotti. I consumatori sensibili e consapevoli hanno però uno strumento che può guidarli nella scelta: è il carrello della spesa virtuale predisposto dal Wwf, in collaborazione con l’Università della Tuscia, la II Università di Napoli e Mutti spa. Basta scegliere un personaggio che si aggirerà tra le corsie di un supermercato virtuale e farà la nostra spesa settimanale, in modo ridotto ma indicativo. Una volta alla cassa, lo scontrino ci indicherà la nostra impronta idrica e di carbonio. Il sito fornisce inoltre utili indicazioni per capire l’importanza di questi dati e come cercare di alleggerire la nostra impronta anche facendo la spesa.
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L'autore
Stefania Marra
Stefania Marra, giornalista professionista dal 1994, è stata per circa dieci anni caporedattrice della rivista Modus vivendi. Dal 2005 gestisce il modulo pratico di giornalismo al Master di comunicazione ambientale (CTS/Facoltà di Scienze delle comunicazioni Università La Sapienza). Scrive soprattutto di storia sociale dell'alimentazione e di ambiente, settore per il quale ha ricevuto diversi premi giornalistici.
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