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Ambiente: delitti impuniti e bloccati

Il progetto di legge per inserire nel codice penale quattro delitti contro l'ambiente è fermo al Senato da mesi, nonostante la sentenza Eternit. Arriva una petizione per sbloccarlo

Scritto da il 15 dicembre 2014 alle 16:24 | 0 commenti

Ambiente: delitti impuniti e bloccati

Basta con i delitti ambientali non perseguiti. Il caso Eternit, infatti, rischia di replicarsi in Campania nella Terra dei Fuochi, a Porto Marghera, a Taranto, a Gela, nei molti Siti d’interessi nazionali, tutti da bonificare e alcuni dei quali “dequalificati” a regionali dall’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini, come la Valle del Sacco. É questo il senso dell’appello di 25 diverse associazioni di base, promosso da Legambiente e Libera e indirizzato al presidente del Senato Pietro Grasso e ai presidenti delle Commissioni Giustizia e Ambiente, Nitto Palma e Marinello, per sbloccare un progetto di legge fermo da mesi.

«Con l’inserimento nel Codice penale dei delitti ambientali, in primis quelli di inquinamento e disastro, sará possibile aiutare magistratura e forze dell’ordine ad assicurare alla giustizia i colpevoli di gravi reati ecologici e mettere un freno alle lucrose e – ad ora sostanzialmente impunite – attivitá dell’ecomafia e della criminalitá ambientale, – affermano i promotori – «per mettere finalmente un freno – si sottolinea – a un’attivitá criminale che con 30 mila reati accertati all’anno oggi frutta a chi delinque oltre 16 miliardi di euro, a danno della sicurezza e della salute di tutti i cittadini e dell’economia sana».

L’inserimento dei delitti ambientali all’interno del codice penale è necessario sia per colmare una lacuna procedurale, sia per evitare che grandi e prolungati effetti sulla salute umana, come quelli legati alla presenza massiccia d’inquinanti depositati negli anni rimangano delle “bombe a orologeria ecologiche” delle quali alla fine si deve fare carico la collettività.

«Oggi, infatti, chi ruba una mela al supermercato può essere arrestato in flagranza perchè commette un delitto, quello di furto, mentre chi inquina l”ambiente no, visto che nella peggiore delle ipotesi si rende responsabile di reati di natura contravvenzionale, risolvibili pagando un’ammenda quando non vanno, come capita molto spesso, in prescrizione – continuano le associazioni -. Non esistono nel nostro Codice penale, infatti, nè il delitto di inquinamento, nè tantomeno quello di disastro ambientale. Uno squilibrio di sanzione anacronistico, insostenibile e a danno dell’intero Paese, che garantisce spesso l’impunitá totale agli ecocriminali e agli ecomafiosi».

Ed è esattamente questo il punto cardine sul quale hanno agito per anni sia la criminalità organizzata, sia imprese senza scrupoli, contando esattamente sul fatto che la giustizia ha le armi spuntate come ha dimostrato la recente sentenza della Corte di Cassazione sul caso Eternit, nel quale è scattata la prescrizione proprio perchè la normativa è insufficiente per affrontare casi particolari come quelli legati all’inquinamento.

«Oggi, finalmente, possiamo dare una svolta a questa situazione: nel febbraio 2014, infatti, la Camera dei deputati ha approvato a larghissima maggioranza un disegno di legge che inserisce quattro delitti ambientali nel nostro Codice penale: inquinamento e disastro ambientale, trasporto e abbandono di materiale radioattivo e impedimento al controllo. Il testo, però, è inspiegabilmente fermo da mesi al Senato, per alcuni limiti tecnici che sarebbero facilmente superabili con poche modifiche. – proseguono le associazioni – Approvarlo prima possibile rappresenterebbe, invece, una pietra miliare nella lotta alla criminalitá ambientale, garantendo una tutela penale dell’ambiente degna di questo nome e, soprattutto, assicurando strumenti investigativi fondamentali per le forze dell’ordine e la magistratura. Serve un ultimo sforzo, perchè non c’è piú tempo da perdere. In nome di quel popolo inquinato che attende da troppo tempo giustizia, è giunto il momento che ciascuno si assuma le proprie responsabilitá davanti al Paese».

I primi firmatari dell’appello sono: Vittorio Cogliati Dezza (Legambiente), Luigi Ciotti (Libera), Vincenzo Vizioli (Aiab), Francesca Chiavacci (Arci), Dino Scanavino (Confederazione italiana agricoltori), Roberto Moncalvo (Coldiretti), Andrea Carandini (Fai), Giuseppe Onufrio (Greenpeace Italia), Roberto Romizi (Medici per l’ambiente), Piergiorgio Duca (Medicina Democratica), Franco Iseppi (Touring Club Italiano), Donatella Bianchi (Wwf Italia).

L’appello si può firmare su http://www.riparteilfuturo.it


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L'autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.


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