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Magnalonga, conto alla rovescia per la biciclettata più gustosa

Magnalonga

Magnalonga, conto alla rovescia per la biciclettata più gustosa dell’anno

Anche quest'anno saranno in tanti a partecipare. Francesca Baliva ci racconta il segreto del successo della Magnalonga

Scritto da il 29 marzo 2016 alle 7:00 | 0 commenti

Magnalonga, conto alla rovescia per la biciclettata più gustosa dell’anno

La Magnalonga è oramai una istituzione: si visita una parte della città con una bella pedalata e si conclude con un gustoso pasto conviviale. Appena sono disponibili le prenotazioni, i posti scompaiono in pochi secondi. Per scoprire i “segreti” di questo successo abbiamo intervistato Francesca Baliva, una degli organizzatori dell’evento.

Come e quando nasce la Magnalonga? Chi è stato l’ideatore di questa iniziativa?

La prima Magnalonga in bicicletta nasce una sera nel 2009. Eravamo intorno ad un tavolino di un locale del Tufello (Roma, ndr) con Matteo Barni, Lorenzo Barucca (Presidente APS Tavola Rotonda) e Silvia Savarè (Circolo Legambiente Mondi Possibili) per “festeggiare” il ritorno di quest’ultimi due da una “Mangialonga” lombarda a piedi. L’idea era portare a Roma una tradizione l’esperienza diffusa in diverse regioni del nord Italia, ma che, stranamente, non esisteva nel resto del Bel Paese: la bellezza e la piacevolezza di una passeggiata ammirando paesaggi e piccoli borghi e assaggiando, qua e là, i prodotti tipici della zona.

Riuscire a trattare temi complessi, a noi cari, come la mobilità sostenibile, la riappropriazione degli spazi pubblici, la valorizzazione dei territori con piacevolezza e divertimento era il nostro obiettivo.

Così, sorseggiando un bicchiere di vino rosso, ci siamo proposti di cambiare il format: abbiamo pensato di provare a tracciare, di concerto con associazioni di quartiere, il percorso di un giro in bicicletta per le strade di Roma fissando delle fermate per piccole degustazioni, raccontando le attività di ogni diversa associazione e contattando produttori laziali che volessero offrire alcuni prodotti. Abbiamo quindi creato un gruppo di circa 80 persone, tra soci, amici e amici di amici, stampato delle magliette, e raccolto i prodotti culinari: il tour è partito nel pomeriggio e, ormai fatta notte, eravamo ancora in giro, felici un po’ per il vino un po’ per la soddisfazione che provavamo per il successo dell’iniziativa. Per questa ragione la prima Magnalonga viene ricordata come “l’eroica”.

Come è cambiata negli anni?

Innanzitutto la voce si è sparsa: già il secondo anno eravamo 300 e abbiamo gradualmente alzato il numero di posti disponibili fino ai 500 di oggi. Le persone si sono affezionate e, quando sul sito apriamo le “preiscrizioni”, in poco più di un’ora raggiungiamo il “tutto esaurito”: negli ultimi anni la lista d’attesa è arrivata a 1000 persone!

Ogni edizione è diversa dalle precedenti perché, ogni anno, cerchiamo di visitare zone diverse della città scoprendo nuovi angoli nascosti, e perché ad ogni edizione cambia il tema trattato, legato alla mobilità sostenibile, ma anche all’inclusione sociale, all’integrazione, ai territori, al turismo. Con l’esperienza abbiamo imparato a gestire meglio l’enorme cordone di ciclisti, scegliendo strade larghe e salite non troppo ripide, organizzando la distribuzione delle degustazioni, aumentando il numero dei volontari in tappa e in sella alla bici. Cerchiamo sempre di non snaturare però l’atmosfera, molto goliardica e familiare, che rende la giornata divertente anche per chi la organizza.

Dove si svolge? è una sola volta l’anno e solo a Roma?

Si svolge sempre a Roma, all’interno del raccordo, con un punto di partenza e di arrivo facilmente raggiungibile in bici o con i mezzi pubblici. Ogni anno il percorso e il punto di partenza cambia. La data, quasi sempre, è fissata nel penultimo weekend di maggio, per non sovrapporci ad altri importanti eventi sulle due ruote che si svolgono a maggio (è il mese della bicicletta!) e a cui vogliamo partecipare. L’organizzazione è lunga e complessa e anche il fattore climatico influisce sulla decisione di farla soltanto una volta l’anno.

Da qualche anno il nostro modello della Magnalonga in bicicletta si sta diffondendo e alcune associazioni e circoli Legambiente la stanno riproponendo in giro per l’Italia (le prime in Toscana, vicino Milano e in Puglia).

Chi è il “partecipante tipo”? Quanti sono i partecipanti?

Nelle ultime due edizioni i partecipanti sono stati 500 (450 iscritti e 50 tra volontari, ospiti e giornalisti). Il numero chiuso si rende necessario per motivi di sicurezza e di organizzazione. Gli iscritti sono individui di tutte le età, sia esperti ciclisti che persone che, a malapena, riescono a pedalare, golosi e sportivi. Non c’è un partecipante tipo ed è questo che ci piace: vogliamo poter parlare a chi è interessato alla mobilità sostenibile, ma anche a professionisti, studenti, pensionati a cui vogliamo dimostrare che muoversi in bicicletta in città è possibile anche per gli spostamenti quotidiani.

Quali le difficoltà nell’organizzare un evento così?

Le principali difficoltà sono dovute ai costi della manifestazione che ci impediscono di offrire una partecipazione gratuita e ci impiegano per mesi nella ricerca di fondi, ed ai tempi lunghi delle amministrazioni nel concedere permessi e nel comunicare modifiche. Possiamo però confidare nel supporto fondamentale di tanti volontari che orbitano intorno alle tre associazioni organizzatrici, persone entusiaste e preziose che ogni anno si dedicano il loro tempo libero all’organizzazione preliminare dell’evento o alla giornata della Magnalonga.

Cosa caratterizzerà l’ottava edizione?

Durante l’anno passato l’associazione è stata molto impegnata nella realizzazione di un ciclo di corsi di formazione sui “lavori verdi” insieme ai pazienti dei centri diurni dei Dipartimenti di Salute Mentale della ASL e a richiedenti asilo in collaborazione con la Caritas.

Cogliendo l’energia e le infinite esperienze da raccontare, anche da parte delle associazioni che operano sul territorio, abbiamo pensato di incentrare il tema di questa ottava edizione sulla visione della città da parte delle persone che affrontano sfide non comuni, legate a disabilità, migrazioni e attesa dell’asilo politico, disagi psichici, pregiudizi, sport al femminile, volontari europei, studenti superiori mettendo in mostra la socialità e i buoni esempi di successo di integrazione. Nelle tappe saranno presenti associazioni ed enti che racconteranno le loro attività legate a questi temi. Attraverseremo alcune zone storiche ma periferiche, inseguendo gli antichi acquedotti e descrivendo i reperti archeologici nascosti, e tenteremo di mostrare che la bellezza della città dipende dagli occhi di chi la vive e chi lavora per rivalutarla.


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L'autore

Letizia Palmisano

Giornalista dal 2009, esperta di tematiche ambientali e “green” e social media manager. Collabora con alcune delle principali testate eco e scrive sul suo blog letiziapalmisano.it. È consulente sulla comunicazione 2.0 di aziende ed eventi green e docente di social media marketing. In 3 aggettivi: ecologista, netizen e locavora (quando si può).


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