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Lavoro dai rifiuti
Un rapporto del Conai dimostra le potenzialità europee circa le potenzialità economiche di una gestione virtuosa di rifiuti.
«Per il semestre di presidenza italiana Ue la parola d’ordine è spingere sulla creazione di occupazione che può derivare dal settore della green economy visto che «nel 2002-2011 sono nati in Europa 4 milioni di lavori verdi, e un milione dal 2007 al 2011 e da qui al 2020 potrebbero essere creati oltre 20 milioni di posti di lavoro green», così si è espresso il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti nel corso di una conferenza stampa del Conai nella quale si sono esposti i dati circa le potenzialità occupazionali dello sviluppo del riciclo. «I disoccupati nei 28 Stati europei sono oltre 25 mln, di cui oltre 3 mln solo in Italia e che per questo bisogna spingere sulla green economy per creare nuova occupazione in Europa e bisogna utilizzare in pieno le risorse europee, per un budget stimato di 1.000 miliardi di euro di fondi Ue 2014-2020, circa il 20% è destinato a migliorare i target delle emissioni, pari a circa 200 miliardi di euro», ha proseguito il ministro.
«Il raggiungimento degli obiettivi europei rivolti alla creazione della societa del riciclò può avere rilevanti effetti sulla crescita economica ed industriale ed essere un fattore di creazione di occupazione. – ha detto Roberto De Santis, presidente del Conai, illustrando lo studio promosso dal ministro dell’Ambiente e realizzato dal Conai- Consorzio nazionale imballaggi in collaborazione con Althesys.
Lo studio è nato per analizzare le connessioni tra le politiche circa i rifiuti urbani, nello specifico quelle legate al riciclo e la crescita nell’Unione europea e il mercato del lavoro. «È però irrealistico pensare che i Paesi meno avanzati nella gestione dei rifiuti possano raggiungere gli stessi obiettivi dei piú virtuosi in tempi brevi», spiega De Santis.
La ricerca per questo motivo ha tracciato due scenari. Nel primo, il più ottimista, si legge «le ricadute economiche addizionali (volume d’affari diretto e indotto) generate nell’Ue dal raggiungimento degli obiettivi sono stimate in oltre 136 miliardi di euro nel periodo dal 2013 al2020. L’occupazione aggiuntiva creata nello stesso periodo dal raggiungimento degli obiettivi è stimata in 874mila addetti, di cui 609mila derivano dalle attivitá di raccolta, trasporto, selezione e riciclo, al netto dell’occupazione persa nelle altre modalitá di gestione, come ad esempio la discarica. I restanti 265.000 circa sono ascrivibili alla costruzione dei nuovi impianti di selezione, compostaggio, riciclo intermedio e termovalorizzazione».
Nel secondo scenario, quello più prudente, «dove gli obiettivi sono stati calibrati tenendo in considerazione le situazioni di partenza dei diversi Paesi, il giro d’affari aggiuntivo in Europa attribuibile al raggiungimento dei target è pari a 78 miliardi di euro dal 2013 al 2020. Questo valore include investimenti in impianti di trattamento, riciclo intermedio e smaltimento per 21 miliardi e 57 miliardi derivanti dalle diverse attivitá lungo la filiera. Il valore aggiunto generato è nel complesso di 24 miliardi di euro, di cui 7 per gli investimenti». In questo caso l’occupazione aggiuntiva è valutata in 432.000 unitá, «di cui 307.000 circa stabilmente occupati nelle attivitá di gestione dei rifiuti e 125.000 per la costruzione di impianti».
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L'autore
Sergio Ferraris
Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.
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