sistema ambiente
Glifosato: l’UE rinvia la decisione sulla proroga
L'Italia si dice pronta a investire per superare l'utilizzo del glifosato. Intanto i primi studi ne rilevano tracce nelle acque
Pur essendo l’erbicida più diffuso al mondo, fino a pochi mesi fa solo gli addetti ai lavori e pochi altri sapevano cosa fosse il glifosato. Tale sostanza è utilizzata sulle colture arboree, su quelle erbacee e in aree non destinate alle colture agrarie. Gli erbicidi a base di “glifosato”, come ricorda Manifesto Stop Glifosato “sono largamente utilizzati per il controllo delle piante infestanti e indesiderate perché non sono selettivi: infatti eliminano tutta la vegetazione”.
Utilizzato da anni, solo nel 2015 ha iniziato a far notizia. Perché? La risposta è nella pubblicazione, nel marzo dello scorso anno, da parte dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) di uno studio da cui emerge come tale sostanza possa essere “potenzialmente cancerogena”. Per l’esattezza i risultati dell’agenzia hanno messo in relazione l’uso di tale erbicida e una evidenza limitata di cancerogenicità nell’uomo per l’insorgenza di linfoma non-Hodgkin. Le prove di cancerogenicità derivano da alcuni studi epidemiologici – realizzati negli Stati Uniti, in Canada e in Svezia – condotti fra i lavoratori del settore agricolo, pubblicati a partire dal 2001. Inoltre vi sono prove che il glifosato possa causare tumori negli animali da laboratorio.
Lo studio di IARC ha poi evidenziato danni al DNA e ai cromosomi nelle cellule umane (mentre i test effettuati su cellule batteriche sono invece risultati negativi). Il lavoro di ricerca ha poi incluso l’analisi tra gli abitanti di un’area residenziale limitrofa ad una zona agricola in cui era stato usato l’erbicida. I risultati hanno riscontrato la presenza nel loro sangue di indicatori precoci di danno cromosomico (micronuclei). Inoltre, come ricorda il documento Stop glifosato, “già dagli anni ’80, è anche classificato come interferente endocrino, che ha rivelato negli ultimi anni una serie di gravi pericoli, non ultimo dei quali una ‘forte correlazione con l’insorgenza della celiachia’ (studi del MIT, 2013-2014)”.
Proprio quest’anno, la UE si deve esprimere sulla proroga o meno dell’autorizzazione all’utilizzo di tale erbicida.
Tutti concordi quindi nel vietarlo? No. Secondo l’Efsa (Autorità europea per la sicurezza degli alimenti), infatti, le prove raccolte non sono ancora sufficienti per dichiararne con sicurezza la cancerogenicità. Il mondo agricolo – come anche quello politico – è diviso. In Italia ad avere le idee molto chiare sul fronte del no e per la promozione del principio di precauzione è il tavolo di 38 tra associazioni ambientaliste e di promozione dell’agricoltura biologica di cui fanno parte Aiab, Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, FAI, Federbio, Firab, Italia Nostra, ISDE – Medici per l’ambiente, Legambiente, Lipu, Navdanya International, PAN Italia, Slowfood, Terra Nuova, Touring Club Italiano, Associazione Pro Natura, UpBio, WWF, AnaBio, MdC, Infanitalia, Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua, Asso-Consum, WWOOF Italia, NUPA, il Test, UNA.API, Greenpeace, VAS, l’Associazione Culturale Pediatri (ACP) e il coordinamento Zero OGM.
“Il primo obiettivo è la salute dei cittadini. Per tutelarla – afferma Maria Grazia Mammuccini vice presidente di Navdanya International – occorrono strumenti seri, scientifici e indipendenti: i due pareri sono troppo divergenti per non richiedere l’applicazione del principio di precauzione e un approfondimento su più fronti. Nel frattempo, però, rafforziamo la nostra richiesta al Governo italiano di vietare la produzione, l’utilizzo e la commercializzazione di tutti i prodotti a base di glifosato”.
E l’Europa cosa fa? Di fronte alla possibilità di prorogare per altri 15 anni l’autorizzazione per l’uso del glifosato, il Parlamento Europeo ha “suggerito” alla Commissione UE una via di mezzo (7 anni), ma parrebbe che la Commissione sia orientata a concederne 9.
Torniamo nei confini del Belpaese.
Una recente indagine del Salvagente ha rilevato nell’acqua del rubinetto dei comuni di Brusnengo e Campogalliano livelli di glifosato superiori ai limiti previsti (e precedenti all’allarme di “potenziale cancerogenicità” dell’IARC). L’On. Ermete Realacci ha presentato una interrogazione parlamentare ai ministri dell’Ambiente, della Salute e delle politiche Agricole per “sollecitare il monitoraggio obbligatorio dell’acqua potabile e a uso agricolo per rilevare l’eventuale presenza di glifosato o sostanze chimiche a esso correlate”, misura ancor più importante dato il rinnovo dell’autorizzazione europea. In Italia, infatti la Lombardia è la sola regione dove l’Arpa analizza la presenza di glifosato nelle acque interne.
L’Italia è tra i paesi contrari alla proroga dell’autorizzazione all’uso del glifosato. Il Ministro Martina ha annunciato l’intenzione di arrivare in Italia ad azzerare l’utilizzo del erbicida entro il 2020 grazie ai 2 miliardi di euro stanziati per la produzione integrata. Mentre il termine di giugno per il rinnovo del permesso comunitario si avvicina, le campagne di sensibilizzazione si moltiplicano.
Proprio in questi giorni è stato presentato il primo videoreportage di Lifegate sul Glifosato che raccoglie le voci degli addetti ai lavori – agricoltori, viticoltori e dottori – che hanno scelto di non usarlo o hanno addirittura smesso. In questa settimana, inoltre, sono i dati ISPRA sulla presenza di pesticidi nelle acque. Dalle rilevazioni 2013 e 2014 emerge proprio che tra le sostanze più presenti nelle acque superficiali vi è il glifosate.
In attesa della decisione UE, la miglior azione è l’informazione e la divulgazione.
AGGIORNAMENTO del 19 maggio 2016
Il voto europeo era atteso per il 19 maggio. Ma è stato rinviato. L’ Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) sta infatto conducendo indagini sull’impatto sanitario del glifosato per arrivare a una classificazione ufficiale della Ue. Il processo si concluderà a fine 2017. La ricerca ha come obiettivi lo stabilire se il glifosato può causare il cancro, interferire con la riproduzione o danneggiare il sistema ormonale, secondo la normativa europea non potrà più essere venduto.
La sospensione – come ricorda anche Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace Italia – diviene quindi un atto dovuto «Questa è la seconda volta che la Commissione non riesce a ottenere l’appoggio dei governi dell’Ue per rinnovare l’autorizzazione del glifosato. Un atto dovuto, dal momento che la Commissione ha continuato a ignorare le preoccupazioni di scienziati indipendenti, parlamentari e cittadini europei. È il momento per la Commissione di sedersi e ascoltare».
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L'autore
Letizia Palmisano
Giornalista dal 2009, esperta di tematiche ambientali e “green” e social media manager. Collabora con alcune delle principali testate eco e scrive sul suo blog letiziapalmisano.it. È consulente sulla comunicazione 2.0 di aziende ed eventi green e docente di social media marketing. In 3 aggettivi: ecologista, netizen e locavora (quando si può).
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