Eco in città
L’ecosostenibilità vive in città. Ecco le guide per scovarla
Eco in città, ovvero scoprire come essere ecofriendly in città, dal trasporto alla bioprofumeria. Intervista a Marzia Fiordaliso e Massimiliano Pontillo
Come vivere la propria città in maniera ecosostenibile? Se perdersi nella giungla urbana è semplice, ritrovare la via dell’ecosostenibilità lo è un po’ meno. Spesso in nostro soccorso giungono i suggerimenti degli amici e del popolo del web. Esiste, però, una terza via, almeno per Roma e Milano: Eco in città. Una guida pratica, giunta alla quarta edizione, a cura di Marzia Fiordaliso e Massimiliano Pontillo e pubblicata dalla onlus Pentapolis. In concomitanza della pubblicazione delle guide 2016 li abbiamo intervistati.
Cos’è Eco in città?
È un progetto integrato composto da una parte più prettamente editoriale – le Guide annuali di Roma e Milano (ricche di luoghi, idee e consigli per chi vuole seguire uno stile di vita sostenibile, per una domanda in costante crescita) e dal sito www.ecoincitta.it, spazio news e voce dei “punti sostenibili” mappati – e da una parte comunicativa, ossia l’organizzazione di workshop e convegni tematici.
Le città possono sembrare quanto di più lontano ci sia dalla natura. Eppure in esse, spesso, nascono e si sviluppano dei micro ecosistemi sostenibili. Qual è il trend che avete registrato negli anni?
La collana editoriale fotografa un grande fermento, mostrando una “rete” in costante crescita con circa 1.300 realtà tra cui: 165 aree verdi, 267 tra bar e ristoranti biologici, vegetariani e vegani, 200 tra negozi, mercati e punti vendita aziendali bio, 42 botteghe equo e solidali, 100 tra mercatini ed esercizi dove acquistare abiti usati o etici, 52 negozi di arredamento, 25 fattorie didattiche, 40 bioprofumerie, 50 punti vendita per vestire “green” i bambini, 70 luoghi dedicati all’intrattenimento under 14 e ancora piste ciclabili, car sharing, bike sharing, associazioni, corsi universitari e master verdi.
Le guide includono una serie di servizi pubblici e l’elenco di esercizi privati. Diamo le “pagelle”. Negli anni avete notato un cambiamento in positivo o in negativo a Milano e a Roma?
Roma e Milano sono due realtà molto diverse. Milano, eletta lo scorso anno Smart City d’Italia, ha giovato di una buona amministrazione negli ultimi anni che ha snellito il trasporto grazie al bike sharing municipale (da poco sono state previste anche le due ruote in noleggio per bambini), all’ampliamento delle piste ciclabili e alle restrizioni per l’accesso alla ZTL.
Roma possiamo paragonarla ad un immenso reperto archeologico: meravigliosa dal punto di vista storico culturale, ma ancora poco attenta alle esigenze dei cittadini. Le richieste, spesso disattese, creano malcontento nella popolazione che ha bisogno di spostarsi velocemente, di avere nidi e scuole materne pubbliche, servizi sanitari efficienti e rapidi. Nella capitale si registra, al contempo, una “presa” positiva del car sharing di flusso - introdotto da Enjoy e Car2go, a cui si è aggiunto recentemente Share’ngo – adatto soprattutto a chi usa l’auto per brevi spostamenti.
E per ciò che riguarda gli esercizi commerciali?
In questi ultimi anni, anche a causa della crisi, molte persone senza lavoro e/o con prospettive lavorative difficili e critiche hanno deciso di avviare un’attività privata e una buona parte di essi ha cavalcato il trend eco ovvero l’avvio di ristoranti bio, vegani e crudisti, ma anche negozi per la spesa responsabile.
In grande crescita un settore nuovo: la bioprofumeria. Un’evoluzione dell’erboristeria e anche una vera novità che ha dato spazio a marche di nicchia (per la cura del corpo e il make-up) che fino ad oggi si focalizzavano soprattutto nel canale di vendita on line.
In questo ambito fatica a decollare l’abbigliamento: a parte i mercatini, i negozi dell’usato e le Botteghe Equo e Solidali sono pochissime le realtà che consentono di vestirsi eticamente senza spendere una fortuna.
Cosa Roma potrebbe apprendere da Milano? E cosa il contrario?
Quanto all’iniziativa privata la capitale ha molto da dire, in termini di creatività e voglia di rischiare sta giocando un grande ruolo nella costruzione di una nuova economia, vivace e circolare.
Milano è in pole position rispetto ai servizi pubblici, seri e affidabili.
Quando un negozio ha le caratteristiche per appartenere al “network” Eco in città?
I parametri generali utilizzati per l’inserimento di un’attività sono l’etica, l’impatto sull’ambiente e l’utilità sociale, ma anche la loro sostenibilità economica. La nota metodologica, pubblicata anche sulle guide, è piuttosto severa: sono necessarie solide garanzie per essere credibili.
Più semplicemente, se il consumatore frequenta un ristorante, una libreria, un mercato, una cooperativa selezionati dalla nostra redazione può star certo che sta contribuendo alla costruzione di un mondo migliore.
Potreste indicarci un paio esempi di trend in crescita tra gli esercizi commerciali?
Oltre alle bioprofumerie, vorremmo aggiungere i locali che propongono, in tutto o in parte, l’alimentazione crudista basata sul consumo di cibi non cotti e vegani che mantengono inalterate tutte le loro proprietà nutritive.
Secondo voi qual è il segreto del successo di questa iniziativa editoriale?
Crediamo sia dovuto alla sua unicità: sono le sole guide che, ad oggi, propongono, per il momento su due città, le realtà più green del paese; nel sito www.ecoincitta.it è disponibile anche Bologna e, presto, aggiungeremo altri capoluoghi.
Nell’era del web, come spiegate il successo di guide cartacee?
Desideriamo raggiungere anche quelle fasce di età (ancora in buona percentuale) che non usano con facilità i mezzi informatici e vogliamo omaggiare i Mirabilia Urbis Romae che appartenevano alla letteratura periegetica ed erano l’equivalente dei moderni vademecum dedicati ai viaggi. Non crediamo affatto, per concludere, che il libro stampato sia ormai destinato a divenire un oggetto d’antiquariato, anzi è sempre grande il piacere averlo nella propria biblioteca o in borsa.
Marzia, vuoi dirci qualcosa di più di te?
Vivo di ecologia 24 ore al giorno e, da vent’anni, mi occupo di comunicazione ambientale. Scrivo per riviste e spazi web, seguo progetti editoriali sostenibili. Ho lavorato nel green sia in ambito associativo che informativo. Seguo un’alimentazione veg, le filosofie orientali e … mio figlio.
E tu Massimiliano?
Sono un ambientalista per vocazione e ideologia, svolgo l’attività di comunicatore e giornalista. Mi occupo di sostenibilità, soprattutto nel no profit. Nei vent’anni di professione ho acquisito una vasta esperienza nella comunicazione e nel marketing green.
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L'autore
Letizia Palmisano
Giornalista dal 2009, esperta di tematiche ambientali e “green” e social media manager. Collabora con alcune delle principali testate eco e scrive sul suo blog letiziapalmisano.it. È consulente sulla comunicazione 2.0 di aziende ed eventi green e docente di social media marketing. In 3 aggettivi: ecologista, netizen e locavora (quando si può).
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