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Dissesto idrogeologico: fosse la volta buona per il Governo
Il piano "Italia sicura" per combattere il dissesto idrogeologico. Subito 2,8 miliardi di euro ma, non ancora sufficienti: ne servirebbero 40
Fosse che fosse la volta buona? Con questo tormentone il popolare attore Nino Manfredi invitava gli Italiani a vedere le gare di Canzonissima alla fine degli anni Cinquanta. Lo stessa domanda ce la poniamo noi a proposito della lotta al dissesto idrogeologico in Italia.
«Diamo inizio alla più importante opera pubblica di cui il Paese ha urgente bisogno – ha, infatti, spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio presentando a Palazzo Chigi “Italia sicura”, l’unità di missione contro il dissesto idrogeologico e lo sviluppo delle infrastrutture idriche –. La scelta del governo è stata quella di cambiare radicalmente la governance e la filiera delle responsabilità e dei controlli che fino ad oggi hanno impedito o ritardato la sicurezza di molte aree».
La struttura per la missione voluta da Palazzo Chigi sarà coordinata da Erasmo D’Angelis e il direttore sarà Mauro Grassi.
Dal 1945 ad oggi, stima il Governo, il Paese ha speso 3,5 miliardi di euro solo per far fronte alle catastrofi derivate dal dissesto e con una mappa che vede attualmente a rischio l’82 per cento dei nostri Comuni. Rischio, occorre rimarcarlo, oggi molto più forte in conseguenza dei cambiamenti climatici e quindi di una condizione metereologica che espone a eventi siccitosi o alluvionali di violenza molto superiore ai passati decenni.
Per lo stesso Erasmo D’Angelis, intervenuto ieri al convegno Anbi “Acque irrigue per la crescita e il lavoro” saremmo letteralmente «di fronte ad una escalation preoccupante del rischio atmosferico. Ieri li chiamavamo eventi estremi, oggi purtroppo sono ordinari. Nel 2013 ne abbiamo contati 315. Nei primi mesi del 2014 oltre 100. Il territorio non regge, c’è bisogno di accelerare sul versante prevenzione».
Quindi che fare? La risposta di D’Angelis è piuttosto chiara e per certi aspetti rassicurante: «Sul dissesto idrogeologico siamo pronti a spendere immediatamente 2,8 miliardi di risorse. Si tratta di soldi che avevamo disponibili, ma che non abbiamo speso. Dobbiamo passare dalla rincorsa all’emergenza, alla gestione della prevenzione: per questo abbiamo chiesto 1 miliardo di euro l’anno per i prossimi 7 anni per azioni di prevenzione».
Sul tema nel corso degli anni il ministero dell’Ambiente ha cercato di fare i conti in materia: quanto ci vorrebbe per mettere in sicurezza l’Italia? 40 miliardi di euro. La stessa cifra che un magnate cinese sta spendendo per aprire un canale transoceanico in Nicaragua.
L’attuale governo italiano ha dunque fatto – o per lo meno annunciato – meglio di tutti i suoi predecessori, ma non abbastanza e non possiamo certo aspettare il signor Wang Jing per risolvere i nostri problemi.
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L'autore
Marco Gisotti
Direttore scientifico di Green factor, ha creato e dirige dal 2005 il Master in Comunicazione ambientale del Centro studi CTS con il Dipartimento di scienze della comunicazione della Sapienza di Roma e l’ENEA. È autore, con Tessa Gelisio, di “Guida ai green jobs. Come l’ambiente sta cambiando il mondo del lavoro” (Edizioni ambiente).
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