Dal Giappone la carta che viene dalla plastica

Se la plastica si può fare dal mais perché non si potrebbe produrre della carta partendo proprio dalla plastica? Ormai i confini fra una materia è l’altra sono davvero sottili. Quasi non passa giorno che in qualche laboratorio del mondo non si produca un nuovo materiale che, spesso, ha anche delle valenze ambientali.

In questi giorni impazza sulla rete globale questa “carta” che il gruppo giapponese Teijin è riuscito a sintetizzare usando le bottiglie in PET, quelle delle acque minerali o delle bibite per intenderci.

Rispetto alla carta tradizionale, il nuovo supporto è altamente resistente all’acqua e non si strappa quando è bagnato, il che lo rende adatto ad essere utilizzato in luoghi all’aperto o per usi in ambienti umidi. Le applicazioni che la Teijin immagina sono i grandi manifesti pubblicitari, la segnaletica stradale, mappe da viaggio e persino etichette per alimenti.

Questa carta-plastica è sottile come i fogli tradizionali ed ha la stessa capacità di trattenere l’inchiostro: potrà essere quindi usata allo stesso modo, nelle stampanti laser domestiche come in quelle industriali. E, a differenza degli attuali materiali idroresistenti, su questo si potrà scrivere non con pennarelli speciali ma con qualunque penna o matita.

Il nuovo prodotto è stato realizzato in collaborazione con la Nisshinbo Postal Chemical che si occuperà della commercializzazione in Giappone attraverso catene di rivenditori e produttori di stampanti.