L’Europa vota a favore dell’efficienza energetica
L'efficienza energetica è tra le priorità della strategia europea 2011-2020. Bocciata l'Italia, che si becca una procedura d'infrazione
Photo: Parlamento europeo
L’efficienza energetica è in cima alle priorità dell’agenda europea 2011-2020. Il Parlamento europeo ha votato ieri la risoluzione definita da Lena Kolarska- Bobińska (membro del MEP per la Polonia) per inserire l’efficienza nella Strategia energetica europea con l’obiettivo di garantire la lotta al cambiamento climatico, la sicurezza energetica e dell’ approvvigionamento, prezzi accessibili per i consumatori, creare posti di lavoro, ridurre la bolletta elettrica, nonché promuovere progetti energetici e rafforzare le politiche di settore esterne.
In particolare, i deputati hanno chiesto alla Commissione di valutare l’efficacia della normativa vigente e adottare un piano di azione per l’efficienza energetica. Pertanto, il 50 per cento delle abitazioni dovranno essere dotate di contatori intelligenti entro il 2015 -e l’80 per cento entro il 2020- per monitorare i consumi e migliorare l’efficienza energetica.
Riguardo ai progetti energetici, è prioritario concentrarsi sul piano di interconnessione del Baltico, sui progetti per i corridoi meridionali del gas come il Nabucco- che dovrebbe migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento di gas dell’UE- insieme ai progetti Desertec per l’energia pulita dai deserti e Trasgreen per creare reti di distribuzione d’energia rinnovabile.
Inoltre, per rafforzare la sicurezza energetica dell’Unione, è necessario estendere il Trattato istitutivo della Comunità dell’energia (ECT) ad altri paesi confinanti, rafforzare la sicurezza dell’Unione tramite l’espansione della flotta europea pe il trasporto energetico, e lavorare con la NATO per garantire un allineamento delle strategie.
Intanto, sempre in tema di efficienza energetica, la Commissione Europea ha avviato in questi giorni una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per non aver applicato completamente la normativa comunitaria in materia di rendimento energetico nell’edilizia. In particolare, il nostro Paese sembra non rispondere alle norme stabilite dalla Direttiva 2002/91/CE riguardante il diritto dei cittadini europei di ottenere tutte le informazioni sugli edifici acquistati o affittati. In più, non ha adottato nessuna misura riguardante l’obbligo di ispezioni periodiche delle caldaie e degli impianti di climatizzazione. Se entro due mesi l’Italia non dovesse adeguarsi alle direttive, la Commissione potrebbe citare gli Stati membri dinanzi alla Corte di Giustizia.
Ma non è l’unica procedura aperta recentemente a carico del nostro Paese: l’UE ha infatti bocciato l’Italia (insieme a Cipro, Portogallo e Spagna) per non aver efficacemente affrontato il problema delle emissioni e delle acque reflue. Secondo la Direttiva 2008/50/CE riguardante la qualità dell’aria, gli Stati membri devono limitare l’esposizione dei cittadini alle microparticelle (Pm 10) ma l’Italia ha superato i valori limite in diverse zone.
“Nonostante i ripetuti allarmi e le annuali segnalazioni di Legambiente sull’emergenza polveri, il governo italiano si è ben guardato dall’agire con un piano nazionale di interventi concreti”, dichiara il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, “Ora pagheremo due volte. Con i nostri polmoni e con il nostro portafoglio” .
In più, è la seconda volta che il nostro Paese finisce sotto accusa per non aver preso le misure adeguate per proteggere il bacino del fiume Olona, in Lombardia, e di non aver sottoposto a trattamento tutte le acque reflue della zona. Già nel 2006 era stata emessa sentenza dalla Corte e questa volta, in caso di inadempienza, l’Italia rischia pesanti sanzioni pecuniarie.
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L'autore
Gabriella Longo
E' laureata in comunicazione e multimedialità. Si occupa di ambienti multimediali per l'apprendimento. Segue l'evoluzione della tecnologia, in particolare nel suo rapporto con la divulgazione e con il racconto del mutamento della nostra società.
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