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Fonti pulite

Rinnovabili, investimenti in picchiata nel 2013

Il valore del mercato globale è sceso del 12% secondo Bloomberg New energy finance. In Italia c’è stato un vero e proprio crollo (-73%)

Scritto da il 17 gennaio 2014 alle 8:35 | 2 Commenti

Rinnovabili, investimenti in picchiata nel 2013

Da Bloomberg New Energy Finance (Bnef) arriva una doccia fredda per il mondo delle energie rinnovabili: secondo l’analisi della società, il 2013 è stato un anno nero per gli investimenti globali nelle fonti rinnovabili e nelle tecnologie energetiche intelligenti, scesi del 12% rispetto all’anno precedente (289 miliardi di dollari), per un totale di 254 miliardi di dollari. Già il 2012 era stato un anno estremamente negativo in confronto al 2011, quando si totalizzarono ben 318 miliardi di dollari di investimenti, ora si è praticamente tornati ai livelli del 2010.

Da cosa è stato determinato questo crollo? Due sono i fattori principali: la forte riduzione del costo degli impianti fotovoltaici solari e l’impatto sulla fiducia degli investitori dei mutamenti delle politiche per le rinnovabili in Europa e Stati Uniti.  Il risultato è stato influenzato negativamente dai crolli di Italia (-73%, con investimenti in picchiata da 15,2 miliardi di dollari a 4,1), Germania (-46,1%, il livello più basso dal 2006), Spagna (-64,5%) e Francia (-33,8%), mentre il Regno Unito ha limitato i danni con un -8,4%.

L’Europa, complessivamente, ha così scontato il calo più drastico: -41%. Male anche Australia (-3,6%), Sudafrica (-14%) e America Latina, dove la crescita degli investimenti in Cile, Messico e Uruguay è stata annullata da una contrazione del 52,1% del Brasile.

Colpiscono anche i cali registrati da quelli che sono attualmente i due mercati più grandi delle rinnovabili, ossia Cina (-3,8%) e  Usa (-8,4%), mentre segni positivi si notano soltanto in Giappone (+55%), Canada (+31,6%) e India (+2,6%). Guardando alle singole fonti, l’eolico ha visto un lieve calo a 80,3 miliardi nel 2013 (80.9 miliardi nel 2012), mentre c’è stata una riduzione più pronunciata per il solare, sceso a 114,7 miliardi (142,9 miliardi nel 2012).

I numeri colpiscono, e certamente possono essere preoccupanti, però non autorizzano a bollare il mercato delle rinnovabili come una semplice bolla. In effetti i conteggi di Bloomberg derivano in buona parte da fenomeni come acquisizioni societarie/fusioni (in buona parte completate gli scorsi anni), nonché dalla realizzazione di grandi impianti da diversi MW, che ovviamente muovono molto più denaro e risorse rispetto a quelli di taglia più piccola ma che necessitano di incentivi appositi.

Anche lo stesso calo di valore del prezzo delle tecnologie, che contribuisce in misura determinante alla riduzione degli investimenti, non può essere considerato di per sé un male, perché sta contribuendo a una maggiore diffusione delle tecnologie pulite anche presso i semplici cittadini.


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L'autore

Gianluigi Torchiani

Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili


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