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Internazionalizzazione

I mercati esteri per le imprese delle rinnovabili

Non solo fotovoltaico ed eolico: anche per altre fonti le imprese italiane vanno a caccia di opportunità fuori dai confini nazionali

Scritto da il 17 dicembre 2013 alle 8:40 | 0 commenti

I mercati esteri per le imprese delle rinnovabili

Il mercato delle rinnovabili è ormai sviluppato su scala planetaria e, inoltre, non riguarda più soltanto le fonti conosciute al grande pubblico come eolico e fotovoltaico, ma anche tutte le altre risorse verdi. La lezione è stata da tempo già appresa dalle società italiane del settore, che stanno cercando di estendere il proprio business anche all’estero.

Ad esempio, nel campo dell’idroelettrico il gruppo padovano Espe ha puntato sul mercato rumeno, realizzando nel Paese tre nuove centrali. Altre due sono attualmente in fase di costruzione,  per commesse del valore complessivo di oltre 55 milioni di euro. Ugualmente attivo nell’Est Europa è il gruppo industriale Maccaferri, che ha già in tasca un contratto per la realizzazione di dieci mini centrali idroelettriche in Serbia per un valore complessivo di 350 milioni di euro.

Questi numeri, però, sono briciole in confronto a quanto ha deciso di fare Enel Green power, il maggiore operatore nazionale delle rinnovabili. Già attualmente circa un terzo della capacità del gruppo (8 GW) deriva dalle risorse idriche e altri 500 MW saranno costruiti entro il 2017, in gran parte nei Paesi emergenti. Enel Green Power, inoltre, detiene competenze probabilmente uniche nella geotermia (grazie alle centrali detenuta in Toscana), una fonte in prevista espansione soprattutto in America.

Nel settore delle biomasse e del biogas, invece, Fiper, l’associazione che rappresenta i produttori del settore, si sta da tempo attivando per la creazione di contatti tra le imprese italiane e il mercato sudamericano, in particolare in aree quali le centrali di teleriscaldamento a biomassa e i biocarburanti di seconda generazione. In Argentina, in particolare, c’è interesse nella realizzazione di impianti che possano impiegare la gran quantità di biomassa residuale legnosa e generica presente sul territorio per la produzione di energia elettrica e termica in co-generazione.

BTS Biogas, invece, ha recentemente siglato un’importante partnership tecnico-commerciale con la giapponese Birumen Kagoshima  per la costruzione e manutenzione di impianti di biogas destinati alla produzione di energia elettrica in Giappone. Grazie a questo accordo, BTS Biogas prevede la costruzione di 27 impianti nei prossimi 4 anni, per una potenza complessiva di 35 MW e un investimento totale di 135 milioni di euro. 

Infine c’è da citare il caso del solare termodinamico: in questo caso la filiera italiana del settore (su tutti il gruppo Angelantoni) sta cercando da tempo di inserirsi nelle grandi commesse estere, in particolar modo a quelle legate a Desertec o allo sviluppo del fabbisogno energetico saudita. Anzi, anche i progetti in programma in Italia sono presentati soprattutto come un’opportunità per raffinare la tecnologia e l’affidabilità del solare termodinamico Made in Italy.


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L'autore

Gianluigi Torchiani

Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili


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