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Puglia: sole e vento vincono sulle carte bollate | Tekneco

Puglia: sole e vento vincono sulle carte bollate

Primi in Italia per fotovoltaico ed eolico: lo confermano i dati di mercato. Ma la lentezza della P.A. frena i progetti.

Scritto da il 04 ottobre 2010 alle 9:00 | 7 Commenti

Puglia: sole e vento vincono sulle carte bollate

Photo: Eric Gevaert@fotolia.com


Prima nel fotovoltaico e nell’eolico e terza nella produzione di energia da biomasse. Assente nell’idroelettrico e nella geotermia. L’immagine della Puglia che arriva dalle ultime statistiche riguardanti le fonti rinnovabili è sostanzialmente positiva. Il combinato disposto tra condizioni climatiche e geologiche da una parte e interventi di semplificazione normativa dall’altro ha spinto negli ultimi anni numerose aziende italiane e investitori internazionali a investire centinaia di milioni di euro in regione.
Non tutto, comunque, funziona a pieno regime. Soprattutto in campo eolico, il settore che oggi sviluppa i volumi maggiori, numerosi operatori lamentano le inefficienze della macchina amministrativa, con la burocrazia che si trascina anche per diversi anni prima di decidere per il via libera o meno dei progetti presentati. Una situazione che rischia – nel medio periodo – di raffreddare l’entusiasmo degli investitori verso il Tavoliere, anche perché il quadro normativo negli ultimi mesi si va complicando, tra contrasti che coinvolgono la Regione e il Governo nazionale e pronunce della Giurisprudenza che cambiano le regole in corsa.
Mentre sullo sfondo resta una partita aperta: come far sì che gli investimenti di soggetti extraregionali inneschino un circolo virtuoso a livello locale, promuovendo mandati, sviluppo di know-how e di competenze industriali tra le aziende pugliesi che a vario titolo sono attive nel business della rinnovabili.

Per il fotovoltaico una crescita senza soste

I dati sul fotovoltaico non lasciano spazio a dubbi: la Puglia ha il primato nazionale staccando nettamente le altre regioni. Secondo le ultime rilevazioni del Gse (Gestore dei Servizi Energetici), relativi al consuntivo del primo semestre 2010, il Conto Energia ha finanziato in Italia impianti (il calcolo riguarda quelli già in esercizio) per 1.319 MW, con la Puglia a quota 256 MW. Il secondo posto spetta alla Lombardia (145 MW), seguita da Emilia-Romagna (109), Lazio (96) e Veneto (93). Per trovare altre regioni meridionali occorre scendere al decimo posto, dove si incontra la Sicilia, con 58MW. Tornando al Tavoliere, il primato è frutto soprattutto dei passi in avanti compiuti negli ultimi anni, che hanno permesso di scalare la classifica dall’11esimo posto del 2006 al terzo del 2007, fino al primato raggiunto nel 2008 e consolidato nell’ultimo periodo. Restringendo l’analisi solo al primo semestre, la Puglia è prima con 43MW, davanti a Lombardia e Veneto, rispettivamente a quota 15 e 12 megawatt. “La Puglia è la Regione che ha agito con maggiore convinzione per la promozione del fotovoltaico e oggi rappresenta un benchmark per le altre realtà del Mezzogiorno, che pure hanno grandi potenzialità del settore, ma fin qui hanno dimostrato di crederci meno”, osserva Francesco Fiore, direttore marketing e sviluppo di Conergy, società che a metà luglio ha inaugurato a San Marzano di San Giuseppe (Taranto) due impianti per la Plain Energy GmbH (realizzati con un finanziamento della Cassa di Risparmio di Bolzano e della Cassa Centrale Raiffeisen) in grado di produrre circa 2.800 MWh, equivalenti al consumo annuo di energia di 560 famiglie.

Fine corsa vicina?

Gli impianti regionali sono prevalentemente concentrati nella fascia che va da 0,2 a 1 MW (202 MW totali), complici le facilitazioni amministrative – previsto il rilascio della sola Dia (Dichiarazione di Inizio Attività) al posto  della più complessa procedura di autorizzazione unica – per la realizzazione di  impianti al di sotto del MW di potenza (contro i 200 KW della legge nazionale) che hanno spinto gli operatori a contrarsi su realizzazioni da 999 W. Un boom che ora rischia di essere frenato da una pronuncia della Corte Costituzionale della scorsa primavera, che ha abolito – con efficacia retroattiva – questa semplificazione. Nelle settimane immediatamente successive a questa pronuncia sul mercato si è diffuso il panico, con le banche che hanno bloccato i finanziamenti e gli investitori alla finestra, in attesa di capirci di più.

Eugenio Tranchino, managing partner dello studio legale Watson Farley & Williams

Successivamente la situazione è, almeno in parte, rientrata, con i titolari di impianti in via di costruzione o solo autorizzati che si sono rimessi al lavoro sperando in un atteggiamento clemente delle autorità, mentre gli altri si sono dovuti adeguare alla procedura ordinaria (e ben più macchinosa) dell’autorizzazione unica. Intanto la situazione non è del tutto definita perché a metà luglio sono state pubblicate le nuove linee guida nel campo delle rinnovabili, che sono poi passate al vaglio delle Regioni, con la prospettiva di arrivare al recepimento entro fine anno. “Per tornare ad avere un quadro chiaro occorrerà attendere l’inizio del 2011”, spiega Fiore, “e questa situazione non fa certo bene al mondo dell’impresa, che ha bisogno di sapere in anticipo qual è il quadro normativo con cui deve confrontarsi”. Il timore maggiore è che le aziende di medie e grandi dimensioni orientino le loro scelte di investimento su altri territori, con le imprese locali che si vedrebbero private dei mandati su cui contavano. Eugenio Tranchino, managing partner dello studio legale Watson Farley & Williams, vede comunque spiragli positivi: “Da un punto di vista strettamente giuridico la sentenza pronunciata dalla Consulta e’ ineccepibile e non poteva che sancire l’incostituzionalità della normativa regionale per palese contrasto con la normativa nazionale. Tuttavia, ha prodotto dei risultati estremamente sfavorevoli per tutti gli investimenti nella regione”. A minimizzare l’impatto di questa pronuncia sono comunque intervenute due recenti ordinanze del Tar di Lecce che “hanno chiarito come il rapporto tra il proponente e la pubblica amministrazione è da considerarsi esaurito (o consolidato), ai sensi della giurisprudenza costituzionale, allo spirare del termine di 30 giorni dalla presentazione della dichiarazioni di inizio attività”.

Il nuovo Conto Energia fa chiarezza nel mercato

TOTALE Impianti in esercizio ai sensi del Conto Energia - PRIMO E NUOVO CONTO ENERGIA RIPARTIZIONE PER REGIONE E CLASSE DI POTENZA DEGLI IMPIANTI IN ESERCIZIO (impianti entrati in esercizio dal 01/01/2005 al 09/06/2010 - aggiornato al 09/06/2010)

Non suscita, invece, particolari preoccupazioni il nuovo Conto Energia, approvato a luglio dalla Conferenza Stato-Regioni e valido per il triennio 2011-2013: se da una parte infatti gli incentivi pubblici caleranno mediamente – e in maniera progressiva – del 20%, è pur vero che nell’ultimo periodo c’è stato un brusco calo nel costo della materia prima. Per altro, la penalizzazione riguarderà maggiormente i grandi impianti, che non costituiscono il target di riferimento per gli investimenti pugliesi. Il fatto positivo è che questa decisione ha posto fine a un lungo periodo di incertezza, con bozze di revisione più o meno affidabili che giravano tra gli operatori senza offrire un quadro di riferimento.

Eolico, il nodo della burocrazia

La Puglia primeggia anche nell’eolico. Secondo il consuntivo 2009 realizzato da Terna, la potenza eolica installata stimata nella regione ammonta a 1.158 Mva (MegaVoltAmpere), poco meno di un quarto del totale nazionale (4.880 Mva). Per ciò che riguarda, invece, il numero degli impianti eolici, l’ultimo dato disponibile riguarda il totale 2008, con 57 realtà censite da Anev e Enea, con una potenza generata di 946 MW, pari a circa il 30% del dato italiano. Anche su questo fronte, comunque, non mancano i problemi: sui tavoli dell’assessorato regionale alle Attività produttive ci sono pile di richieste per realizzare nuovi impianti. “Le potenzialità della regione sono enormi, ma i tempi lunghi della Pubblica Amministrazione rischiano di frenare il boom”, riflette Alessandro Casale,

Alessandro Casale, amministratore di Asja Ambiente

amministratore di Asja Ambiente, azienda piemontese che in Puglia ha in corso diversi iter autorizzativi per più parchi eolici per una potenza complessiva di oltre 150 MW tra Cerignola, Castelluccio, Laterza e Manfredonia e sta realizzando tre impianti fotovoltaici. “Oggi spesso passano alcuni anni dall’avvio dell’iter autorizzativo al via libera per l’inizio dei lavori: un tempo troppo lungo per il mondo del business, che ha bisogno di pianificare i propri investimenti sapendo di poter contare
su risposte rapide”. Il problema non è dovuto a una mancanza di competenze: “In Regione ci sono livelli di conoscenza elevatissimi, ma il grande numero di richieste necessiterebbero di un potenziamento degli organici”. Obiettivo non facile da conseguire in un periodo di tagli
ai trasferimenti locali.  Per altro, la lentezza della macchina burocratica non riguarda solo il settore eolico. “Nel fotovoltaico abbiamo calcolato una media di 555 giorni tra domanda e autorizzazione”, osserva Andrea Monti Guarnieri, presidente di ErgycaSun e dirigente  di Ergy Capital, gruppo che ha sette impianti solari in Puglia e altri otto in corso di approvazione. “Una lungaggine frutto del carico di lavoro prodotto proprio dal boom di richieste, a fronte di piante organiche che non si sono rafforzate adeguatamente”.

Sul podio per le biomasse
Sul fronte delle biomasse, nel 2008 la Puglia ha toccato quota 139 MW di potenza efficiente, che valgono il terzo posto dopo Lombardia (409 MW), Emilia-Romagna (299 MW). “Il settore costituisce un segmento particolare nel panorama delle fonti rinnovabili, considerato che richiede un investimento di tipo industriale”, spiega Marcello Piccinni, amministratore di Fiusis, azienda salentina che sta realizzando a Calimera (Lecce) un impianto per la produzione di energia da legno d’ulivo. “Non si tratta solo di installare pannelli sul tetto o di impiantare una pala eolica, ma di cambiare business, passando  da un’impresa agricola a una di produzione dell’energia”. Cosa che richiede investimenti per centinaia di migliaia di euro e know-how specialistico. “In termini di resa questo sforzo rende”, aggiunge Piccinni, “visto che un impianto a biomasse lavora mediamente 8mila ore all’anno, contro le 1.400 di un impianto fotovoltaico e le circa 2mila di uno eolico”. C’è poi un limite dovuto alla disponibilità di terreno: “Nel caso specifico del biogas ci vogliono non meno di 150-200 ettari a disposizione”, aggiunge Monti Guarnieri, “e grandi quantità di acqua per coltivare il mais, che spingono generalmente a preferire località settentrionali”. Infine, sul fronte dell’idroelettrico e del geotermico la Puglia non ha impianti di produzione.

Futuro incerto per gli operatori locali

Grandi investimenti, ma con quale ritorno per gli operatori locali? È il dilemma principale che si porta dietro il boom regionale delle rinnovabili. “Oltre alle regole e alle norme per implementare le rinnovabili vogliamo anche pensare alla possibilità di realizzare in Puglia la filiera produttiva e tecnologica”, ha dichiarato il presidente Nichi Vendola qualche mese fa. “La Puglia può diventare non soltanto il luogo dove principalmente si installano impianti, ma anche la sede di produzione componentistica e tecnologica, visto che siamo ancora troppo dipendenti dall’estero. Dobbiamo chiederci perché ciò che è stato possibile in Germania non possa esserlo qui”.
Interrogativi che al momento si confrontano con una situazione particolare: se i tedeschi hanno maturato una crescita tecnologica e di riconversione nella produzione di energia da fonti rinnovabili che ha permesso una crescita generale del sistema delle imprese e dell’occupazione giovanile, lo stesso non è ancora avvenuto da noi. Il business delle aziende locali è fortemente legato ai mandati che arrivano dai grandi investitori nazionali e internazionali: può bastare un rallentamento degli investimenti o un cambio di rotta normativo per mandare in crisi le aziende – per lo più piccole o micro imprese – del settore, con pesanti ricadute occupazionali, considerato che le ultime stime parlando di circa 10mila occupati pugliesi nelle rinnovabili. Un aiuto in tal senso potrebbe arrivare dalla recente istituzione del Distretto Tecnologico Nazionale sull’Energia (Ditne), che punta proprio a far crescere le conoscenze scientifiche, con un rapporto più stretto tra mondo universitario e imprese. Alla struttura aderiscono tutte le università pugliesi pubbliche, da Roma Tre e da una serie di imprese locali attive nelle rinnovabili. Si tratta del quarto distretto tecnologico della regione, dopo il Dhitech di Lecce (per l’hi-tech), il Distretto della Meccatronica di Bari e il Dare di Foggia per l’agroalimentare.

L’intervista: Lorenzo Nicastro

Assessore all’ambiente Regione Puglia

“La crescita proseguirà, ma senza stravolgere il territorio”

“Sbaglia chi pensa che la Puglia possa diventare il Far West delle rinnovabili, in cui il via libera a tutti i progetti è automatico, senza alcuna considerazione degli aspetti ambientali e territoriali”. Lorenzo Nicastro, una lunga esperienza da magistrato alle spalle e Assessore all’Ambiente della nuova giunta Vendola, è deciso nel rispondere a quanti temono che la Regione Puglia abbia innestato la retromarcia dopo aver raggiunto il primato nazionale sul fronte del fotovoltaico e dell’eolico.

D: Le imprese temono una frenata nello sviluppo delle rinnovabili in Regione. È un rischio reale?
R: Niente affatto. Basta vedere i dati: i primati conquistati negli anni sono stati rafforzati e la crescita prosegui- rà ancora, ma senza violare i principi che ci siamo dati. L’articolo 11 dello Statuto Regionale è chiaro in questo senso: lo sviluppo deve essere com- patibile con le caratteristiche del territorio, che è un gradiente sociale primario.

D: Però la fila delle aziende interessate a investire si allunga sempre più, mentre l’organico dell’assessorato è rimasto immutato a prima del boom delle rinnovabili.
R: Non c’è carenza di personale: le pratiche continuano a crescere perché il nostro territorio offre condizioni straordinarie per i nuovi insediamenti, ma noi dobbiamo pensare soprattutto all’ambiente che lasceremo alle generazioni future. Per questo motivo puntiamo soprattutto sul fotovoltaico strutturale, dai tetti di abitazioni pubbliche e private agli insediamenti industriali, al micro eolico, più che sui grandi impianti a terra.

D: Condivide, dunque, la campagna di Michele Placido “contro il dilagare di pale in Puglia”?
R: La sua è una preoccupazione reale: oggi molta energia prodotta dagli im- pianti eolici non viene venduta.

D: La stessa prudenza viene seguita sul fronte delle biomasse?
R: Questo settore richiede un supplemento di attenzione perché parliamo di investimenti di natura industriale. Siamo favorevoli allo sviluppo di centrali a filiera corta o media, mentre i lunghi tragitti tradiscono lo spirito dello stesso Protocollo di Kyoto.

L’intervista: Rocco Palese

Capogruppo PDL

“Mettere ordine a livello normativo per non fermare lo sviluppo”

“Il territorio pugliese offre le migliori condizioni per lo sviluppo delle energie pulite, ma occorre mettere ordine a livello normativo per evitare che i potenziali investitori scappino via dalla regione”. Rocco Palese è stato il candidato governatore del Centrodestra alle ultime elezioni e oggi è capogruppo del Pdl in Consiglio Regionale.

D: Come giudica lo sviluppo delle rinnovabili in regione?
R: In questi anni abbiamo raggiunto risultati straordinari, traendo benefici dalle condizioni di un territorio che offre le condizioni ideali per sfruttare il sole e il vento. Oggi, tuttavia, vedo il rischio di una frenata nel processo di sviluppo.

D: A cosa si riferisce?
R: Come ha dimostrato la bocciatura della Corte Costituzionale, la legislazione regionale fin qui prodotta non segue le direttive nazionali. Negli ultimi anni sono state emanate leggi e regolamenti che in alcuni casi creano confusione, con il rischio concreto di scoraggiare chi è interessato a investire nella nostra terra. A questo si aggiunge una macchina burocratica troppo lenta rispetto alle esigenze del mercato.

D: Propone, quindi, di rafforzare gli organici del settore?
R: Non è solo un problema di numeri, ma di metodo da seguire nel lavoro: occorre che ogni funzionario sia messo nelle condizioni di operare al meglio. La stessa confusione si rileva su un altro aspetto: nonostante la crescita nella produzione di energia pulita, ci sono aree della regione – mi riferisco in particolare al tarantino – che hanno livelli di Co2 allarmanti. Quindi il risultato di combattere l’inquinamento grazie a fotovoltaico ed eolico non è stato centrato.

D: Il Governo nazionale lavora alla reintroduzione del nucleare nel nostro paese: concorda su questo punto?
R: Mi attengo ai numeri. Oggi la Puglia produce l’80% di energia in più rispetto a quella che consuma: da noi non c’è spazio per impianti nucleari.


Commenti

Ci sono 7 commenti.

  • mazzotta massimo
    scrive il 02 dicembre 2010 alle ore 18:11

    Sono molto soddisfatto dalla produzione di energia rinnovabile prodotta dalla regione Puglia,purtroppo come me tanti aspettano il parere favorevole del tar negato dai comuni ottusi, che prima o poi dovranno darci. Spero tanto che anch'io possa dare il mio contributo sulla produzione di energia rinnovabile.

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L'autore

Luigi Dell'Olio

Luigi dell'Olio, giornalista pugliese free-lance, vive a Milano, dove si occupa di temi legati all'economia, alla tecnologia e alle energie rinnovabili.


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