Rinnovabili, incentivi a prova di burocrazia

Molto si è parlato nelle ultime settimane dei tagli agli incentivi per le energie rinnovabili, disposti dal decreto governativo di riorganizzazione dei contributi pubblici al settore. Ma c’è anche un altro tema che preoccupa gli addetti ai lavori: si tratta dell’eccessiva burocrazia imposta dalle nuove regole.

“Il nuovo quadro regolamentare presenta molti punti interrogativi”, sottolinea Cristina Martorana, partner dello studio legale Watson Farley Williams, facendo riferimento in primo luogo all’esistenza del titolo autorizzativo per partecipare alle aste o essere iscritto nel registro.

“La cosa non dovrebbe preoccupare in un Paese in cui i titoli autorizzatori vengono rilasciati  nel rispetto delle tempistiche previste dalla normativa. Ma in Italia le cose vanno diversamente, tanto che il rischio autorizzatorio – cioè che l’autorizzazione non venga rilasciata nei tempi attesi o che non venga impugnata da qualche soggetto interessato avanti al competente tribunale amministrativo – è ormai considerato endemico al Paese”.

“Eppure, data la qualificazione dell’attività di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili come ‘attività libera’, il procedimento autorizzatorio dovrebbe essere scevro da ritardi o altri ostacoli. Nella pratica non si arriva mai a conclusione entro i 180 giorni canonici”, aggiunge Martorana, ricordando l’importanza del titolo autorizzatorio per la bancabilità di un progetto di investimento nel settore.