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La convenienza del made in UE | Tekneco

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La convenienza del made in UE

Molti i produttori che si sono certificati per offrire una maggiore remuneratività dell’impianto in base alle disposizioni del 4° Conto energia.

Scritto da il 23 gennaio 2012 alle 7:20 | 0 commenti

La convenienza del made in UE

Photo: Una fase della produzione di un pannello fotovoltaico - Bisol Group


Fra gli aspetti positivi del 4° Conto energia spiccano, insieme alla promozione degli impianti integrati su edifici, la realizzazione in aree industriali, miniere o discariche, la rimozione delle coperture in eternit, le tariffe incrementate per gli impianti “europei”. O meglio per quegli impianti i cui prodotti (moduli, inverter in primis) siano almeno per il 60% uscite da fabbriche Ue.

Non è stato facile capire come quantificare questa percentuale, fino a quando l’estate scorsa il Gse ha pubblicato sul proprio sito le regole applicative del 4° Conto energia facendo un po’ di chiarezza. Nel frattempo in questi mesi si è assistito alla corsa della verifica dei moduli, la cosiddetta Factory Inspector, un certificato rilasciato da un ente abilitato a livello europeo nel settore fotovoltaico. In particolare, l’ispezione controlla la conformità dei moduli che si trovano in fabbrica al modulo di prova e la qualità del prodotto oltre alle certificazioni Iso 9001, Iso 14001 e Iso 16001.

Nel dettaglio questo significa che per i moduli, devono essere state effettuate almeno le lavorazioni di stringatura delle celle, l’assemblaggio, la laminazione e i test elettrici all’interno del sito di produzione ubicato in un Paese dell’Unione Europea. Gli inverter, per essere considerati fabbricati nell’Unione Europea, devono avere avuto all’interno del sito produttivo europeo la progettazione, l’assemblaggio e i test di misura e collaudo. Per le strutture e altri componenti, infine, si deve dimostrare, attraverso un’idonea documentazione la provenienza dall’interno dell’Unione Europea della fornitura. Da allora è stato un fiorire di Made in Ue, sono molte infatti le imprese europee che hanno deciso di approfittare di questa opportunità, che si sta rivelando un sostegno concreto per le aziende.

L’ombra lunga della Cina

«La pressione sui prezzi dei moduli è estremamente alta – spiega Nicola Baggio, product manager di Solon – alla base degli attuali valori di mercato ci sono delle offerte palesemente sottocosto dei maggiori player cinesi che stanno di fatto attuando una politica di dumping. Per questo le principali aziende produttrici europee stanno chiedendo che le autorità comunitarie e nazionali vigilino in modo più attento e fissino regole chiare per evitare questo fenomeno che rischia di far collassare l’industria fotovoltaica che si è sviluppata in Europa negli ultimi 5 anni». Ecco perché per molte aziende questa tariffa incentivante non sarebbe sufficiente. Come sottolinea la presa di posizione di Ifi (l’associazione Industrie fotovoltaiche italiane) che chiede sia introdotta una legislazione anti dumping che fissi una tassazione alle importazioni nel caso non siano soddisfatti gli standard di produzione e qualità italiani o europei. «Il problema è – sottolinea un portavoce dell’Ifi – che a fronte di un mercato europeo che ha assorbito una capacità produttiva di 14,3 GW, le industrie europee sono state in grado di produrre solo 2,6 GW, nonostante il potenziale produttivo sia di 7,5 GW. E questo perché il mercato europeo ha assorbito una gran parte della produzione cinese, stimata in una quota dell’82%. Una situazione riconducibile sostanzialmente a una politica aggressiva di aiuti statali e finanziari alle imprese asiatiche».

«Relativamente al premio previsto dall’art. 14 del DM 05.05.2011, per la produzione di componenti europei – rincara Baggio – sarebbe auspicabile avere quanto prima una regola certa e univoca che obblighi alla produzione del modulo e della cella (entrambi) in Europa. Permettere l’accesso al premio per l’utilizzo di sedicenti wafer di origine norvegese su moduli cinesi, pare del tutto non verificabile sul piano tecnico in quanto i wafer non sono dotati di un numero seriale che ne consenta la tracciabilità».

Competitività made in Europe

La certificazione europea di almeno qualche linea di prodotto è da allora diventato un must, ma evidentemente da sola non basta, ogni azienda affina le armi per guadagnare quote di mercato: innovazione e tecnologia sono la strada maestra, anche per abbassare i costi. Un ruolo importante però lo svolge anche l’aspetto estetico e ai particolari. «Bisol Group punta su una tecnologia molto avanzata – spiega Uroš Merc, presidente e Ceo di Bisol Group – i test di prestazione eseguiti da Photon dimostrano che i moduli Bisol sono fra i migliori disponibili sul mercato mondiale, in quanto garantiscono la più alta resa energetica e quindi un maggiore ritorno sull’investimento». E visto che la qualità da sola non basta i moduli fotovoltaici ad alta potenza di uscita sono etichettati “Made in Europe”, con materiali testati e certificati. «Anche l’aspetto estetico è un driver di mercato importante – continua il manager – così tutti i moduli sono disponibili con cornice nera o argento e back sheet bianco oppure nero. Un’altra opzione consiste nell’utilizzare un modulo con back sheet trasparente che permette il passaggio della luce». Attenzione estrema anche ai sistemi di montaggio con il sistema click: ganci di montaggio, adatti a diversi tipi di tetti, sottostrutture triangolari di alluminio e supporti di plastica polietilene. Ma soprattutto la crescita dipende dalla riduzione dei costi di produzione, attraverso l’implementazione di miglioramenti tecnologici, lo sviluppo di nuovi prodotti, e l’aumento del livello di produttività.

Certificazione sì, ma non solo

Poteva dare una mano la “postilla” del 4° Conto energia alla voce incentivo se il pannello è fabbricato nell’Unione europea. E, invece, c’è stata e c’è ancora tanta confusione. «Direi che è in linea con la poca trasparenza che caratterizza il 4° conto energia. Poca trasparenza e troppa “carta”», racconta a Tekneco Christian Plich, amministratore delegato di Soleg Italia, azienda tedesca che installa fotovoltaico di tutte le misure e che ha una rosa di fornitori sia Ue che extra Ue, ma pur sempre europei come la norvegese Its. E anche cinesi. Anche questo in un certosenso è ottimizzare e Soleg sembra essere molto capace nel farlo: «Acquistiamo a livello di gruppo (Soleg è presente in sette nazioni europee – ndr) per avere sempre disponibilità di prodotto e purtroppo devo dire che solo in Italia abbiamo certi vincoli». Al di là dell’aspetto marketing della certificazione Plich chiede ai produttori di fotovoltaico innovazione. Soprattutto a favore del miglioramento dell’impatto ambientale. «Vedo che molte realtà si stanno muovendo in questo senso: penso alla ricerca che sta portando avanti Its Solar o Sovello nel riciclo di celle».


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L'autore

Nadia Tadioli

Giornalista professionista, collabora per diverse riviste e siti internet. Il filo conduttore è il tema ambientale, che esplora con entusiasmo in tutte le sue declinazioni. Negli ultimi anni si è dedicata soprattutto ai temi delle energie rinnovabili e del risparmio energetico.


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