Fotovoltaico, un’opportunità di integrazione per il reddito agricolo
Le prospettive degli impianti a terra e delle serre
Photo: Bods
Sarà l’energia proveniente dal sole a salvare l’agricoltura? La domanda sta facendo capolino in diverse conferenze organizzate nelle ultime settimane. Nonostante la prospettiva sempre più concreta di un drastico tagli agli incentivi, infatti, gli impianti a terra e le serre fotovoltaiche possono risultare un valido canale di diversificazione per il reddito agricolo.
Il ritorno dell’investimento
Secondi calcoli dell’Adaf (Associazione Dottori in Scienze Agrarie e Forestali), un impianto di 200 Kw, che occupa una superficie di appena 1350 mq, alle attuali tariffazioni può produrre un reddito annuale di circa 40.000 euro, al netto delle spese di manutenzione, assicurazione e della rata del mutuo dell’investimento iniziale (all’incirca 550mila euro). Per ottenere un risultato simile, un’azienda agricola dovrebbe coltivare 260 ettari di frumento, o 220 ettari di girasole, oppure ancora 40 ettari di pomodoro da industria, investendo circa 200 mila euro all’anno.
Per poter considerare la produzione d’energia da fonte fotovoltaica attività connessa, e accedere quindi agli incentivi statali, la circolare n. 32/E/2009 richiede che l’imprenditore agricolo sia in possesso dei terreni agricoli su cui esplichi la propria attività agricola.
Le prospettive delle serre fotovoltaiche
I passi in avanti compiuti negli ultimi tempi sul fronte dell’innovazione tecnologica stanno aprendo nuove prospettive per le serre fotovoltaiche, installazioni che hanno un duplice volto: sotto la copertura si trova una normale serra dedicata alla coltivazione, mentre il tetto è ricoperto di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica.
Per ottenere gli incentivi, entrambe le prospettive devono essere operative: in sostanza, è necessario dimostrare che i pannelli non ostruiscono del tutto l’irraggiamento dell’area sottostante, per cui effettivamente è presente una coltivazione.
Come calcolare la convenienza
Carlo Maria Magni, ceo di ReFeel e coordinatore del gruppo di lavoro sulla Finanza del Kyoto Club, individua tre soluzioni a disposizione del mercato: le serre in polietilene, che valorizzano al massimo il reddito agricolo, ma non quello fotovoltaico; le seere monofalda, che producono un reddito agricolo del 20% maggiore rispetto al terreno scoperto, al quale si aggiunge il reddito da fotovoltaico legato agli incentivi; infine le sperimentazioni che si pongono a metà strada tra i due estremi, cercando un equilibrio tra le due fonti di guadagno che consenta di ottimizzare la resa finale per l’investitore.
Le sperimentazioni in corso
A Imperia è in corso un progetto per riconvertire serre fotovoltaiche da tempo in disuso perché non produttive di reddito sufficiente. L’iniziativa, promossa dal Centro di Istruzione Professionale e Assistenza Tecnica della Confederazione Italiana Agricoltori di Imperia, prevede la ricopertura delle serre con pannelli fotovoltaici e soprattutto il recupero della loro funzione produttiva, in modo da non variare la destinazione d’uso delle strutture stesse. La copertura fotovoltaica modifica le caratteristiche climatiche all’interno delle serre, per cui è necessario modificare la tipologia di coltivazioni, scegliendo quelle più adatte a questo tipo di ambiente. Le sperimentazioni in corso riguardano alcune varietà di fiori e ortaggi che possono crescere anche in presenza di un irraggiamento limitato.
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L'autore
Luigi Dell'Olio
Luigi dell'Olio, giornalista pugliese free-lance, vive a Milano, dove si occupa di temi legati all'economia, alla tecnologia e alle energie rinnovabili.
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