Politiche energetiche
Biogas, il Governo promette sostegno alla filiera corta
Secondo il ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, esiste spazio per un’ulteriore crescita di questa fonte rinnovabile nel nostro Paese
Il biogas in Italia ha ancora un ulteriore spazio di crescita. Ne è convinto Maurizio Martina, ministro delle politiche Agricole, che ha effettuato un apposito intervento nell’ultimo numero di Elementi, periodico del Gestore dei Servizi Energetici. Secondo il ministro il potenziale del biogas al 2030 corrisponderà a 7,3 miliardi per una potenza installata di 2.300 MWh, ossia il doppio di quella attuale (su circa 1200 impianti a biogas agricolo). Una crescita insomma prudente ma costante.
Il ministro, tra l’altro, sembra sposare in pieno le tesi portate avanti negli ultimi tempi dalle principali associazioni di categoria del settore, che hanno cercato di reindirizzare questa fonte verso un approccio più sostenibile e a misura di generazione distribuita, lontano dunque dagli investimenti speculativi che ci sono stati sino a quattro-cinque anni fa. Quando furono realizzati impianti di dimensioni colossali da operatori poco collegati al mondo agricolo. Tutt’altra è la concezione portata avanti oggi da Martina: l’idea dunque, è che un’impresa agricola possa diventare una biogas refinery, con l’imprenditore agricolo che potrà produrre energia elettrica, termica, biocarburanti, bio-plastiche e fertilizzanti, valorizzando i reflui e gli scarti d’agricoltura.
“Dobbiamo imparare a sfruttare sempre meglio la possibilità di valorizzare, tramite la conversione in energia rinnovabile, i sottoprodotti e i residui delle normali attività agricole e di allevamento – continua Martina – abbiamo deciso di premiare con incentivi gli impianti di biogas di dimensioni minori. Questo per ottimizzare al meglio i cicli produttivi aziendali ed evitare fenomeni distorsivi e speculativi, con impianti dimensionati alla effettiva disponibilità di biomassa delle aziende”. Inoltre il ministro ha promesso impegno per risolvere i nodi irrisolti relativi al sistema fiscale: “Lavoriamo per dare certezza agli operatori e per l’applicazione di un sistema che tenga conto delle peculiarità della produzione di energia da biomasse e biogas rispetto ad altre fonti rinnovabili e che sia compatibile con le attuali esigenze di bilancio pubblico”.
Occorrerà poi vedere se dalle parole si passerà effettivamente ai fatti. Quel che è certo è che il settore sembra essere riuscito a muoversi, in maniera graduale e non traumatica per gli operatori come successo al fotovoltaico, verso un modello più sostenibile e più adatto alla vera natura di questa fonte, ossia strettamente collegato al mondo agricolo.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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