Energie rinnovabili
Bioenergie, occorre puntare sulla filiera corta
Nelle scorse settimane è stato approvato il Piano di settore, che mette in evidenza i punti di forza e debolezza del settore e delinea le possibili strategie d’intervento
In materia di bioenergia l’Italia può e deve fare di più. È quanto prevede il Piano di settore per le bioenergie, approvato nelle scorse settimane dalla Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano. Il Piano in questione ha lo scopo di sintetizzare i punti di forza e debolezza delle filiere bioenergetiche, le strategie, gli obiettivi per il futuro, le minacce, le opportunità e i risvolti economici nonché di definire strategie condivise e individuare possibili interventi puntuali con efficaci e idonee politiche legislative, economiche e commerciali a medio e lungo termine; proporre misure di sostegno adeguate per valorizzare in modo sostenibile, nel medio e lungo periodo.
Difficile sintetizzare in poche righe un documento così corposo: essenzialmente l’approccio è molto positivo e a favore di questa fonte energetica. Nel testo si legge come “La produzione di energia dalle biomasse può dare un grande contributo al miglioramento delle emergenze ambientali nel nostro Paese, e dell’Europa in genere, e favorire lo sviluppo di un’agricoltura concretamente multifunzionale ovvero che, ad integrazione della produzione di alimenti, vengano attivate filiere per la produzione di energia e/o per la protezione e la tutela ambientale, utilizzando a fini produttivi gli scarti agricoli, i residui dell’industria agroalimentare, i reflui agro-zootecnici ecc”. Secondo il Piano, attualmente l’accesso alle tecnologie di efficienza energetica e alle fonti di energia rinnovabile in ambito agricolo è ostacolato da una serie di barriere, quali iter autorizzativi eccessivamente complessi, normative di interpretazione non univoca, ma anche da una scarsa informazione su queste tecnologie e sui benefici conseguibili dalla loro integrazione nel sistema agroalimentare. Ci sono, naturalmente, anche difficoltà di accesso al credito e scarsa disponibilità finanziaria per gli investimenti nei progetti.
Dunque “occorre attivare in Italia un programma di iniziative per stimolare e realizzare azioni volte a promuovere l’efficienza, il risparmio, l’autoproduzione e la rinnovabilità dell’energia impiegata nelle aziende agricole. Questo impegno, oltre a contribuire positivamente al bilancio energetico e ambientale dell’intero sistema produttivo nazionale, determinerebbe una riduzione dei costi dell’impresa agricola e, quindi, una maggiore competitività delle commodities del settore”, si legge nel Piano. Che privilegia nettamente un’opzione, quella della filiera corta: “Vista anche la progressiva decrescita degli incentivi alla produzione di energia, la bioenergia deve orientarsi sempre più verso il recupero e la valorizzazione degli scarti e residui colturali, zootecnici e della lavorazione dei prodotti agroalimentari. Tale scelta, insieme alla ricerca di opzioni tecnologiche di conversione a basso costo, consentirà al settore di muoversi verso la grid parity. Va peraltro sempre privilegiata, ove tecnicamente fattibile, la produzione di biometano da destinare ai trasporti”.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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