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L’economia dell’efficienza

Il quadro economico e tecnologico dell'efficienza sembra essere favorevole e consente ritorni degli investimenti alti. Ma i problemi non mancano

Scritto da il 22 marzo 2013 alle 8:30 | 0 commenti

L’economia dell’efficienza

Che l’efficienza energetica sia uno dei settori con più prospettive di mercato è noto e sono poche le proiezioni economiche che affermino il contrario. Il problema di fondo è se si tratti di un wishful thinking (illusione ottimistica irrealizzabile), come dicono gli anglosassoni, oppure una concreta realtà di sviluppo.

Analisti e parecchie associazioni di categoria, tra le quali l’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) sembrerebbero optare per la seconda ipotesi, consci anche del fatto che le attività tipiche di sviluppo dell’edilizia sono destinate a ridursi sempre di più a causa di una saturazione di mercato per l’edilizia privata e al blocco della spesa pubblica per quanto riguarda grandi opere e infrastrutture.

Quindi ristrutturazione urbanistica ed energetica in edilizia come nuovo Eldorado? É probabile, ma i problemi non mancano ed è bene analizzare a fondo lo scenario. Il patrimonio immobiliare italiano vale circa 6.335 miliardi di Euro, circa quattro volte il Pil complessivo, con un 87% – circa 5.623 miliardi di Euro – che è posseduto da persone fisiche e che è a sua volta destinato per il 36% alla prima abitazione, mentre per il 23% sono pertinenze. Si tratta di un quadro nel quale la proprietà edilizia è estremamente frammentata e dove il nuovo costruito pesa al massimo per un 2% su tutto il patrimonio edilizio.

Già questi macrodati sono di supporto a ciò che ha reso noto l’Enea con la presentazione del proprio Rapporto annuale sull’efficienza energetica 2011, presentato a Roma lo scorso dicembre 2012. I consumi energetici per abitazione in Italia osservati tra l’anno 2000 e il 2010, infatti, hanno segnato una diminuzione dell’8,3% – con un’inversione di tendenza negli ultimi anni – parecchi punti percentuali al di sotto di Francia, Germania e Inghilterra e comunque della media dell’Europa a 27 – compresi quindi i paesi dell’Est – che è stata, nello stesso periodo del 15,5%, quasi il doppio. Si può quindi parlare di una doppia velocità dell’efficienza energetica tra Italia ed Europa, che non è stata colmata nonostante il volano degli incentivi fiscali del 55% e il maggior costo dell’energia che dovrebbe essere una leva potente per gli interventi d’efficientamento energetico degli immobili.

E le cose vanno peggio nel comparto degli immobili non residenziali, dove tra il 2000 e 2010 si sono registrati aumenti medi del 3,4% ogni anno, con un trend in salita costante dal 1995. Già solo questi dati, e il loro differenziale rispetto alla media europea, indicano l’esistenza di un potenziale risparmio di notevoli dimensioni che a regime si può stimare a regime in due Mtep per il residenziale e a 3,78 Mtep per il terziario, ogni anno: semplicemente allineandosi alla media europea.

Tradotto in cifre questi due valori consentirebbero di risparmiare due miliardi l’anno sulla bolletta energetica, ossia 40 miliardi su un arco temporale di venti anni. Considerando un tempo medio di break even sugli interventi di sette anni, la cifra a disposizione per gli interventi d’efficientamento, in una prospettiva in difetto di allineamento all’Europa, sarebbe di 14 miliardi di Euro e il tasso di ritorno dell’investimento, al lordo degli stessi, sarebbe quindi di circa il doppio rispetto al corrispettivo del Btp ventennale odierno, senza contare i benefici per il sistema Paese e il fatto che alcuni interventi d’efficientamento edilizio, come quelli sull’isolamento, per esempio il cappotto termico, hanno una durata, e quindi un rendimento, che va oltre i venti anni.

E si tratta di un tasso che non può essere che in crescita visto che è legato al prezzo dell’energia, il quale è destinato nei prossimi decenni a crescere e non certo a diminuire. Sul fonte delle tecnologie e dei materiali per l’efficienza, inoltre, le prospettive sono di una diminuzione progressiva dei costi reali, legati alle maggiori economie di scala e all”ottimizzazione dei processi produttivi che lo sviluppo del mercato potrebbe produrre. In definitiva il quadro relativo all’efficienza sembrerebbe promettente, ciò che manca sono una serie di meccanismi flessibili e variegati sul fronte del credito che consentano sia alle famiglie, sia alle imprese di investire in un periodo di crisi.


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L'autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.


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