Il nuovo percorso del riciclo: da auto a casa

Dal bene mobile a quello immobile. Sembra questa la parabola della città dell’auto statunitense per eccellenza: Detroit. Nella, ex, capitale dell’auto a stelle e strisce, infatti, si sta pensando di riciclare la componentistica delle auto per l’edilizia destinata alle classi sociali a basso reddito. La crisi dell’auto, infatti, ha fatto sprofondare la città in una decadenza di gradi proporzioni con un calo degli abitanti di oltre il 50% rispetto agli anni cinquanta. In questo quadro la casa automobilistica General Motors e l’associazione no profit Michigan Urban Farming Initiative hanno creato un progetto pilota per la realizzazione di abitazioni per il ceto medio-basso che utilizza come materia prima/seconda materiali ottenuti dalla rottamazione e dal riciclo delle autovetture, per un 85% di quelli necessari. L’iniziativa, si tratta di case container, è inquadrata nell’attività di Michigan Urban Farming Initiative che promuove la conversione- e il recupero – delle aree dismesse, e a Detroit sono molte, in agricole per aumentare la sostenibilità ambientale e sociale della città, al fine di favorire anche una nuova rinascita economica del tessuto urbano.

L’idea è quella di recuperare lotti di terreno dismesso all’agricoltura e di dotarne ognuno di una casa indipendente, realizzata con i materiali di scarto dell’industria dell’automobile, coinvolgendo General Motors che aiuterà nella realizzazione dei moduli abitativi di 32 metri quadri ognuno donando alla Michigan urban farming initiative anche altro materiale oltre a quello derivato dal riciclo, come i contenitori delle batterie dell’auto Chevrolet Volt, i pannelli insonorizzati montati su di diversi modelli della casa automobilistica, i piccoli contenitori metallici appartenenti alle linee di produzione, gli armadietti degli spogliatoi, il compensato delle casse per le spedizioni, il legname dei pallet.

«La casa realizzata con il container offrirà 320 piedi quadrati (30 metri quadri. N.d.R.) di spazio vivibile, diviso in due camere, un cucina e un bagno e sarà testa da uno studente per il periodo di un anno. – si legge in una nota della Michigan urban farming initiative – Il quale oltre ad abitare nella casa gestirà il lotto agricolo, facendo anche ricerche sull’agricoltura urbana».

Una volta superata la fase di test, l’intenzione dell’associazione è quella di sviluppare il progetto su scala più ampia utilizzandolo come strategia di rigenerazione urbana a costi competitivi creando uno spazio funzionale vivibile in alternativa alla demolizione delle piccole unità abitative abbandonate che è più costosa e dai risultati più incerti dal punto di vista del recupero del suolo. Il tutto con un occhio alla sostenibilità sociale e ambientale.