Opinioni
Efficienza energetica: scienza e politica a confronto
L'opinione di Luca Mercalli e di Gianni Girotto del M5S sullo slittamento degli obblighi per efficienza e rinnovabili nelle nuove abitazioni
Ecologia e politica non sono ne categorie astratte, ne aspetti distinti della vita pubblica. Prova ne è il recente provvedimento che ha “fatto slittare” gli obblighi sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica negli edifici di un anno (ne abbiamo parlato qui facendo anche delle stime sui costi del provvedimento per le famiglie) provocando danni “permanenti” sia all’ambiente, sia alle tasche dei cittadini. Abbiamo voluto sentire su ciò il parere di entrambe le parti: il climatologo Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana, autore del bestseller “Prepariamoci” e il senatore del Movimento 5 Stelle Gianni Pietro Girotto.
Mercalli, usare meno energia nelle abitazioni è un lusso che di fronte alla crisi non ci si può permettere?
«Non è così. Anzi è il contrario. L’extracosto, si badi bene di costruzione, di una casa passiva rispetto una tradizionale è al massimo del 10%. Parliamo quindi di 100 euro per ogni metro quadro visto che i costi di realizzazione degli immobili sono di circa 1.000 euro per metro quadro. Una casa di100 metri quadri quindi ha un extracosto di 10.000 euro, cifra che si ammortizza al massimo in 10 anni. Dopo di che si risparmia, per sempre! La crisi greca è un ottimo specchio della nostra fragilità: semplicemente i greci restano al freddo perché non hanno più capacità di pagare gas e gasolio».
Dovrebbe esserci la corsa a queste tecniche ma non è così. Come mai?
«Da un lato c’è forse poca informazione, mentre dall’altro la popolazione bada più ad aspetti “futili” dell’abitare. Vedo spesso case con ceramiche “firmate” che costano molto di più dei pannelli solari termici. É ora di cambiare le priorità, prepararsi a un’epoca nella quale l’energia sarà sempre più scarsa e cara e i cambiamenti climatici più violenti. Se non si fa ciò l’alternativa è una sola: una bolletta insostenibile per molte tasche e il peggioramento della qualità dell’aria e del clima».
Una visione un poco catastrofica, ma le alternative quali sono?
«Altro che catastrofismo, un’etichetta banale per non occuparsi razionalmente del problema. Non bisogna andare molto distanti per trovare degli esempi d’avanguardia. Nel Vorarlberg, una regione dell’Austria che è diventata la più efficiente d’Europa si realizzano solo case passive a energia rinnovabile, mentre in Svizzera, paese ricco e moderno che avrebbe tutte le possibilità di “sprecare” si sta facendo di tutto per ridurre i consumi residenziali applicando lo standard Minergie. Per non parlare di ciò che succede in Trentino Alto Adige che è Italia, con lo standard CasaClima. Se vogliamo abbiamo tutti gli strumenti per prepararci alla nuova transizione energetica, tenendo anche conto che le rinnovabili in Italia hanno un buon 20% in più di rendimento grazie al maggior soleggiamento».
Ma non è che è un poco nostalgico dei “bei tempi andati”?
«Direi di no e l’ho sperimentato su me stesso. La mia abitazione è una casa rurale del 1880 che è stata riqualificata dal punto di vista energetico abbattendo consumi, costi ed emissioni dell’80%, e arrivando alla completa autonomia sul fronte dell’acqua calda sanitaria e dell’elettricità, ricarica dell’auto elettrica compresa. A parità di comfort sia chiaro, anzi, con ulteriori migliorie. Queste non sono nostalgie, ma capacità di guardare avanti sfruttando il meglio delle innovazioni tecnologiche oggi a disposizione e tra l’altro creando nuove posizioni professionali».
Per terminare qual è il problema dell’Italia?
«In primo luogo è un paese dove non si fa squadra, dove ogni soggetto è “isolato”, non c’è una visione del futuro basata su obiettivi prioritari condivisi, e poi ci sono delle servitù verso i potentati energetici, come sta succedendo anche a Bruxelles. Siamo un paese che ama rimanere nel torbido, con normative che assecondano tutto e il contrario di tutto: ci sono comuni virtuosi che agevolano in ogni modo l’introduzione delle rinnovabili, altri attigui che la ostacolano. I cittadini sono disorientati».
Girotto, slitta un provvedimento che era a costo zero per il Governo. Cosa dobbiamo pensare?
«Ritengo l’episodio un nuovo colpo di mano alle fonti rinnovabili. In questo caso, oltretutto, non si tratta di incentivi, ma di un obbligo che avrebbe permesso di implementare meglio il concetto di autoconsumo energetico degli edifici, contribuendo alla riduzione dei consumi energetici, all’emissioni, ma sopratutto a stimolare la domanda interna e la ripresa economica favorendo il settore della green economy. Sicuramente, l’approvazione di questo emendamento, che ha visto contrari solo noi del M5S e Sel, contribuisce a minare sia il dibattito sul clima e sia gli obiettivi, già blandi, dell’Europa al 2030. Su questo tema il Governo deve rispondere al più presto per chiarire la sua posizione».
Rinnovabili cosa sta accadendo secondo voi?
«Bisogna parlare con chiarezza. In Italia e anche in Europa si sta configurando un blocco di potere quale quello rappresentato delle aziende coinvolte nella produzione fossile e da una certa politica legata a queste metodologie che si stanno riorganizzando dopo essere stati presi in contropiede dalle rinnovabili. Dieci anni fa nessuno degli energetici credeva a una simile penetrazione delle rinnovabili e per questo le hanno lasciate crescere. Le consideravano comunque residuali, insomma un giocattolo da lasciare all’opinione pubblica più ecologista. E invece ecco che oggi le rinnovabili sono diventate in pochi anni un pezzo importante del panorama energetico e mettono in crisi un business consolidato da mezzo secolo come quello fossile. E ora che il cambiamento energetico sta avvenendo dal basso le grandi aziende dell’energia fossile si sono attrezzate per fermarlo questo cambiamento e sotto tiro ora c’è l’efficienza energetica».
Ossia, può essere più preciso?
«Si certo. Chi produce e vende energia a caro prezzo non può sopportare che si diffondano tecnologie mature come quelle che consentono alle case di abbattere i consumi fino all’80%, di utilizzare meno carburante con la mobilità sostenibile e di realizzare beni e servizi con energia rinnovabile che, come nel caso del fotovoltaico, ha i soli costi d’impianto e non di “combustibile”. Tutto ciò è alla radice anche del fatto che al Commissione europea non ha definito, guarda caso, gli obiettivi per l’efficienza energetica, metodologia che Bruxelles solo pochi anni fa ha definito un “enorme gigante dormiente” sottolineandone l’importanza e le potenzialità ancora inespresse».
Nello specifico perchè accanirsi sull’incremento dell’obbligo d’applicazione di rinnovabili ed efficienza?
«È chiaro che qualcuno ha detto basta. Il 20% di diminuzione dei consumi, badate bene solo nelle nuove abitazioni che non arrivano all’1% di tutto il patrimonio immobiliare italiano, è sufficiente e non bisogna andare oltre. È stato un provvedimento oltretutto “truffaldino” che ha voluto lanciare un brutto segnale al paese. Ossia si è detto alla parte più arretrata della nazione e dell’industria che è possibile andare indietro, che gli obblighi per l’ambiente sono negoziabili anche dopo che li si è approvati. È una brutta pagina e mi aspetto una presa di posizione netta da parte di quelle imprese che stanno facendo sforzi enormi, e sono moltissime, per tirare fuori il paese dalla crisi mediante la green economy e la relativa creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro e nuove figure professionali».
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L'autore
Sergio Ferraris
Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.
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silvio
scrive il 06 febbraio 2014 alle ore 14:07
con questi politici meglio andare allestero