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Politiche

Efficienza negli edifici: i ritardi della politica costano

Con un colpo di mano il Senato fa slittare di un anno l'aumento degli obblighi per efficienza e rinnovabili

Scritto da il 30 gennaio 2014 alle 2:36 | 2 Commenti

Efficienza negli edifici: i ritardi della politica costano

Mentre invidiamo la capacità di pianificare politiche di altri Paesi ecco che smontiamo quel poco di road map che riusciamo fare in materia d’energia. Il Senato, infatti, ha votato a maggioranza, unici contrari Sel e M5s, lo slittamento di dodici mesi dell’aumento degli obblighi di copertura dei consumi energetici negli edifici nuovi e sottoposti a ristrutturazione rilevante tramite efficienza energetica e con il ricorso alle fonti rinnovabili. Nello specifico si tratta di immobili che sono già soggetti a una copertura in tal senso per il 20% dal 31 maggio del 2012 e che avrebbero dovuto passare al 35% il 1 gennaio 2014. Tutto rinviato, grazie un emendamento della Lega Nord al Decreto legge 30 dicembre 2013 numero 150, noto come Milleproroghe, al 1 gennaio 2015. Per tutto il 2014 quindi l’obbligo rimane al 20% obiettivo che, è bene ricordarlo, era propedeutico al raggiungimento degli obiettivi 20-20-20 al 2020 fissati dal Decreto legge 28/11 che recepisce la direttiva europea 2009/28/CE.

Si tratta di una classica manovra da “furbetti” che si vorrebbe far passare “inosservata” agli occhi della Commissione Europea poichè difficilmente lo spostamento di un solo anno produrrà una procedura d’infrazione a causa dell’inerzia di Bruxelles. Lo slittamento, infatti, mantiene per questo anno il 20% mentre la percentuale finale che è del 50% scatta il 1 gennaio 2017 come in origine e quindi per la Comunità europea il saldo finale dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, rimanere invariato.

«Personalmente ritengo l’episodio un nuovo colpo di mano alle fonti rinnovabili. – commenta il senatore Gianni Girotto, Capogruppo M5S in X Commissione Industria, Commercio, Turismo, Energia – In questo caso non si tratta di incentivi, ma di un obbligo che avrebbe permesso di implementare meglio il concetto di autoconsumo energetico degli edifici, contribuendo alla riduzione dei consumi energetici, all’emissioni, ma sopratutto a stimolare la domanda interna e la ripresa economica favorendo il settore della green economy. Sicuramente, l’approvazione di questo emendamento, che vede la contrarietà del M5S, contribuisce a minare il dibattito sul clima e gli obiettivi europei al2030 in cui il Governo deve rispondere al più presto per chiarire la sua posizione».

Insomma si tratta della classica azione di lobby parlamentare probabilmente voluta dai settori dell’edilizia più arretrati per i quali il “risparmio” di pochi euro a metro quadro sui costi di costruzione rappresenta ancora oggi un “vantaggio” monetario irrinunciabile, mentre sono due gli aspetti che dovrebbero interessare il governo. Il primo è rappresentato dalla diminuzione del mercato interno, già in crisi, per le aziende che producono materiali e sistemi per le rinnovabili e l’efficienza che vedono così “liquefarsi” uno dei pochi atti di politica industriale, realizzato tramite la pianificazione per obiettivi, nel nostro Paese. Mentre il secondo è quello del danno per i cittadini sia in termini d’inquinamento, sia sotto al profilo monetario. Un 15% di emissioni e consumi in più, infatti, hanno un certo peso specialmente se ragioniamo su un arco temporale lungo.

«Con un colpo di mano il Senato ha prorogato di un anno le scadenze previste dal Decreto 28, aumentando le difficoltá per il settore delle rinnovabili, giá tartassato in molti modi, e contraddicendo l’impegno verso l’Europa, assunto con il recepimento della Direttiva europea 27/2012», afferma il Coordinamento Free, Fonti rinnovabili ed efficienza energetica, che raggruppa 35 associazioni del settore.

Vediamo i numeri. Il provvedimento norma i consumi per la climatizzazione estiva, invernale, il calore per la produzione di acqua calda sanitaria e l’elettricità. I consumi energetici di un’abitazione nuova in Classe B di 100 metri quadri oggi si possono quantificare, comprendendo anche l’obbligo del 20% di rinnovabili ed efficienza vigente oggi, a circa 1.000 euro l’anno. L’applicazione della norma avrebbe portato, con la percentuale del 35%, i costi a 780 euro, un risparmio di 220 euro l”anno. Somma che se si proietta sui trenta anni di utilizzo medio di un’abitazione da parte della stessa famiglia diventa di 6.600 euro che sono letteralmente buttati, dalla finestra. Per non parlare della CO2 emessa in più,515 kg l’anno che diventano 15 tonnellate in 30 anni. Questi i costi ambientali ed economici di una proroga verso i “soliti noti” di soli dodici mesi.


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L'autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.


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