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Tekneco #11 – Sicurezza

A prova di sisma

Per proteggersi dal rischio terremoto, che in Italia è concreto, occorre partire da una conoscenza del territorio che sia approfondita. E che parte dal sottosuolo

Scritto da il 04 giugno 2013 alle 8:30 | 0 commenti

A prova di sisma

«La sicurezza dipende soprattutto dalla casa in cui abitate. Se è costruita in modo da resistere al terremoto, non subirà gravi danni e vi proteggerà. Ovunque siate in quel momento, è molto importante mantenere la calma». Così prescrive il dipartimento di Protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Tuttavia riesce difficile “mantenere la calma” in Italia che, rispetto al resto dei Paesi del Mediterraneo, «è considerata a sismicità medio-alta: in media ogni 100 anni si verificano più di 100 terremoti di magnitudo compresa tra 5,0 e 6,0 e dai 5 ai 10 terremoti di magnitudo superiore a 6,0», come segnala il rapporto Ance-Cresme sullo stato del territorio italiano.

Sempre da quel rapporto si evidenziava che le aree a elevato rischio sismico sono pari al 44% della superficie italiana (131mila kmq) e riguardano il 36% dei comuni (2.893 unità): sono aree dove vivono 21,8 milioni di persone, ossia più di un italiano su tre (precisamente il 36% della popolazione), e si trovano circa 5,5 milioni di edifici tra residenziali e non residenziali. Non solo: considerando che il 60% degli edifici è stato costruito prima del 1971 (pari a 7 milioni di edifici), ossia prima dell’entrata in vigore delle prime norme antisismiche nel 1974, la situazione non è certo tranquillizzante.

Occorre considerare poi che parecchi edifici pur costruiti dopo la prima norma antisismica «potrebbero non essere conformi alla attuale normativa sismica poiché in questi anni la mappa della pericolosità sismica è stata modificata più volte» sottolinea il rapporto Ance-Cresme.

Gli eventi sismici più gravi hanno provocato morte e distruzione ma hanno anche avuto un costo pesante in termini economici. La stessa Associazione nazionale costruttori edili ha fatto i conti: il costo complessivo dei danni provocati in Italia da terremoti, oltre che da frane e alluvioni, dal 1944 al 2012, è pari a 242,5 miliardi di euro, circa 3,5 miliardi all’anno. I terremoti sono la voce più sensibile dato che pesano per il 75% del totale. «Solo dal 2010 a oggi si stimano costi per 20,5 miliardi (l’8% del totale), considerando i 13,3 miliardi quantificati per il terremoto in Emilia Romagna», evidenzia l’Ance.

Questo lo scenario, che può essere cambiato radicalmente. Come? Mettendo in sicurezza le costruzioni esistenti oltre che realizzando in modo sicuro quelle nuove.

Per quanto riguarda le nuove costruzioni, le Norme tecniche per le costruzioni (DM 14 gennaio 2008) segnalano parametri, criteri e valutazioni da tener conto nella progettazione degli stabili, che siano di calcestruzzo e/o acciaio, legno o di muratura.

Ma è possibile realizzare (o mettere in sicurezza) case e stabili “a prova di sisma”? E se sì quali sono gli aspetti da considerare?

Studiare il sottosuolo, innanzitutto

Il primo passo necessario per contare su edifici sicuri parte dal conoscere il territorio fin dal suo sottosuolo. Ne è convinto Ennio Nonni, architetto e urbanista, dirigente del settore Territorio del Comune di Faenza (Ravenna) che allarga anche la visione della conoscenza un po’ più in là di quanto di solito si faccia: «occorre fare pianificazione sul tessuto urbanistico prima ancora che sul singolo edificio». Non è solo un concetto teorico ma l’esperienza pratica fatta proprio a Faenza, capofila di un progetto che coinvolge sei Comuni per la redazione di un Piano strutturale comunale (PSC) associato.

Un progetto innovativo, dato che è la prima volta in cui si può contare su analisi approfondite sulla pericolosità sismica locale a scala territoriale, con l’elaborazione della micro zonazione sismica di 2° livello, approvata dai Comuni nella primavera del 2010. Ma la prima vera innovazione riguarda l’estensione di tali indagini nei territori dell’ambito faentino (pari a circa 600 kmq e contando approssimativamente 90.000 abitanti), condotta in parallelo alla progettazione del PSC.

È lo stesso architetto e urbanista a spiegarcelo: «Per fornire più dettagliate informazioni su come un sisma si propaga e si amplifica in superficie nelle zone urbane ed urbanizzabili è stata condotta una campagna di sondaggi geologici e di misure geofisiche finalizzata alla redazione di una mappatura di microzonazione tesa ad individuare il fattore di amplificazione sismica dei terreni superficiali, da cui sovente derivano i maggiori rischi in caso di terremoto. Una mappa che diventerà sempre più precisa di anno in anno per la obbligatorietà di realizzare misure geofisiche in profondità in ogni occasione di trasformazione dei suoli». La prima “cavia” di questi studi è stata proprio la piazza monumentale di Faenza, dove è stato fatto il primo carotaggio, a 30 metri di profondità.

Un gesto simbolico per uno scopo importante: «instillare nelle persone la consapevolezza che prima di ogni altra cosa c’è il tema della sicurezza – spiega Nonni –. La pianificazione di un comune è importantissima perché parla alla gente. L’idea nostra è quella di partire dalla pianificazione di un comune partendo dallo spiegare cosa succede nel caso in cui avvenga un sisma: e questo non per ingenerare paure ma per fornire degli strumenti di conoscenza».

Passi necessari? « Sono tre: il primo è la microzonazione sismica, per conoscere cosa c’è nel sottosuolo, facendo delle prospezioni in profondità e simulando un terremoto sotterraneo. Queste prove consentono di dire come sono i terreni sottostanti e come si comportano nel caso di evento sismico. Fatto questo si procede alla realizzazione di una mappa della microzonazione. Il secondo lavoro è capire come sono gli edifici, le loro caratteristiche e il loro grado di vulnerabilità sismica. C’è poi da studiare dove si distribuisce la popolazione del centro urbano. Dall’incrocio di questi elementi possiamo immaginare delle situazioni più o meno rischiose nel caso in cui avvenga un evento sismico. Non è un dato scientifico ma probabilistico, ma è già un primo dato conoscitivo».

La parola ai geologi

Sull’importanza di un’adeguata conoscenza del sottosuolo prima di costruire entrano in gioco i geologi. Come spiega Maria Teresa Fagioli, presidente dell’Ordine dei Geologi della Toscana, «al geologo tocca il compito di caratterizzare il terreno con sondaggi geotecnici e comprendere la fattibilità della realizzazione, oppure far comprendere i criteri di progettazione da seguire, avendo nozioni sia di risposta sismica sia di questioni a carattere idrogeologico». Le tecniche utilizzate? «Si fanno sondaggi o si adotta la spettrometria, o tecniche di geofisica, che ci indicano delle caratteristiche fisiche del terreno da cui possiamo poi risalire a parametri utili o tecniche di fisica. Sono poi entrate anche tecnologie come il software GIS».

I criteri

Classificazione sismica

Ecco l’elenco dei comuni e relativa classificazione sismica indicati nell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n°3274/03, aggiornato con le comunicazioni delle regioni (fonte: Protezione civile):
Zona 1 È la zona più pericolosa, dove possono verificarsi forti terremoti. Comprende 725 comuni.
Zona 2 Nei comuni inseriti in questa zona possono verificarsi terremoti abbastanza forti. Comprende 2.344 comuni
Zona 3 I comuni inseriti in questa zona possono essere soggetti a scuotimenti modesti. Comprende 1.544 comuni.
Zona 4 È la meno pericolosa. Nei comuni inseriti in questa zona le possibilità di danni sismici sono basse. Comprende 3.488 comuni.

Con le norme tecniche per le costruzioni del 2008, alle zone sismiche è stata sostituita una definizione puntuale della pericolosità sismica, attraverso la quale è possibile definire l’azione sismica attesa per ogni sito, in funzione della probabilità di superamento della vita nominale della costruzione e delle caratteristiche del terreno.

 

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L'autore

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.


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