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Sport a impatto zero: gli impianti sostenibili

Cresce il numero di stadi e strutture sportive realizzate con criteri di sostenibilità e in grado di autoprodurre energia. Anche in Italia

Scritto da il 14 febbraio 2011 alle 9:00 | 0 commenti

Sport a impatto zero: gli impianti sostenibili

Sport e ambiente costituiscono un binomio brillante e vincente. Non sempre, tuttavia, gli impianti sportivi sono concepiti secondo criteri di sostenibilità e a volta si assiste alla realizzazione di mostri dall’impatto devastante, talvolta costruiti per assecondare altri obiettivi, non sempre limpidi. Negli ultimi tempi, però, si moltiplicano nel mondo esempi interessanti di strutture pensate non solo per vivere in armonia nel contesto in cui si trovano, ma anche per offrire un valore aggiunto per la collettività.

Non è ancora realtà, ma è già stato definito il primo stadio del mondo a impatto zero: lo stadio Lincoln Financial Field di Filadelfia (Pennsylvania, USA), oggetto di una radicale ristrutturazione all’insegna dell’eco-compatibilità, si prepara ad assumere – dal prossimo settembre – un ruolo molto più importante di quello usualmente svolto da un impianto che accoglie una competizione sportiva e il pubblico che vi assiste: oltre a produrre autonomamente energia per il proprio fabbisogno, infatti, la venderà alla città.

La società energetica Solar Blue, partner della società sportiva dei Philadelphia Eagles nel progetto che prevede il riconcepimento dello stadio con un investimento pari a 30 milioni di dollari, per l’energia ha adottato varie soluzioni: il 75% sarà ottenuto da un impianto di co-generazione da 7,6 MW a biodiesel e gas naturale, mentre il 25% sarà assicurato dai 2.500 pannelli fotovoltaici installati sulle facciate e dalle 80 turbine eoliche ad asse verticale, alte 6,10 metri con pale a spirale, poste sulla copertura. Si stima che l’impianto, per i prossimi vent’anni, possa essere in grado di produrre 1.039 miliardi di kWh e che l’energia rinnovabile ottenuta annualmente possa consentire – oltre ad un risparmio di 60 milioni di dollari nella bolletta - un abbattimento considerevole delle emissioni di CO2 (l’equivalente di quelle generate da oltre 40.000 automobili in circolazione). Dal momento che la produzione di energia supera il fabbisogno dell’impianto, potrà essere venduta alla città, affinché la popolazione possa beneficiarne.

Nell’ottica della sostenibilità, oltre a questa iniziativa privata nata oltreoceano per volere di un’organizzazione privata, non mancano programmi istituzionali che riguardano anche il Vecchio Continente: in Europa ha preso il via il progetto di ricerca SPORTE2, che si prefigge l’obiettivo primario di equilibrare le esigenze delle società di gestione degli impianti sportivi e delle aziende che forniscono energia, attraverso un processo di miglioramento dei flussi energetici legati a generazione, scambio con la rete elettrica e consumi.

Sono circa 1,5 milioni gli immobili e gli edifici che appartengono al mondo dello sport europeo. Tutti insieme generano il 10% dei consumi di energia generati dal settore delle costruzioni e rappresentano l’8% dell’intero patrimonio edilizio. Sono numeri rilevanti e per questo motivo l’Unione Europea partecipa al finanziamento di questo progetto triennale che prevede l’adozione di un sistema intelligente di gestione degli edifici per mantenere sempre monitorato il quadro energetico con sistemi di controllo validi sia per strutture già esistenti che di nuova costruzione.

Alcune attività di ricerca si svolgeranno presso il KUBIK di Tecnalia, un edificio sperimentale eretto a Extebari (Spagna) nel Bizkaia Technology Park, in cui si utilizzerà un sistema intelligente per gestire acqua calda, riscaldamento, ventilazione, aerazione e tutte le attività relative alla gestione dell’energia. Dal confronto delle rilevazioni ottenute dalla sperimentazione con i dati energetici standard legati all’impiego di sistemi convenzionali, si prevede di ottenere informazioni utili per ottimizzare i consumi energetici e creare un modello di business sostenibile e rispondente alle esigenze di utilities e gestori di impianti.

Chi segue il calcio sa che i campionati mondiali del 2022 saranno organizzati dal Qatar. Non tutti gli appassionati sanno, però, che il Paese si è imposto una ristrutturazione globale dei propri impianti sportivi: i dodici stadi esistenti verranno riconfigurati, sulla scia dello stadio di Filadelfia, con l’obiettivo di diventare carbon-neutral. Dato il clima e il periodo in cui si terrà il torneo, si è pensato di dare a calciatori e spettatori l’opportunità di non subirne le conseguenze e per questo i campi da gioco saranno dotati di poderosi impianti di condizionamento per portare la temperatura media al valore di 27 gradi centigradi. Per il proprio funzionamento attingeranno energia dagli impianti fotovoltaici che, in caso di inattività dello stadio, produrranno energia che potrà essere convogliata nella rete.

Mantenere fresco un ambiente con una simile volumetria comporta comunque un consumo di energia enorme, per il quale i pannelli fotovoltaici previsti non saranno mai sufficienti. Ma esiste un altro possibile impiego degli impianti solari, quello di produrre freddo proprio grazie al calore del sole possibile grazie alla tecnologia Solar cooling: l’energia solare termica attiva un ciclo termodinamico per produrre acqua refrigerata o per trattare l’aria da condizionare, in una dinamica in cui l’energia elettrica consumata deriva unicamente dal funzionamento delle pompe e delle centraline di controllo.

I dodici stadi che accoglieranno le partite del campionato sono stati previsti con una capienza tra i 40.000 e i 50.000 spettatori. La modularità delle costruzioni consentirà di ridimensionarli per portarli a una capienza più consona a manifestazioni di carattere nazionali, ossia tra i 20.000 e i 25.000 spetatori e le parti di impianto rimosse perché non più necessarie saranno donate a Paesi in via di sviluppo.

Anche in Italia l’argomento della sostenibilità negli impianti sportivi non è sconosciuto e sono molte le società sportive che si sono assunte l’impegno di dotarsi di strutture compatibili con l’ambiente. Fra le più importanti, spiccano UdineseJuventus: il progetto del Nuovo Friuli, il cui completamento è previsto per il prossimo anno, prevede una struttura realizzata in materiale polimerico riciclabile al 100%, l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, raccolta dell’acqua piovana, soluzioni innovative per il controllo dell’irraggiamento solare e della ventilazione naturale, nonché una centrale di “trigenerazione” in grado di sfruttare l’energia termica utilizzando olio vegetale. A Torino, invece, si è proceduto al demontaggio dello stadio Delle Alpi con un’operazione che ha permesso di riutilizzare i materiali del vecchio impianto nel cantiere del nuovo stadio, che prevede l’allacciamento alla rete diteleriscaldamento (per produrre acqua calda, riscaldare gli ambienti e il terreno di gioco), l’installazione di impianti solari termici (per scaldare acqua sanitaria per gli spogliatoi e le cucine dei ristoranti) e pannelli fotovoltaici (per l’energia elettrica di tutta la struttura) e, come per Udine, è stato previsto un sistema di raccolta delle acque meteoriche per l’irrigazione del terreno di gioco.


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L'autore

Dario Bonacina

Tecnico informatico, è collaboratore di alcune aziende industriali e si interessa di Internet e di tecnologia, con riguardo al loro impatto a livello economico e sociale, nonché di comunicazione e telecomunicazioni. E' autore di servizi e articoli per varie testate, emittenti radiofoniche e siti di informazione tecnologica.


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