Ecosostenibilità
Tornano le buste di plastica. Anzi no
Non si placa la polemica sui bioshopper in plastica ecologica che l’Italia ha reso obbligatori, ma l'industria delle vecchie plastiche fa resistenza
Continua l’odissea delle buste in bioplastica. Per una volta l’Italia sembrava all’avanguardia, avendo vietato definitivamente l’uso di plastiche non riciclabili per le sporte della spesa, ma l’industria delle plastiche tradizionali non ne ha voluto sapere ed ha chiesto l’intervento di Bruxelles.
La vendita di buste monouso (che in gergo ormai si chiamano “shopper”) non biodegradabili in Italia è vietata ufficialmente dall’inizio del 2011, anche se la battaglia era cominciata già nel 2007 con un emendamento in finanziaria che ne prevedeva il bando già nel 2010, poi prorogato di un anno.
Nel 2012, poi, si è specificato che sono ammessi alla vendita non solo quelli fatti con polimeri biodegradabili e compostabili ma anche quelli in plastica per così dire tradizionale purché il loro spessore fosse minimo e contenessero comunque una percentuale di plastica riciclata.
E solo con il recente decreto “crescita” del governo si stabiliva che il 1° gennaio del 2013 sarebbero arrivate misure pecuniarie per i trasgressori.
Diciamo che in sei anni i produttori avrebbero potuto avere il tempo di convertire le loro produzioni e, invece, no, hanno preferito fare ricorso al punto che ora la UE ha inviato una lettera di richiamo ufficiale all’Italia per verificare se non siano state violate le norme sugli imballaggi. E solo perché il nostro Paese sarebbe più restrittivo, cioè più virtuoso, di altri.
Per Assoecoplast, in questo modo la Commissione Europea affermerebbe «che non ci si appropria di un mercato per decreto, per di più imponendo un prodotto ancora controverso dal punto di vista ambientale, come la cosiddetta bioplastica compostabile. Si tratta di un provvedimento illiberale che è contrario ai principi sanciti dalla Comunità Europea di libera circolazione delle merci e di libera concorrenza».
Come finirà, dunque?
«Il Decreto Crescita che verrà approvato in Senato – spiega il senatore democratico Francesco Ferrante, responsabile energia e politiche relative ai cambiamenti climatici del Pd e già presidente della Legambiente – metterà fine ai tentativi della lobby delle vecchia industria dei sacchetti di plastica inquinante di continuare a inondare il mercato di prodotti illegali. Se ne facciano una ragione coloro che producono shopper inquinanti spacciandoli per biodegradabili, dal 1 gennaio 2013 scatteranno le sanzioni giustamente previste, a tutela dei cittadini e delle aziende oneste che hanno scelto l’innovazione e l’ecosotenibilità».
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L'autore
Marco Gisotti
Direttore scientifico di Green factor, ha creato e dirige dal 2005 il Master in Comunicazione ambientale del Centro studi CTS con il Dipartimento di scienze della comunicazione della Sapienza di Roma e l’ENEA. È autore, con Tessa Gelisio, di “Guida ai green jobs. Come l’ambiente sta cambiando il mondo del lavoro” (Edizioni ambiente).
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