Riciclo
La nuova vita delle cose
Non è detto che quello che non ci serve o non ci piace più sia un rifiuto. Qualche cifra sul settore del riutilizzo, fiorente anche a causa della crisi
Centinaia di migliaia di tonnellate di beni e oggetti recuperate e sottratte ai rifiuti grazie al lavoro, spesso informale, di circa 80.000 persone impegnate nel commercio ambulante, nelle fiere, nei mercati e mercatini, nei negozi in conto terzi, in cooperative ed enti di solidarietà. È l’Italia del riutilizzo, fotografata nel V Rapporto nazionale sul riutilizzo realizzato dal Centro di ricerca economica e sociale dell’Occhio del riciclone, con il patrocinio del ministero dell’Ambiente.
Il settore dell’usato, spinto ovviamente dalla crisi economica, continua a crescere. Non esistono però misurazioni puntuali che possano dare un’idea oggettiva del fenomeno. Una stima approssimativa compiuta da Doxa per Subito.it indica il volume d’affari dell’usato in 18 miliardi di euro, dei quali quasi la metà sarebbe generato da internet. Secondo gli operatori del settore è una cifra nettamente superiore alla reale entità del fenomeno (stimato dalla Rete Onu – Rete nazionale operatori dell’usato – tra i due e i tre miliardi di euro, escludendo il web). “Non esiste comunque alcun dubbio che il riutilizzo è un fenomeno estremamente importante, non solo in prospettiva ma soprattutto considerando ciò che già esiste – si legge nel rapporto -. La metodologia di Lca (Life Cycle Assessment) sviluppata da Occhio del riciclone con l’aiuto della Mercatino Srl – una rete di negozi di usato in conto vendita, ndr – ha mostrato che i 200 punti vendita affiliati a questo network hanno riutilizzato, solo nel 2013, 22.390 tonnellate di materiali, ossia mediamente 112 tonnellate annue a negozio. Il network ha restituito nel 2013 38 milioni di euro nelle tasche degli italiani (dato che restituisce il 50% di quanto vende ai proprietari originari delle merci). Se si considera che i negozi del network sono 200 e l’universo dei punti vendita conto terzi è stimato tra i 2.000 e i 3.000 negozi, non c’è bisogno di grandi calcoli o ragionamenti per immaginare le dimensioni del fenomeno”. Il riutilizzo di beni altrimenti destinati a concludere anzitempo il proprio ciclo di vita è una forma di prevenzione della produzione di rifiuti. «Esperienze e sperimentazioni sul riutilizzo e la preparazione per il riutilizzo – ha detto Pietro Luppi, direttore del Centro di ricerca dell’Occhio del riciclone – si sono moltiplicate negli ultimi anni in Italia contribuendo a ridurre l’improvvisazione e a elevare la qualità del dibattito». Le potenzialità del mercato dei beni recuperati sono molto grandi (secondo l’Ufficio europeo dell’ambiente potrebbe arrivare a creare 800.000 posti di lavoro nel continente) ma in Italia, secondo l’Occhio del riciclone, sono ancora mortificate dalla mancata emanazione dei decreti attuativi della legge di recepimento delle norme comunitarie.
«Per rendere marginale lo smaltimento dei rifiuti si deve massimizzare il riciclaggio e rendere conveniente anche economicamente la prevenzione dei rifiuti grazie a una vera tariffazione puntuale. Ma è altrettanto importante promuovere tutte le azioni che, grazie alla preparazione al riutilizzo e al riuso, possono permettere di rimettere in circolazione dei beni che con piccoli aggiustamenti possono allungare il loro ciclo di vita e allontanare nel tempo il momento in cui diventeranno rifiuti – ha affermato Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente –. Serve mettere a sistema tutte le esperienze nate in questi anni nel nostro Paese e fare un “pacchetto di mischia” che spinga il legislatore nazionale e regionale a garantire un percorso semplificato a queste attività che da una parte riducono la produzione dei rifiuti e dall’altra alimentano economie sociali».
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L'autore
Stefania Marra
Stefania Marra, giornalista professionista dal 1994, è stata per circa dieci anni caporedattrice della rivista Modus vivendi. Dal 2005 gestisce il modulo pratico di giornalismo al Master di comunicazione ambientale (CTS/Facoltà di Scienze delle comunicazioni Università La Sapienza). Scrive soprattutto di storia sociale dell'alimentazione e di ambiente, settore per il quale ha ricevuto diversi premi giornalistici.
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